Tutti i nomi della nuova SSR CORSI
Venti nomi, molti dei quali noti soprattutto a chi frequenta la politica cantonale. E una presidente in pectore - l’ex vicesindaca liberale di Lugano Giovanna Masoni Brenni - che si ritrova la strada tutta in discesa, potendo contare sul risultato finale che l’ha vista primeggiare, anche se di soli 13 voti, sull’ex presidente del Gran Consiglio, la socialista Pelin Kandemir Bordoli.
L’assemblea dei soci della SSR CORSI, riunita sabato scorso a Besso nella sede RSI destinata in futuro a diventare la “Città della musica”, ha eletto i 20 componenti del Consiglio regionale per il quadriennio 2024-2027 (18 per il Ticino e 2 per i Grigioni), ai quali si aggiungeranno 4 rappresentanti nominati dal Consiglio di Stato di Bellinzona e un rappresentante del Consiglio di Stato di Coira (il già riconfermato Ilario Bondolfi).
Il risultato finale ha premiato tre donne, capaci di svettare in cima alle preferenze: Giovanna Masoni Brenni (193 voti), Pelin Kandemir Bordoli (180) e Natalia Ferrara (162).
Dietro di loro si sono piazzati Giampaolo Cereghetti (154), Nenad Stojanovic (149), Simonetta Biaggio-Simona (136), Morena Ferrari Gamba (135), Giangiorgio Gargantini (129), Carlo Denti (124), Fabrizio Marcon (113), Bruno Bergomi (106), Giorgio Krüsi (106), Daniele Raffa (103), Nadia Ghisolfi (102), Pierfranco Longo (101), Luigi Maffezzoli (101), Niccolò Mazzi-Damotti (99) e Andrea Togni (87). Per il Cantone dei Grigioni sono stati invece eletti tacitamente Marco Bignasca e Franco Milani.
Stavolta non si è ripetuto quanto accaduto 12 anni fa, quando il presidente “designato” Giorgio Giudici, storico sindaco liberale di Lugano, era stato battuto in assemblea dall’ex consigliere di Stato PPD Luigi Pedrazzini. L’accordo tra partiti, sabato, ha retto. Come è facile comprendere anche dalle appartenenze politiche dei nuovi consiglieri, proporzionalmente ben distribuiti tra PLR, Il Centro e Partito Socialista. D’altronde, più che sui nomi del Consiglio regionale, l’assemblea è sembrata proiettarsi quasi unicamente sul contrasto all’iniziativa popolare che vorrebbe ridurre il canone a 200 franchi, e le cui firme dovranno essere consegnate dai promostori entro il 30 novembre di quest’anno.
Dopo la riforma, la nuova CORSI ha perso quasi interamente il proprio potere decisionale; oggi sembra essere sempre di più un organismo consultivo, il cui obiettivo – comunque politicamente molto importante, va sottolineato – è la difesa del servizio pubblico e la salvaguardia della qualità della programmazione.
Chi non ce l’ha fatta
C’è anche chi non ce l’ha fatta, a entrare nel Consiglio regionale della CORSI. E tra loro, non mancano i nomi di un certo peso. Ad esempio, Adriano Venuti, 48 anni, presidente della sezione Svizzera italiana dell’Associazione Svizzera Inquilini - Sezione Svizzera Italiana e vicepresidente del Partito socialista ticinese. O l’architetto Germano Mattei, 61 anni, leader di Montagna Viva, già granconsigliere e candidato non eletto anche alle ultime cantonali. O ancora, Giancarlo Seitz, 78 anni, municipale di Agno e deputato a Palazzo delle Orsoline per tre legislature con la Lega. Curiosamente, nelle note pubblicate sul sito della CORSI, Seitz figurava come «proposto» non dal suo partito ma dalla figlia Clara, 31 anni, docente di scuola elementare, anch’essa candidata non eletta sia per il Consiglio regionale sia per il consiglio del pubblico.
Rimane fuori pure Stefano Dias, controllore del traffico aereo e presidente cantonale dei Verdi liberali. E con lui non sono riusciti a entrare due apprezzati scrittori e giornalisti: Davide Buzzi, 54 anni, grande conoscitore della musica leggera e d’autore della Svizzera italiana, finito nell’orbita del Premio Strega con il suo ultimo romanzo L’Estate di Achille; e Giangi Cretti, 67 anni, già direttore di La Rivista, mensile di lingua italiana pubblicato da 114 anni a Zurigo.