Il dramma

«Una donna di cuore, che amava ballare»

I familiari ricordano Ursula Pantieri, la 67.enne morta a causa dell’incendio nel monolocale in cui abitava al centro per anziani Tertianum di Bellinzona - Gli appartamenti del complesso sono privi di un sistema d’allarme anti-incendio: i figli chiedono chiarezza
Il centro Tertianum Turrita giovedì mattina durante le operazioni di spegnimento. Nel riquadro la vittima, Ursula Pantieri: trasferitasi da Thalwil all’età di 12 anni, aveva poi sempre vissuto ad Arbedo, prima di trasferirsi definitivamente nel complesso di via San Gottardo. È deceduta a Zurigo a causa delle ustioni riportate. (Foto Rescue Media e CdT)
Simone Berti
15.06.2019 06:00

BELLINZONA - «Una lavoratrice e una persona di cuore, che amava ballare». Così i suoi cari ricordano Ursula Pantieri, la 67.enne deceduta in ospedale a Zurigo dove era stata ricoverata in seguito alle gravi ustioni riportate nell’incendio sviluppatosi giovedì mattina prima delle 7 nel monolocale in cui abitava, al terzo piano del centro per anziani Tertianum di Bellinzona. La donna, che nella struttura risiedeva stabilmente da circa un anno dopo una vita passata ad Arbedo, è morta già nella serata di giovedì, dopo le 21, nonostante le cure prestate dai medici del Centro grandi ustionati, dove era stata trasportata d’urgenza con un elicottero della Rega. Le sue condizioni erano fin da subito apparse gravissime ai soccorritori della Croce Verde intervenuti nel complesso di via San Gottardo insieme a pompieri e Polizia. Affiancata dai familiari, la 67.enne ha lottato per ore contro la morte. Poi è spirata. Le cause del dramma sono al vaglio dell’inchiesta. I familiari con cui abbiamo potuto parlare ieri hanno tuttavia smentito che all’origine dell’incendio ci possa essere una sigaretta come ipotizzato da qualcuno. La donna, ci spiegano, era infatti un’ex fumatrice.

Nata nel dicembre del 1951 a Thalwil, cittadina del canton Zurigo, all’età di 12 anni si era trasferita in Ticino e aveva poi sempre abitato ad Arbedo, dove ha formato la propria famiglia dando la luce a una figlia e due figli. Aveva tre nipoti. Per molti anni aveva lavorato per le ex PTT, azienda in cui aveva svolto l’apprendistato come telefonista. Dopo la maternità era quindi tornata al lavoro, e in seguito era stata attiva anche per Swisscom, oltre che in altre occupazioni saltuarie. Persona benvoluta, come dimostrato anche dalle numerose attestazioni di vicinanza ricevute nelle scorse ore dai suoi cari, un anno e mezzo fa si era avvicinata al centro Tertianum Turrita, dove come detto si era poi trasferita definitivamente circa dodici mesi fa. Rimaneva comunque ancora semi-autonoma, pur facendo capo a un servizio di cure a domicilio che l’ha seguita affettuosamente in questi mesi. «Una brava persona sempre attorniata dai figli che venivano quotidianamente a trovarla» aveva detto poche ore dopo l’accaduto un’altra ospite della struttura inaugurata nell’aprile 2016. La speranza di tutti era che la signora Ursula potesse salvarsi. Ma purtroppo non c’è stato nulla da fare.

Lo sconforto e gli interrogativi
Ora è il momento dello sconforto. Accompagnato però anche dalla sete di verità. «Vogliamo ottenere le risposte più chiare possibili» spiega al CdT uno dei figli comprensibilmente scosso, incredulo e arrabbiato. Le cause esatte dell’incendio non sono al momento note. Decisivi saranno gli indizi raccolti dagli esperti della Polizia scientifica. A far luce sull’accaduto potrebbe contribuire l’eventuale autopsia, già chiesta agli inquirenti dai familiari della vittima che hanno pure consegnato le immagini della videosorveglianza installata nel monolocale per motivi precauzionali.

Intanto i parenti puntano il dito contro l’assenza di un sistema d’allarme anti-incendio e di rilevatori di fumo: avrebbero potuto permettere di guadagnare minuti decisivi nei soccorsi che, lo ricordiamo, sono stati sollecitati da un automobilista che ha notato il fumo transitando da via San Gottardo. Da noi interpellato Stefan Brunner, responsabile di Tertianum Regione Ticino, conferma che i rilevatori di fumo sono presenti nei corridoi e nelle altre parti comuni, ma non negli appartamenti. Viene allora da chiedersi perché si parla di appartamenti protetti. «Si tratta di appartamenti protetti sotto l’aspetto sanitario» replica il responsabile ricordando che gli ospiti possono in qualsiasi momento sollecitare l’intervento del personale.

«Fonti di pericolo da identificare»
«Siamo vicini ai parenti in questo momento difficile ed esprimiamo le nostre più sentite condoglianze» ha sottolineato lo stesso Stefan Brunner nel comunicato diffuso dopo la conferma del decesso. Nella stessa nota si spiegava che per i dipendenti del centro per la terza età che giovedì mattina sono intervenuti «rapidamente e senza esitazioni» per salvare la donna trasportandola fuori dalla stanza in fiamme e prendersi cura di lei fino all’arrivo dei servizi d’emergenza, i vertici della Tertianum hanno deciso di mettere a disposizione un team di assistenza specializzato. Team che, precisa ancora Stefan Brunner, potrà aiutare il personale ad elaborare l’accaduto». Anche gli ospiti sono supportati da un team professionale, per elaborare gli eventi che hanno scombussolato la giornata di giovedì e affrontare il lutto. Oltre che superare questo difficile momento, i vertici della residenza intendono, con la collaborazione di ospiti e personale, «identificare le possibili fonti di pericolo nelle abitazioni in affitto, nonché adoperarsi per svolgere una fattiva opera di prevenzione».

Foto CdT
Foto CdT