Truffa dei materassi, è l'ora del giudizio

Alla sbarra, il 21 ottobre, il 68.enne italiano titolare della ditta di Muralto attiva nella vendita di articoli per la casa - È ritenuto la mente del raggiro milionario
Red. Online
11.10.2016 05:00

Truffa aggravata, falsità in documenti, riciclaggio di denaro, inganno nei confronti delle autorità: sono i capi d'accusa di cui dovrà rispondere, il prossimo 21 ottobre di fronte alla Corte delle Assise criminali di Locarno presieduta dal giudice Mauro Ermani, il 68.enne italiano, residente in provincia di Milano, ritenuto la mente della cosiddetta «truffa dei materassi».

L'uomo, difeso dall'avvocato Marco Robbiani, è il titolare della ditta muraltese specializzata nella vendita di articoli per la casa che, tra il luglio del 2014 e il gennaio del 2016, è stata al centro di un raggiro da circa 1,4 milioni di franchi ai danni di oltre 300 persone in tutto il cantone ma, soprattutto, di una ditta di incassi con sede oltre San Gottardo. A quest'ultima - con l'aiuto del figlio di 38 anni, anch'egli cittadino italiano residente a Milano, della segretaria dell'azienda, 41.enne svizzera domiciliata nel Locarnese, e di almeno altre tre persone - egli notificava vendite di materassi mai avvenute, alle quali avrebbe dovuto seguire un pagamento a rate. E spesso, per rendere più verosimile la sua «attività fantasma» agli occhi dell'azienda della Svizzera interna, avrebbe addirittura versato di tasca propria la prima quota. Così facendo quest'ultima, ingannata anche da simili manovre, provvedeva a inviargli gli anticipi sulle presunte vendite.

A poco più di sette mesi dal suo arresto giunge quindi in aula il principale accusato del raggiro. A sostenere la pubblica accusa sarà il procuratore Andrea Maria Balerna. Il 68.enne, va precisato, avrebbe parzialmente ammesso i fatti. Così come il figlio, processato lo scorso luglio, con rito abbreviato, dalla Corte delle Assise correzionali di Locarno e condannato per complicità in truffa per mestiere e ripetuta falsità in documenti a una pena detentiva di 18 mesi, sospesa per due anni. Oltre che al risarcimento di 915mila franchi alla società di recupero crediti.