Processo

Tre procuratori pubblici per un unico imputato

Alla sbarra un 47.enne che deve rispondere di svariate ipotesi di reato, suddivise in quattro distinti atti d’accusa sommatisi negli anni - Lungo l’elenco: dal furto di biciclette a quello in esercizi pubblici; fino alle minacce proferite nei confronti di una veterinaria e la «fuga» dall’ospedale
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Stefano Lippmann
10.03.2025 19:30

Per l’accusa non vi sono dubbi: alla sbarra c’è una persona che ha ripetutamente violato la legge. Per la difesa, invece, in aula c’era sì un uomo che ha fatto degli errori; ma non tanti quanti descritti negli atti d’accusa. Nel mezzo lui, un cittadino italiano di 47 anni, nato in Svizzera tedesca e residente da anni a Lugano, di professione venditore di automobili. Davanti alla Corte delle assise criminali - presieduta dal giudice Marco Villa - l’uomo ha infatti dovuto rispondere di un lungo elenco di ipotesi di reato, suddivise in tre atti d’accusa e un decreto (contro il quale si è opposto). Lungo, come detto, l’elenco: dalle infrazioni alle norme della circolazione alla guida senza autorizzazione; dal furto al danneggiamento; dall’abuso di un impianto per l’elaborazione dei dati alla ripetuta ricettazione. E poi, ancora: violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari.

Oggi, in aula, a rappresentare l’accusa c’era la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis. Ma due dei quattro atti sono stati firmati dai colleghi Moreno Capella e Daniele Galliano.

Una serie di furti

L’uomo, che si trova in carcere dal settembre dello scorso anno ne avrebbe, appunto, combinate di tutti i colori. Nel gennaio del 2024 a Mendrisio, ad esempio, avrebbe intenzionalmente provocato un incidente andando a collidere con due automobili parcheggiate (una delle quali in suo possesso). Nel novembre del 2023 avrebbe invece danneggiato due giacche di marca alla Manor di Lugano e avrebbe altresì rubato una lattina di birra e dei biscotti. E poi le biciclette elettriche: due, già nel 2017, rubate alla stazione FFS di Lugano. Altre, nel 2024, in altre parti della città. Tornando al 2017 l’uomo si sarebbe pure reso colpevole di furti ai danni di un esercizio pubblico di Bellinzona e di Muralto (prelevando in entrambi i casi denaro contante), mentre nel 2023 di un ristorante a Lugano (refutiva: denaro e pacchetti di sigarette).

E i problemi con l’autorità

Il 47.enne - difeso in aula dall’avvocato Christian Wolff - dacanti alla Corte ha dovuto anche rispondere di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari. Questo per due distinti episodi. Il primo avvenuto a settembre dello scorso anno: presunte minacce proferite nei confronti di una veterinaria dell’Ufficio del veterinario cantonale. «Ti aspetto fuori», «vengo a prenderti a casa» sono alcune delle frasi rivolte alla donna durante un incontro organizzato perché all’uomo era stato sequestrato il cane, un dogo argentino, razza soggetta a specifiche autorizzazioni. Il secondo caso è invece recente ed è avvenuto a gennaio all’ospedale Civico di Lugano. Al nosocomio a causa di problemi di salute manifestatisi in carcere, l’uomo - si legge nell’atto d’accusa - ha approfittato di un momento di distrazione dell’agente presente per lasciare la camera. Una fuga, agli occhi dell’accusa, fermata grazie all’utilizzo di spray di difesa.

«Ho fatto errori»

Durante la requisitoria la procuratrice pubblica, oltre a ripercorrere i fatti, ha menzionati i numerosi precedenti dell’uomo, come pure le sei sanzioni disciplinari comminate nei suoi confronti in carcere. Canonica Alexakis ha menzionato pure le biciclette rubate trovate in suo possesso, le tracce di DNA e le varie riprese delle telecamere di videosorveglianza che collocavano l’uomo nelle zone dove sono stati commessi i reati. «Ha fornito dichiarazioni fantasiose - ha sottolineato l’accusa -, ha ostacolato l’andamento dell’inchiesta», è stato «irrispettoso» e «non ha collaborato». Di fronte al lungo elenco di ipotesi di reato, Canonica Alexakis ha chiesto una pena detentiva di 4 anni (oltre a una multa) e l’espulsione dal territorio elvetico per dieci. La difesa si è invece battuta per il proscioglimento da alcuni capi d’imputazione - vuoi per questioni tecniche, vuoi perché l’imputato ha respinto le accuse - e per una pena massima di 2 anni e mezzo parzialmente sospesa, chiedendo altresì di limitare il periodo in carcere a sei mesi (e nessuna espulsione). «Il mio assistito non si è dimostrato una persona facile - ha spiegato durante l’arringa l’avvocato Wolff -, non ha attirato simpatie». Poi ha richiamato, in particolare, una dichiarazione dell’imputato resa durante uno dei vari interrogatori: «Ho fatto errori, è giusto che paghi. Ma nella giusta misura». La sentenza sarà pronunciata domani pomeriggio.