Il percorso

Un compromesso tra visioni urbane e «realpolitik» locale

La diversità di vedute in Municipio ha rallentato il Piano direttore, ma alla fine il voto è stato unanime – Foletti: «Abbiamo trovato un buon equilibrio» – Lombardi: «I costi? Mi preoccupano di più quelli che affronteremo per raggiungere gli obiettivi climatici»
© CdT/Gabriele Putzu

«L’elefante si è mosso» scrivevamo nell’ottobre di cinque anni fa, quando il Municipio si apprestava ad aprire il concorso per scegliere le visioni della città di domani.

Lo stesso elefante – soprannome che avevamo affibbiato al PDcom un po’ per il peso e l’ampiezza del progetto, un po’ per la lentezza con cui avanzava – è arrivato, o meglio tornato a Palazzo civico. E la sua presenza nelle stanze della politica non può certo essere ignorata.

Non lo ha fatto il Municipio, impegnato a cercare un equilibrio fra quello che hanno immaginato gli esperti e ciò che Lugano, realisticamente, può tradurre in regole concrete e vincolanti. Di queste sono fatte i Piani regolatori. «Quello che siamo riusciti a trovare è un buon equilibrio – ha commentato il sindaco Michele Foletti – e la decisione è stata unanime. Un lavoro non semplice, ma soddisfacente».

«Un lavoro – ha aggiunto un raggiante Filippo Lombardi – iniziato molto prima che arrivassi in Municipio: nell’ottobre del 2015. Dico ‘non facile’ perché Lugano deve reinventarsi. Dopo le aggregazioni lo ha fatto pragmaticamente, ora serve una visione per il futuro».

Quella proposta dal gruppo vincitore del concorso, guidato dall’architetto Paola Viganò, era unica e chiara. Poi ha dovuto fare i conti con quella del Municipio, o meglio: con quelle, diverse, dei singoli municipali e dei loro partiti. Non è un mistero che il PDcom, fra i sette, sia stato al centro di ampie discussioni che ne hanno condizionato la tempistica.

«Gli esperti hanno fatto il loro lavoro – ha sintetizzato Lombardi – mentre noi abbiamo dovuto fare l’autorità politica, portando avanti le idee che possono essere finanziate e ottenere il consenso. Faccio un esempio banale: se gli esperti ci dicono di aumentare le zone a traffico limitato, dobbiamo considerare che una misura del genere, in Consiglio comunale, difficilmente passerebbe. Per questo, in alcuni punti del documento, abbiamo dovuto mettere un ‘bemolle’, pur senza stravolgere nulla. Del resto, non è facile vincolarsi a un ‘pezzo di carta’ che ti dice cosa potrai fare e non fare per i prossimi decenni». Un passo impegnativo, insomma. Da elefante.

E i soldi?

A proposito di Consiglio comunale: il PDcom in sé non sarà oggetto di votazione. Al Legislativo, per ora, è stato chiesto «solo» di stanziare un credito di 3 milioni «per l’elaborazione dei piani di indirizzo delle revisioni dei piani regolatori di Lugano». Questi ultimi, accorpati nelle nove costellazioni, seguiranno poi il loro iter, come qualsiasi altra novità pianificatoria. Altre richieste di credito seguiranno: 300 mila franchi per la pianificazione dei nuclei e la tutela dei beni culturali e 250 mila per i Piani particolareggiati previsti per piazza Molino Nuovo, via Landriani, zona Montarina e per gli esercizi alberghieri.

Il plenum avrà dunque diverse occasioni per esprimersi sulle visioni per la Lugano di domani e su quanto sono applicabili alla realtà cittadina. Una probabile riflessione in tal senso è quella sui costi del PDcom. Quando a livello pianificatorio cambiano le «regole del gioco», è possibile che l’autorità debba indennizzare i proprietari toccati dai vari mutamenti. Senza dimenticare la necessità, sottolineata dal Cantone, di ridurre le zone edificabili sovradimensionate. Con la prospettiva, anche qui, di dover mettere mano al portafogli.

Premesso che, come ricordato in conferenza stampa, è troppo presto anche solo per stimare delle cifre, Lombardi non si dice preoccupato:«Non credo che Lugano dovrà ‘dezonare’ chissà cosa e pagare milioni. Mi preoccupano di più i costi che dovremo affrontare per adeguarci agli obiettivi climatici». Presto verrà presentato il Piano energetico comunale. Un altro elefante.

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