Trenta mesi all’imprenditore con la Ferrari

Trenta mesi, di cui dieci da scontare. È questa la condanna inflitta a un imprenditore italiano residente in Italia di 52 anni per essersi intascato circa mezzo milione di franchi che non gli spettavano. L’uomo, difeso d’ufficio dall’avvocata Sandra Xavier, è apparso oggi davanti alla Corte delle assise criminali presieduta da Marco Villa; Corte chiamata a ratificare una procedura di rito abbreviato. L’imprenditore è stato condannato per ripetuta amministrazione infedele qualificata, truffa e ripetuta falsità in documenti.
L’uomo aveva diverse società a lui riconducibili con sede soprattutto in Appenzello interno (ma anche a Chiasso) e i reati commessi sono legati alla precaria situazione finanziaria di queste. L’imputazione principale (l’atto d’accusa è stato stilato dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti) è di aver bonificato a suo favore oltre mezzo milione di franchi, poi in gran parte spesi per bisogni personali. Mezzo milione che proveniva da una linea di credito ottenuta mettendo a garanzia il patrimonio di una società azionista, stavolta non a lui riconducibile. Ed è questa società terza che ha di conseguenza subito il danno, a cui dovrà riparare di tasca sua - come ci ha spiegato Marco Masoni, il legale che ne difende gli interessi - dato che l’imprenditore imputato è pressoché nullatenente e ben difficilmente potrà rimborsare il maltolto.
La truffa del bolide
Il reato di truffa è invece riferito al leasing di una Ferrari GTC4 Lusso da parte dell’imprenditore, ottenuto inducendo con l’inganno un’altra società a finanziargli l’acquisto da 370.000 franchi. L’uomo ha avuto tempo di usare il bolide qualche mese, prima che questo venisse recuperato dalla società di finanziamento. Il danno reale, quindi, è tutto sommato limitato.
Quanto al reato di falsità in documenti, l’imprenditore ha in un paio di occasioni allestito false contabilità delle sue aziende. Inoltre capitava che trasmettesse ai clienti estratti conto attestanti il versamento di importi a loro favore, alfine di far credere loro di aver versato quanto dovuto e promesso, facendo poi ricadere la responsabilità del mancato versamento su problemi dell’istituto bancario. Era un sistema per prendere tempo e riuscire effettivamente a pagare i clienti. E in un paio di casi parliamo di dovuti milionari.