La testimonianza

«Una doccia fredda, ma almeno i soci ci aiuteranno a ripartire»

Grandine e pioggia hanno flagellato la cooperativa agricola Seminterra – Eric Vimercati: «Ci siamo giocati anche l'autunno, penso a zucche e patate dolci»
© Instagram/Seminterra
Marcello Pelizzari
13.07.2024 13:04

Il post, su Instagram, è categorico: «Una doccia fredda» si legge. Il riferimento, va da sé, è al temporale e alla grandinata che hanno colpito il Piano di Magadino, ieri, con accumuli di 37,1 millimetri in pochi, pochissimi minuti (dieci) e danni gravissimi per l’agricoltura, come testimoniato stamane da alcune aziende contattate dal CdT. Anche la cooperativa agricola Seminterra, presente da cinque anni sul territorio, è stata colpita. In pieno, verrebbe da dire. «Dopo una primavera complicata e piovosa è arrivata anche la tanto temuta grandinata. Purtroppo, una gran parte delle colture estive e autunnali è stata distrutta e una parte della produzione invernale non sarà possibile».

«In effetti – conferma Eric Vimercati, intercettato sui campi – il danno per le coltivazioni esterne è totale. Pensiamo alla produzione di ortaggi di stagione, ma anche di bacche e frutta visto che sono stati colpiti anche molti alberi». Salva, per contro, la produzione al coperto, «sotto i tunnel» per dirla con il nostro interlocutore. Pomodori, peperoni e melanzane. «Ciò che stavamo coltivando a cielo aperto, invece, come detto è andato perduto. In queste ore stiamo raccogliendo ciò che rimane e che si può consumare. Nel pomeriggio verrà anche un ristorante di Lugano, A fior di gusto, per recuperare qualcosa. Ma parliamo di prodotti che andranno consumati oggi o al più tardi domani».

I danni che abbiamo subito, per quanto facciano male, almeno non ricadranno totalmente su di noi in quanto produttori, ma verranno condivisi con la comunità
Eric Vimercati, Seminterra

Vimercati, quantomeno, abbozza un sorriso. C’è amarezza, certo. Ma c’è altresì speranza. «Rispetto a un’azienda agricola classica, la nostra si basa sul cosiddetto modello CSA. Ovvero, sul concetto di comunità che sostiene l’agricoltura». Detto in altri termini, Seminterra è una cooperativa che può vantare un certo numero di soci. Soci che, versando una quota in cambio di circa quaranta cassette di prodotti all’anno, a mo’ di abbonamento, «ci permettono a inizio anno di programmare i lavori e fare gli investimenti necessari per portare avanti la produzione». Ma anche, in caso di eventi estremi come quello consumatosi ieri, di «avere una sorta di assicurazione collettiva». Grazie alla quale attutire la caduta, se così vogliamo definirla, e ripartire. «I danni che abbiamo subito, per quanto facciano male, almeno non ricadranno totalmente su di noi in quanto produttori, ma verranno condivisi con la comunità». Nell’immediato, come confermato via social, i soci non riceveranno alcuna cassetta. «Ma questa è la vera forza del nostro progetto». Non solo, tanti visto quanto accaduto si sono fatti avanti promettendo di sostenere la causa tramite nuove sottoscrizioni. «È bello e scalda il cuore – prosegue Vimercati – vedere tutto questo sostegno. In fondo, il concetto è proprio quello: condividiamo il nostro raccolto, quindi i frutti del lavoro, ma anche i rischi. E alla fine è un po’ come fare il proprio orto in giardino. Non è un’attività regolare, dipende dalle stagioni e dal meteo».  

Detto che, nell’immediato, di cassette i soci non ne vedranno («proprio ieri ne avevo fotografata una piena zeppa di prodotti, ce n’erano in abbondanza»), come si muoverà la cooperativa per garantire la produzione futura? «Da una parte, abbiamo perso la produzione attuale. Come le insalate. Dall’altra, ci siamo giocati anche le coltivazioni autunnali come zucche e patate dolci. Nel secondo caso, non è possibile riseminare. Non faremmo in tempo. Da lunedì, invece, ripartiremo con coste, insalate e via discorrendo. E ripartiremo anche con ciò che si trovava sotto i tunnel e si è salvato. Coinvolgeremo i nostri soci, li inviteremo a darci una mano e condivideremo con loro, detto dell’assenza di cassette, ciò che c’è».

Vimercati, in conclusione, ieri si trovava a Giubiasco quando dal cielo sono piovuti i primi chicchi di grandine. «Avevo appena accompagnato una collega che aveva lavorato nei campi, quindi si è scatenato di tutto. Un passaggio rapido, di cinque massimo dieci minuti. È bene relativizzare rispetto a ciò che è successo in Mesolcina o in Vallemaggia: lì parliamo di drammi veri, con morti e dispersi. Ma è altrettanto vero che, in un’altra epoca, con tutti i danni subiti dall’agricoltura ieri rischieremmo una carestia. Fa male, sì».

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