L'intervista

Troppe «prenotazioni fantasma» al ristorante: «La soluzione? Chiedere una caparra»

Secondo Massimo Suter di GastroTicino, il fenomeno di non presentarsi dopo aver riservato il tavolo è in aumento: «Danni economici e mancanza di rispetto: la reazione è necessaria, anche se può sembrare antipatica»
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Michele Montanari
23.11.2023 09:00

Troppe «prenotazioni fantasma» nei ristoranti ticinesi: il cliente, sempre più spesso, riserva un tavolo e poi non si presenta. Così, la soluzione potrebbe essere la richiesta di una caparra. La proposta era stata fatta da GastroTicino qualche mese fa, per combattere un problema accentuatosi durante la pandemia. I ristoratori hanno iniziato a lamentare perdite economiche legate a quello che sembra diventato un vero e proprio malcostume. Il fenomeno, detto «no show», potrebbe dunque portare gli addetti ai lavori a reagire.

Un problema recente

Secondo Massimo Suter, presidente di GastroTicino, nonché vicepresidente di GastroSuisse, oggi è «difficile dire se si arriverà a chiedere una caparra, almeno a livello generale. Ogni ristorante, infatti, opera liberamente. Noi, consigliamo di introdurla qualora le prenotazioni fantasma e le perdite economiche dovessero perdurare». Suter spiega: «Solitamente la caparra, già usata nel settore alberghiero, si chiede per i banchetti o le cene aziendali. Dunque, sta al ristoratore valutare se introdurre una misura che può risultare fastidiosa anche per un tavolo da pochi posti. Una cosa è certa, le prenotazioni fantasma sono un problema abbastanza recente: senza un ritorno alla normalità, prima o poi, dovremo applicare soluzioni antipatiche». Il fenomeno del «no show», ovviamente, colpisce gli esercizi pubblici in maniera diversa. Secondo il presidente di GastroTicino: «Tra i ristoratori c’è chi è più penalizzato di altri. È chiaro che quelli di fascia alta o gli stellati, che solitamente hanno un numero di posti abbastanza limitato e costi elevati, potrebbero avere più problemi. Le prenotazioni fantasma causano danni immediati ad attività di questo tipo. Poi, chiaramente, ogni realtà è diversa e non bisogna generalizzare».

Azione e reazione

Ma in questo modo non si rischia di trasformare il momento di relax al ristorante in un impegno? Suter risponde: «A un’azione corrisponde una reazione. L’azione è riservare un tavolo per poi non presentarsi. E non parlo di casi isolati, altrimenti non ne parleremmo a livello nazionale: questo è l’andazzo del presente e non tende a diminuire. La reazione, dunque, è cercare di mettere al riparo i propri interessi. E l’unica possibilità è andare a richiedere la caparra. Pensiamo ai negozi: hanno messo l’antitaccheggio dopo aver subito ripetuti furti. È stata una reazione. Io non do la colpa al cliente, però bisogna porre rimedio ai comportamenti scorretti». Comportamenti di cui si è discusso a livello svizzero, anche se, precisa il presidente di GastroTicino, non è facile trovare una soluzione uniforme: «Bisogna tenere presente che noi abbiamo 26 sezioni cantonali e che ogni ristoratore deve fare le sue valutazioni. Noi invitiamo tutti a monitorare il mercato e, eventualmente, a supportare gli associati consigliando loro come muoversi».

L’estate l'abbiamo superata bene, ma senza fare troppi salti di gioia o numeri particolarmente importanti
Massimo Suter, presidente di GastroTicino

Un periodo non positivo

Il malcostume pesa maggiormente quando c’è poco movimento nei ristoranti e il periodo attuale, sottolinea Suter, «sicuramente non è positivo. L’estate l'abbiamo superata bene, ma senza fare troppi salti di gioia o numeri particolarmente importanti. Mentre l'autunno si sta presentando abbastanza debole. In questa situazione di difficoltà, quando un cliente non si presenta e ti impedisce di lasciare il tavolo a qualcun altro, ti danneggia. Questo fa male a livello economico ma anche al morale del personale». E ancora: «Il periodo non positivo unito a questo cattivo andazzo, sicuramente causa insofferenza nei ristoratori. Se fossimo in un momento di “vacche grasse”, probabilmente non staremmo qua a discutere di caparre. Però va sottolineato che è anche una questione di rispetto: come il ristoratore garantisce la disponibilità di un tavolo, chi prenota deve garantire la sua presenza. Se fosse il ristoratore a non “rispettare i patti”, cedendo il tavolo ad altri, ci sarebbero lamentele e recensioni negative. L’equazione deve essere bilanciata: il cliente non può fregarsene quando fa comodo a lui».  

Il male minore

Come detto, la misura potrebbe risultare antipatica, dunque rischiosa. «È chiaro che ci possono essere delle ripercussioni negative quando una regola viene percepita come una scocciatura. Ogni ristorante deve fare i conti: è peggio un cliente indispettito o la perdita legata ai cosiddetti “no show”? Bisogna capire quale sia il male minore», afferma Suter. E conclude: «Se tutti i ristoratori chiedessero una caparra, la questione darebbe meno nell’occhio, però, non essendo un obbligo, ognuno è libero di fare la sua scelta imprenditoriale».