Una rivoluzione in provetta

Partiamo visualizzando due immagini: una madre, un padre e, tra loro, il figlioletto; una donna incinta, radiosa, illuminata di una luce che solo la gravidanza sembra in grado di regalare. È il sogno di molte donne, inutile dirlo. Che a volte assume i tratti della necessità, quasi un'impellenza legata all'inarrestabile ticchettìo dell'orologio biologico. Spesso concepito come tappa naturale lungo il percorso di una vita, tanto «normale» da essere dato per scontato. Quando scontato proprio non è.
Non lo è oggi più che mai, soprattutto nei paesi industrializzati dove l'età media delle coppie che desiderano concepire un figlio va sempre più innalzandosi. E gli anni, in questo caso, possono rappresentare un serio problema: secondo le stime, attualmente circa una coppia su sei in età feconda si trova a vivere involontariamente la cosiddetta «crisi di infertilità». Facile intuirne i motivi: tra studi, esperienze professionali e aspirazioni personali, il momento in cui uomini e donne si sentono pronti per diventare genitori viene via via posticipato. Ed è qui che scende in campo la medicina, mettedo a disposizione delle coppie più «mature» una serie di tecniche e strumenti diagnostico-terapeutici in grado di affrontare il problema dell'infertilità. In questo settore, nel nostro Paese la vera rivoluzione si verificò trent'anni fa, quando al Centro cantonale di fertilità dell'EOC di Locarno fu ottenuta la prima gravidanza con parto grazie alla fecondazione in vitro. Un evento estremamente importante, celebrato oggi in un simposio internazionale organizzato al Monte Verità di Ascona. «Le tecniche della fecondazione in vitro e dell'ICSI (trattamento dell'infertilità maschile, ndr) – spiega al CdT il primario del Centro di fertilità locarnese Jürg Stamm – hanno rappresentato due scoperte eccezionali, che hanno rivoluzionato l'intero settore della medicina riproduttiva. Con le nostre conoscenze, oggi siamo in grado di dare una risposta concreta alle pulsioni più profonde di coppie ormai non più giovanissime, restituendo loro la speranza di diventare genitori. Non nascondo che più si va avanti con gli anni più il percorso può essere lungo e impegnativo, oltre che economicamente oneroso, ma i risultati possono essere eccezionali». Se infatti oggi la medicina è in grado di superare i principali problemi di infertilità maschile e femminile, l'età resta un ostacolo quasi insormontabile: «Il nostro settore è delicato, anche perché deve affrontare un'alta percentuale di insuccessi – continua Stamm. Nel 2012, su diecimila cicli avviati in Svizzera solo 1.770 hanno avuto successo. È una questione fisica, legata appunto all'età, che scientificamente saremmo pronti ad affrontare; in ballo però ci sono riflessioni etiche, religiose ed economiche che vanno al di là della medicina. Il nostro Paese, per ora, non è pronto ad accogliere le più avanzate tecniche dell'ovodonazione o del social freezing che, a parer mio, potrebbero rappresentare il futuro del settore. Il dibattito, comunque, rimane aperto».