Un tetto per chi l’ha perso: dal 2023 anche a Bellinzona
Una curiosa coincidenza. Il senzatetto rumeno di cui abbiamo riferito venerdì, e che ha nel frattempo trovato una sistemazione, la sua notte all’addiaccio a Bellinzona, tra il 27 ed il 28 gennaio, l’ha trascorsa a pochi metri di distanza dal futuro Centro di prima accoglienza per persone in difficoltà, Casa Marta. Iniziato ad agosto, il cantiere prosegue ad un buon ritmo. E chissà che tra un anno e mezzo, quando l’opera dovrebbe essere conclusa, casi simili a quello finito sotto i riflettori la scorsa settimana non possano trovare una risposta immediata proprio grazie alla nuova offerta nella capitale ticinese, un progetto di cui si parla da anni e che ha faticato non poco per partire. Alla fine ha però potuto decollare anche grazie alla tenacia del suo promotore, Luca Buzzi, purtroppo deceduto il 2 dicembre 2021. Per coronare quel sogno sono rimasta la moglie Silvana e Renato Minoli, giornalista in pensione, che ha ora assunto la presidenza della Fondazione Casa Marta succedendo proprio all’ideatore. «Per anni Luca mi aveva spronato a far parte di questo progetto e dopo il pensionamento ho infine avuto il tempo necessario per occuparmene», spiega Minoli. Il lavoro non manca.
Tema caldo anche Oltralpe
La questione è d’attualità. «Il tema dei senzatetto è molto sentito nella Svizzera interna, tanto che a fine mese sarà al centro di un seminario a Olten al quale interverrò pure io: vi prenderanno parte anche dei Comuni che presenteranno le loro strategie per fronteggiare il fenomeno». Casa Marta non sarà comunque dedicata esclusivamente a casi come quello citato. Sarà infatti aperta a tutte le persone che, per un motivo o l’altro, sono rimaste senza una sistemazione ma anche quelle bisognose di un reinserimento: quindi lavoratori precari, giovani in rotta con la famiglia, mariti allontanati da casa, donne in fuga dalla violenza domestica, persone sfrattate e pazienti dimessi da strutture psichiatriche, per fare alcuni esempi. Riceveranno non solo aiuto «logistico» ma pure ascolto e opportunità di integrazione.
«Saremo aperti al pubblico»
I lavori procedono. «Siamo contenti di come la ditta sta operando, il cantiere avanza bene e tra circa un mese si passerà alla costruzione del tetto», afferma Renato Minoli. I lavori sono iniziati ad agosto e si è subito potuto constatare che lo stato della struttura da recuperare (lo stabile ex Ostini) era molto più precario di quanto ci si era immaginato. Molte le cose da valutare giorno dopo giorno anche per quelle che saranno le fasi più avanzate del progetto. Si sta ad esempio riflettendo sulla cucina, anche perché è previsto un ristorante che sarà aperto al pubblico. «Ecco, questo è giusto ricordarlo nuovamente - sottolinea il presidente - Ospiteremo anche persone emarginate, che non vogliamo escludere ulteriormente e che anzi noi vorremmo aiutare a ritrovare l’accesso al diritto di cittadinanza. Il ristorante assume dunque un’importanza particolare, così come la prevista sala al servizio delle società di Bellinzona».
Si cercano altri fondi
Casa Marta avrà una trentina di posti letto e si aggiungerà a due strutture già attive in Ticino: Casa Astra a Mendrisio e Casa Martini a Locarno. Il preventivo, come noto, è di 4,5 milioni di franchi: un milione li metteranno Cantone e Città di Bellinzona, 1,6 milioni sono già stati raccolti finora tra sostenitori vari, e i restanti 1,9 saranno coperti da un’ipoteca bancaria. «Stiamo comunque cercando altri finanziatori, in particolare tre le fondazioni, in tutta la Svizzera, per limitare questo debito», spiega Renato Minoli evidenziando in conclusione quanto già detto, ovvero che il tema è sentito anche Oltralpe.