Un sano secolo di vita vissuta

MENDRISIO - «Sum mì, gu bisögn chi rob là». Basta una frase al telefono, ermetica per i non iniziati, e la mano di Alberto Ballarin corre veloce a quelle pastiglie, proprio loro, quelle rosa, o cala sicura su una serie di antitussivi. Conosce tutto, ha appreso l’arte di anticipare: composizioni, dosaggi, e, soprattutto, a chi appartiene la voce all’altro capo del filo. D’altro canto, la trentina d’anni a capo della Farmacia Quattrini in piazza del Ponte a Mendrisio non sono certo una bazzecola. Trentina d’anni? In un certo senso, sono di più. Molti di più.
Giulia Ballarin è in treno, sta tornando a Basilea, la città dove lo scorso anno si è laureata e lavora come farmacista. In barba ai romantici, nella scelta del suo percorso ha giocato un ruolo importante una generosa dose di casualità: una volta terminato il liceo di Mendrisio, la figlia di Alberto, oggi 25.enne, non aveva alcuna idea sulla strada da intraprendere. La decisione di optare per farmacia si è manifestata quasi spontaneamente, estranea all’ingerenza di pressioni o consigli, anche e soprattutto per questioni di prossimità: i frequenti discorsi in famiglia su un tema che è sempre stato fil rouge negli anni le hanno trasmesso l’impressione di «andare su qualcosa di sicuro».
«Sicuro» forse è la parola chiave, in una storia ormai centenaria: quest’anno la Farmacia Quattrini festeggia un secolo d’esistenza. Ne è passata di acqua sotto i ponti (e nel Laveggio) da allora, come ci raccontano Alberto, oggi 60.enne, e sua moglie Paola. Tutto ebbe inizio con Leone Quattrini, bisnonno di Alberto, che nel 1919 acquistò la farmacia. Lo stabile in cui sorge risale al 1300; nel 1617 si stabilì la prima spezieria, gestita da un avo del naturalista Luigi Lavizzari. Oggi, a cent’anni di distanza da un acquisto che avrebbe segnato la vita di una famiglia per generazioni, quella stessa famiglia getta uno sguardo al passato e, parallelo all’evoluzione negli anni del Magnifico Borgo, riconosce come inarrestabile il cambiamento di una professione che non è più quel che era anche solo trent’anni fa. Trent’anni fa, ci racconta Alberto, il farmacista poteva fare «solo» il farmacista, dare retta a chi voleva, occuparsi di una cerchia di clienti per così dire «privilegiati». Ora il lavoro è diventato molto più trasversale, molto più olistico: Alberto dev’essere sempre presente, seguire tutto, essere al corrente di tutto.
Oggi più che mai è necessario fidelizzare il cliente, anche perché la concorrenza, con le catene di farmacie ma non solo, si è intensificata, ci spiega Paola. «Noi cerchiamo di fare del nostro meglio, la gente deve scegliere, e questo non è facile», così il farmacista, che dipinge la modificata attitudine del cliente. Sono finiti i tempi in cui si proponeva un rimedio e il cliente «andava via tutto contento e fiducioso»: ora ci si informa, in farmacia si arriva magari con alle spalle ore di ricerca in Rete su un disturbo particolare, un determinato malanno – per Ballarin, «un bene per tutti». L’obiettivo è infatti «curarsi bene e non sbagliare». A volte capita di discutere con un cliente particolarmente informato: lui ne è ben contento, «anch’io ho da imparare». Una grossa spina nel fianco di chi è attivo in questo settore – e non solo – resta tuttavia l’aumento dell’onere burocratico: un compito gravoso che costringe talvolta a fermarsi in negozio venti minuti dopo la chiusura, perché al centro rimane il contatto umano con il cliente. Anche oggi, soprattutto oggi, nell’epoca di quella che sembra un’offerta illimitata, in cui proliferano gli operatori sanitari di tutti i tipi e i medicamenti si acquistano per corrispondenza. Anche e soprattutto a Mendrisio, nel Magnifico Borgo, dove medici e clienti sono volti noti. Perché sì, in fin dei conti i clienti sono rimasti, sono sempre gli stessi, dimostrano la loro fiducia attraverso le generazioni, proprio come i gestori attraverso le generazioni sono la cocciuta testimonianza di una vocazione.
Il viaggio in treno di Giulia è quasi finito, i primi tentacoli della città renana appaiono dietro i vetri. Prima di cinque figli, la ragazza è l’unica, per ora, che ha deciso di seguire le orme dei genitori. Una scelta, quella fatta anni fa, che ora sente essere giusta: adora il suo lavoro e sa anche che andrà a lavorare con suo papà. Prima o poi, non ha fretta. Comunque sia, oggi papà Alberto può dormire sonni tranquilli: ha la certezza che la Farmacia Quattrini, un giorno o l’altro, sarà gestita dalla quinta generazione. Toccherà a Giulia, presto o tardi, ricevere le comande, scegliere pillole e sciroppi, preparare «chi rob là».