Restauro conservativo

Un albergo nel palazzo seicentesco in via Pessina

Roberto Herklotz è proprietario con il fratello di un antico edificio vuoto da un ventennio: Vuole rimetterlo a nuovo e tornare a insediarvi un’attività alberghiera con un caffè aperto alla popolazione - «Per me il palazzo è un godimento visivo, e lo sento come il mio angolino di Lugano: per questo voglio conservarlo»
La facciata nobile su via Pessina.
Federico Storni
11.11.2021 06:00

Nella stretta via dei Gorini, in centro a Lugano, ci si imbatte in una porta che pare fluttuare a un metro da terra, e che per un attimo fa pensare che nei secoli la strada sia come sprofondata. «Ma è sempre stata così: era all’altezza giusta per i carri, tanto che abbiamo anche trovato una pietra concava che pensiamo fungesse da abbeveratoio per gli animali. Di certo ci tornerà buona per quando inizieremo con i lavori di ristrutturazione, perché è anche ad altezza furgoncino».

La porta fluttuante.
La porta fluttuante.

A parlare è Roberto Herklotz, proprietario, con il fratello Elia, del palazzo di inizio Seicento che oltre che su via dei Gorini si affaccia anche sulla più rinomata via Pessina (e difatti è su di essa che sorge la facciata nobile in stile neoclassico dell’edificio, risalente probabilmente al 1800). Palazzo che, fatto salvo il pianterreno, è vuoto da un ventennio e che oggi è pronto a rinascere e trovare una nuova, vecchia, destinazione: quella alberghiera.

Caccia all’albergatore

L’edificio ha infatti ospitato un garni (il «Roma») fra fine anni Cinquanta e metà anni Novanta. «L’idea di riaprire un albergo c’è da quando ha chiuso il vecchio - dice Herklotz - e oggi i tempi sono finalmente maturi per farlo». La licenza edilizia per la ristrutturazione è già cresciuta in giudicato e l’intenzione è di iniziare i lavori a fine mese. Resta solo da identificare chi vorrà gestirlo. Herklotz è in trattativa con alcuni albergatori: «Trovare interessati prima della pandemia era molto difficile. C’era uno scetticismo enorme nei confronti di Lugano, che negli ultimi tempi si è però dissipato». Questo alla luce del «revival» turistico che sta vivendo la città, originato dalle difficoltà di spostarsi fuori dai confini nazionali. Revival che in molti auspicano possa consolidarsi in futuro.

Il camino nella sala principale sarà conservato.
Il camino nella sala principale sarà conservato.

Operazione dettata dall’amore

La cosa forse più notevole di questa operazione - al netto del possibile arrivo di una nuova struttura ricettiva a Lugano, in pieno centro per giunta - è che per Herklotz l’operazione è dettata dall’amore prima ancora che dal denaro. Prova ne è la decisione di salvaguardare l’elemento più caratterizzante dell’edificio: un patio interno coperto da un lucernario. Non essendo il palazzo tutelato in alcun modo (salvo per il mantenimento delle facciate, trattandosi di un edificio di nucleo) nulla gli avrebbe impedito di colmare il «vuoto» e guadagnare preziosa superficie edificabile. Tanto più che il restauro conservativo che ha in mente prevede un investimento di svariati milioni di franchi ed è probabilmente più oneroso rispetto allo svuotare e ricostruire.

Il patio interno.
Il patio interno.

Ma per Herklotz lo scopo principale è un altro: «Ho sempre avuto il pallino per la storia dell’architettura. Per me questo palazzo è un godimento visivo. Sarà che ho l’imprinting fin da bambino, visto che era già della mia famiglia quando sono nato, ma lo sento un po’ come il mio angolino di Lugano. E l’amore del nostro interlocutore per l’edificio si percepisce anche nelle cose più piccole. Quando ci mostra i nuovi serramenti delle finestre, fedeli nelle forme a quelli originali, e al contempo indica quelli degli edifici vicini scuotendo la testa («si è lasciato fare un po’ di tutto in quest’ambito...»), o come quando ha scoperto che quei dipinti a tema romano sul muro interno erano pitture giovanili di Nag Arnoldi e ha deciso di farli staccare e restaurare malgrado «fosse più caro conservarli di quanto non valgano».

A occuparsi del restauro dei dipinti di Nag Arnoldi è Christina Otth di Ars Labor. ©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
A occuparsi del restauro dei dipinti di Nag Arnoldi è Christina Otth di Ars Labor. ©CDT/CHIARA ZOCCHETTI

Una ventina di camere

In questi mesi Herklotz per allettare gli albergatori ha presentato alcune prospetti che illustrano cosa abbia in mente per il restauro (fermo restando che poi i dettagli verranno definiti con chi vorrà prendere in gerenza l’attività): un garni di un certo livello («quattro stelle») con una ventina di camere su quattro piani. Al pianterreno, su via dei Gorini, si immagina invece l’introduzione di un caffè con tavolini all’aperto, a disposizione anche della popolazione. In una prima fase era stato proposto un ristorante da una sessantina di posti in un piano seminterrato, ma i potenziali albergatori non sono sembrati particolarmente interessati (sarebbe stato un impegno extra) ed Herklotz preferirebbe avere un solo inquilino, motivo per cui non ha contattato ristoratori.

La facciata povera seicentesca in via dei Gorini oggi. ©CDT/GABRIELE PUTZU
La facciata povera seicentesca in via dei Gorini oggi. ©CDT/GABRIELE PUTZU
E, forse, domani. ©STUDIO D’ARCHITETTURA SGANZINI NERFIN
E, forse, domani. ©STUDIO D’ARCHITETTURA SGANZINI NERFIN

La storia dello stabile

Se tutto andrà bene - notizie sono attese a breve - l’edificio in via Pessina tornerà dunque ad avere la funzione pubblica che ha avuto per buona parte del Novecento. Stando alle ricerche fatte da Damiano Robbiani, collaboratore scientifico dell’Archivio Storico di Lugano, l'edificio, con bottega e corte interna, fino al 1741 formava un corpo unico con l'adiacente casa di via Pessina 8. Dal Seicento è la casa d'abitazione della famiglia Amadio, venduta poi a Cristoforo e Francesca Beretta nel 1751. Diventa in seguito proprietà della famiglia Trivioli dal 1808 fino al 1847, quando viene ripresa dal commerciante Antonio Primavesi. Ancora nella prima metà del Novecento ospita il negozio di coloniali di Davide Primavesi, nipote di Antonio, dove avviene la torrefazione del caffè «La Piramide», specialità della casa. L'edificio è trasformato in albergo nel 1956 (Albergo Roma Garni di Leopoldo Borelli) e al pianterreno ha sede la bottega alimentare Merkur. Merkur (poi comprata da Läderach), che aveva a sua volta rilevato l'attività di torrefazione dei Primavesi. Oggi nella vecchia bottega si trova un negozio di intimi. A sinistra lo storico negozio di Gabbani e a sinistra ancora l’altrettanto storica Farmacia Luganese, di proprietà dello stesso Herklotz.