Un passettino per il ponte tibetano in Val Colla

LUGANO - Era il 1. giugno del 2017 quando un gruppo composto da Alberto Rossini, Gianmaria Frapolli, Enrico Rossini, Giorgio Giudici, Luca Maiocchi e Giovanni Stucchi presentavano il progetto di un ponte tibetano che collegasse Insone a Treciò (frazione di Cimadera) in Val Colla. Era «solo» una visione, ma da quel giorno non se n’era più parlato pubblicamente. I promotori avevano però continuato a lavorare a fari spenti cercando un complicato equilibrio fra aspetti tecnici, politici e finanziari.
Nei giorni scorsi, una traccia che quel lavoro è ancora in corso e che il progetto non è caduto (nel vuoto) è emersa dall’ordine del giorno dell’assemblea del Patriziato di Sonvico, in programma l’8 aprile. Al punto 6 l’ente dovrà decidere se «autorizzare l’occupazione di un’area patriziale in zona Treciò necessaria alla costruzione di un ancoraggio per un ponte sospeso in Val Colla». Più chiaro di così si muore, ma Giorgio Giudici, da noi contattato, raffredda gli entusiasmi. «È vero, abbiamo fatto un piccolo passo, ma ce ne sono ancora molti altri da fare: dobbiamo valutare gli aspetti logistici, tecnologici e finanziari...». L’ex sindaco comunque ci crede: «Sarebbe un richiamo interessante e una bella novità per la valle, ma in questo Paese – conclude a modo suo – le novità suscitano sempre qualche critica, solitamente da parte di chi non fa un tubo». Da Palazzo civico erano arrivati degli apprezzamenti. «È un progetto ambizioso e interessante e i promotori mi sembrano seri, intenzionati ad arrivare fino in fondo – aveva commentato a suo tempo il municipale responsabile del turismo Roberto Badaracco – L’unico punto interrogativo è quello del finanziamento». Un possibile finanziamento da parte della Città non era comunque stato escluso a priori, «ma potrebbero in teoria contribuire anche il Cantone, l’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese e forse la Confederazione» aveva aggiunto il capodicastero. Riuscirà il progetto del ponte a collegare tutti questi attori?