Un «tour» nei Comuni per il teleriscaldamento
A volte per accendere un fuoco servono pazienza e perseveranza. Lo sanno bene le società energetiche AGE, AEE e AIL, che stanno soffiando sul fuoco del teleriscaldamento nel Mendrisiotto. La loro visione è creare una rete diffusa e interconnessa, ed è per questo che la scorsa estate hanno deciso di unire le forze, con la società luganese che ha acquisito da privati il sessanta percento delle quote della AEE, mentre il resto è rimasto alla AGE. Sistemate tutte le questioni formali, è ormai tempo di passare a quelle progettuali: la prossima primavera, come fa sapere il suo presidente Corrado Noseda, la AEE incontrerà via via tutti i Comuni del distretto per discutere sul loro potenziale a livello di teleriscaldamento. Questo in base a uno studio che la società ha commissionato e per il quale i Comuni, comunque, erano già stati coinvolti. «Vogliamo fare tutto con la massima trasparenza – spiega Noseda – e trattare ogni Comune allo stesso modo. Da loro ci aspettiamo di capire quanto vogliono puntare su questa opportunità, soprattutto a livello di impegno e di comunicazione ai loro cittadini». In termini finanziari, invece, la fattibilità di un singolo progetto dipende essenzialmente da quanti precontratti si riescono ad ottenere: sopra un certo numero di richieste di allacciamento, l’investimento diventa sostenibile.
Oggi nel Mendrisiotto il teleriscaldamento non è molto diffuso: ci sono solo due impianti, relativamente piccoli, che servono edifici pubblici e privati a Chiasso, e uno a Coldrerio. Un obiettivo del nuovo progetto è quello di estendere le due reti di Chiasso integrando altri stabili. «Chiasso è una realtà molto urbanizzata – osserva il direttore generale delle AIL Angelo Bernasconi – e risulta perfetta per applicare il piano di sostituzione entro il 2050 del gas metano: un vettore ancora molto presente in città». Parallelamente, si cercherà di pianificare la costruzione di nuove centrali nel distretto. «Nella fase iniziale i vari progetti potrebbero essere a macchia di leopardo – commenta Noseda – ma la visione sul lungo termine è quella di connettere tutte le centrali fra loro. Certo, ci vorranno non mesi, non anni, bensì decenni».
Quando si parla di teleriscaldamento, in Ticino, i tempi sono sempre relativamente lunghi. Perché? «La tecnologia è matura, però presuppone investimenti importanti – osserva sempre Noseda – e finora le priorità sono state altre. Ora, fortunatamente, queste priorità stanno cambiando». «Realizzare una rete di teleriscaldamento – aggiunge Bernasconi – significa ottenere tutti i permessi, costruire la centrale e poi tutto l’impianto per la distribuzione», spaccando inevitabilmente le strade con i relativi e inevitabili disagi. «Fino ad oggi, in questo, il teleriscaldamento è sempre stato considerato una seconda priorità: ‘Già che scaviamo per altri motivi, posiamo anche queste condotte’ si tende a pensare. D’ora in poi dovremo invece ragionare all’inverso, perché se aspettiamo tutti i cantieri stradali, l’obiettivo di sostituire il metano entro il 2050 non lo raggiungeremo mai». Oltre alle autorità, bisogna poi convincere gli utenti ad allacciarsi. «Quello finora non è stato un problema – prosegue Bernasconi – perché quando parte un progetto del genere, di solito in molti si premurano di poterne far parte. La strategia migliore è quella di trovare subito dei grandi consumatori, come scuole e ospedali, che garantiscono una continuità nel tempo. La rete di Caslano, per fare un esempio, ha avuto grande successo, ed è satura».
Sempre pensando ai consumatori, il teleriscaldamento offre un altro vantaggio. «I suoi costi sono soprattutto oneri finanziari legati all’investimento iniziale, perciò sono prevedibili e programmabili. La spesa – conclude il direttore generale delle AIL – dipende molto meno dalla volatilità del mercato energetico. C’è una garanzia di stabilità».