Verso il 9 giugno

«Una riforma moderata ma necessaria e urgente»

Il comitato favorevole alla revisione della legge tributaria lancia la campagna in vista del voto – Associazioni economiche e partiti borghesi sottolineano compatti: «Da quasi 50 anni le aliquote di imposizione per le persone fisiche sono rimaste invariate e il cantone ha perso attrattività»
Martina Salvini
06.05.2024 18:15

Una riforma moderata e graduale, ma mai così urgente. Così, oggi in conferenza stampa, è stata definita la riforma della legge tributaria in votazione il 9 giugno da parte del comitato favorevole. «I fatti sono tre – ha esordito Cristina Maderni, deputata del PLR e vicepresidente della Camera di Commercio –: in primis la società cambia e la legge tributaria va adeguata. Inoltre, la concorrenza fiscale esiste e ignorarla non è un’opzione. Infine, in assenza di un correttivo, le imposte aumenteranno per tutti». In ambito fiscale, ha ricordato Maderni, non agire significa retrocedere, «causando un impoverimento per tutta la società». In particolare, «significa perdere i buoni contribuenti, già in netto calo; vedere neopensionati che ritirano il proprio capitale pensionistico in altri cantoni; assistere alla chiusura di imprese di famiglia, con la conseguente perdita di posti di lavoro. E, infine, più tasse per tutti con il ritorno al 100% del coefficiente di imposta cantonale».

Da quasi 50 anni, ha evidenziato da parte sua il presidente dell’Associazione delle industrie ticinesi (AITI) Oliviero Pesenti, «siamo fermi al palo, e questo significa perdere posizioni, attrattività e investimenti». Nel contempo, «siamo tra i cantoni più costosi per alcune categorie di contribuenti». In particolare, «il Ticino si posiziona tra i 5 cantoni meno generosi per le deduzioni delle spese professionali», mentre in materia di prelievo del capitale previdenziale, «a partire da una certa soglia siamo addirittura il cantone più oneroso, e questo spinge i neopensionati a spostare preventivamente il domicilio». Secondo Pesenti, insomma, occorre essere chiari: «Questa riforma è quanto di più ragionevole possa esserci e chi voterà no si assumerà gran parte della responsabilità dell’impoverimento del cantone». Una tesi ribadita anche dal consigliere nazionale dell’UDC Piero Marchesi, il quale ha ricordato che in una fase così complicata per le tasche dei cittadini, non è certo il momento di aumentare le imposte. «Chi si oppone alla riforma, la sinistra, mira invece ad aumentare la pressione fiscale sui ticinesi, facendo sì che lo Stato possa incassare di più, dimenticando però che prima la ricchezza va prodotta». Sul tema del lavoro si è invece concentrata la capogruppo del PLR Alessandra Gianella, che ha ricordato come il Ticino sia tra i cantoni che tassano di più. «Per questo, abbiamo proposto un aumento delle deduzioni delle spese professionali in due tempi: un aumento da 2.500 a 3 mila franchi per i periodi fiscali 2024 e 2025, per poi passare a 3.500 dal 2026. Così, a regime, tutti i lavoratori avranno mille franchi in più di deduzione». Con la riforma della legge tributaria, ha aggiunto, «non diventeremo l’eldorado fiscale, ma dopo anni di attesa potremo perlomeno smuovere leggermente la nostra competitività, allineandoci con gli altri cantoni». Anche perché, ha ribadito da parte sua Gianmaria Frapolli della Lega, «occorre creare le condizioni per il futuro: dobbiamo essere competitivi e portare qui nuove aziende che possano creare occupazione, senza farci però scappare chi è già qui».

Il Ticino, ha ricordato dal canto suo il consigliere agli Stati del Centro Fabio Regazzi, «è un inferno fiscale per alcune categorie di contribuenti e questo vale anche per le eredità e le successioni tra partner consensuali, figli dei partner e per i non parenti». Persone che possono vedersi tassare con aliquote fino al 41%. «Non di rado, ciò porta le imprese di famiglia a rinunciare a importanti investimenti, a indebitarsi o a chiudere l’attività». L’immobilismo, ha aggiunto, ha fatto scivolare il Ticino nelle retrovie nel confronto con gli altri cantoni: «Opporsi a questa riforma sarebbe incomprensibile, se non addirittura irresponsabile». Infine, il presidente della Camera di Commercio Andrea Gehri si è soffermato sui grandi contribuenti. «L’imposizione degli alti redditi è tra le più alte, siamo al 21. posto, pari al doppio dell’imposizione di Zugo». In Ticino, ha evidenziato, il 3% dei contribuenti finanzia il 34% dell’imposta sulle persone fisiche. «Anche una piccola variazione può generare importanti conseguenze: la partenza dei grandi contribuenti rischia di creare problemi al finanziamento dello Stato, che a sua volta si rifarebbe sul ceto medio». La riforma propone dunque di ridurre l’aliquota massima al 12% in sei tappe. «Questo favorirà i nuovi arrivi e garantirà un maggiore gettito per il bene della collettività».