Un luogo per rallentare la demenza

Permettere agli ospiti che soffrono di una forma medio-grave di demenza di mantenere il più a lungo possibile le loro capacità intellettive e cognitive. È questa la missione che ha spinto la Sezione del Sottoceneri della Croce Rossa svizzera ad ampliare gli spazi del centro diurno terapeutico di Manno. Nuovi spazi che sono stati presentati sabato alla presenza del presidente Filippo Bolla, della direttrice Josiane Ricci, del direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa e del sindaco Giorgio Rossi. «L’ampliamento - è stato spiegato - permetterà apppunto di offrire un ambiente specifico più protetto e strutturato che accoglierà gli utenti affetti da una forma di demenza medio grave della malattia con lo scopo di mantenerne il più a lungo possibile le loro capacità. Questo ci permette di accogliere 15 utenti in un unico turno». Ma c’è di più. «Il personale presente potrà applicare l’approccio Montessori dividendo l’utenza in gruppi a seconda delle gravità della malattia di demenza e delle sue manifestazioni di disturbi comportamentali».
Più sostegno alle famiglie
Con questo ampliamento la Croce Rossa vuole così anche sostenere maggiormente i famigliari degli ospiti, offrendo una maggior flessibilità di orari dal lunedì al sabato.
Dal 1999
CRSS è attiva già dal 1999 con l’apertura del suo primo centro diurno che era ubicato in via alla Campagna 9 a Lugano. Successivamente nel 2011 il centro è stato riconosciuto come centro diurno terapeutico con un servizio socio-sanitario assistenziale che ha la finalità di contribuire al miglioramento della qualità di vita dell’anziano, evitando o ritardando l’istituzionalizzazione e supportando il nucleo famigliare. Vista la grande richiesta e per esigenze di spazi, maggiormente conformi alle necessità degli ospiti, è stato così costruito nel 2018 l’attuale Centro diurno terapeutico a Manno. Si vuole così ottimizzare l’autonomia residua e promuovere il benessere degli ospiti, promuovere il rispetto e la salvaguardia della dignità del malato e compensare i deficit causati dalla malattia. Il nuovo Centro però vuole anche ridurre i disturbi del comportamento, diminuire il carico assistenziale oggettivo e migliorare la percezione soggettiva nei caregivers (coloro che si occupano delle cure).
Quel che si può fare
Ma come si possono aiutare questi ospiti? Strumento molto interessante è la stanza multisensoriale, attraverso cui si evocano ricordi, si inducono calma e riposo e si riesce ad attivare e suscitare l’interesse attraverso, appunto, il coinvolgimento dei sensi: udito, tatto, olfatto e gusto. Ma il nuovo Centro offre anche altro, per esempio dei locali attività appositamente studiati per chi ha deficit cognitivi (per esempio attraverso la terapia di orientamento alla realtà), la reminiscenza e la stimolazione. Senza dimenticare la cucina terapeutica, le cure per chi soffre di disturbi di comportamento (dalla rimotivazione alla terapia occupazionale) e il contatto umano, che spesso resta la cosa più importante.