Una Romanée Conti da un milione: «La vendita è avvenuta senza indugi»

Se davvero fa buon sangue, figuriamoci questa bottiglia. Nel mondo del collezionismo non era mai accaduto. Una Romanée Conti da 6 litri del 1985 è stata venduta per un milione di franchi. Incroyable! Un record mondiale raggiunto nelle scorse settimane in Ticino che bene racconta l’evoluzione di un mercato in forte espansione ancorché di nicchia. «La vendita è avvenuta molto rapidamente. Questo tipo di clientela ha sempre poco tempo. Si tratta prevalentemente di miliardari o milionari». A parlare è Fabio Cattaneo, CEO di AVU, la società attiva a Sorengo che ha gestito la trattativa: «Il nuovo proprietario preferisce rimanere anonimo. Comunque non è svizzero». Ma come avvengono queste operazioni? «In modo molto discreto».
Pony express con il jet privato
Come nel mondo dell’arte, la storia di queste bottiglie, spesso, è legata ai proprietari precedenti. «La bottiglia in questione, con altre 11, apparteneva alla prestigiosa collezione del ristorante enoteca Pinchiorri di Firenze. Pinchiorri era solito mostrare questi gioielli ai suoi clienti migliori, ma la vendita non era contemplata». Per vent’anni Cattaneo ha coltivato il sogno di un acquisto. «Nel mercato del vino i pezzi pregiati si conoscono». Poi, a dicembre 2020, l’opportunità. «Pinchiorri ha messo all’asta 12 bottiglie, comprendenti la Romanée Conti e noi abbiamo fatto la follia, comprando l’intera serie». Un lotto che qualche mese dopo, come detto, è stato venduto al nuovo acquirente per un valore di oltre due milioni di franchi. Ma - chiediamo - come avvengono queste transazioni? È passato a ritirare le bottiglie? «No, ha inviato il suo aereo privato. Ma non potendo atterrare a Lugano, ha fatto scalo a Zurigo».
La banca del vino
«Vini pregiati per persone con un patrimonio netto elevato», così indica il sito dell’azienda con sede principale a Sorengo e banche del vino in Spagna, Inghilterra e Francia. «Commercializziamo vini di altissima qualità, soprattutto bordolesi, che sono i più blasonati. In generale, però, abbiamo le maggiori etichette del vino mondiale», prosegue Cattaneo che sul fronte degli acquirenti aggiunge: «Spesso non è solo una questione di soldi. Si tratta di clienti che devono essere disposti a spendere cifre importanti per un prodotto di consumo come il vino». Ma non è speculazione?
Consumo o investimento?
La Svizzera storicamente è uno dei Paesi più attivi sul mercato europeo. «Non a caso - prosegue Cattaneo - da noi si trovano alcune tra le cantine private più rifornite, con vini acquistati 30-50 anni fa d’inestimabile valore». Il collezionismo non rappresenta quindi una novità alle nostre latitudini. Anche se l’allargamento del mercato ha contribuito negli ultimi 20 anni alla crescita della domanda, facendo schizzare alle stelle i costi di alcune bottiglie. «Il grande mercato di riferimento oggi per noi è quello asiatico – prosegue Cattaneo. Ultimamente anche gli Stati Uniti e il Sud America premono molto. La richiesta di vini pregiati è in crescita un po’ ovunque. Negli ultimi anni si sono aggiunti nuovi benestanti, provenienti da Paesi come il Brasile, il Messico o la Russia». Ma chi acquista lo fa con quale scopo? Berlo? Oppure, come spesso capita nel mondo dell’arte, c’è un intento speculativo? «Entrambe le cose. C’è chi acquista per bere e chi lo fa in un’ottica di investimento futuro». Secondo alcuni studi - citati da Cattaneo - la rendita dell’investimento in vino sul lungo termine si aggira mediamente attorno al 8% all’anno. Cifre imporanti. «Ma non illudiamoci. Non basta comprare vino bordolese per fare un affare. Il vino di investimento è estremamente raro sul mercato. Si parla di pochissime etichette in annate ben selezionate. In Italia ne possiamo contare 2-3 al massimo, come in America. Il resto – a farla da padrone - è il vino francese, con alcuni Chateaux bordolesi e della domaine della Borgogna». Complessivamente comunque non si arriva alle quaranta etichette in tutto il mondo per le case prestigiose.
Acino per acino
Ma come giustificare queste cifre da capogiro? Ancora Cattaneo: «A certe condizioni alcuni vini sono un ottimo investimento. Innanzitutto perché le produzioni di altissima qualità sono sempre più piccole. Le case vinicole negli ultimi anni hanno aumentato la selezione sul raccolto con un lavoro minuzioso eseguito su ogni acino. C’è poi un altro motivo all’origine del vertiginoso costo di queste bottiglie. L’interesse per il vino è diventato globale. Storicamente i mercati di riferimento erano la Svizzera, l’Olanda, l’Inghilterra e il Belgio. Oggi dalla Cina c’è una richiesta incredibile. È chiaro: tutto è collegato all’economia globale che ha reso i ricchi sempre più ricchi. Romanée Conti, per esempio, non produce più di 5 mila bottiglie all’anno. Nel mondo ci sono 2 mila miliardari che non si fermano a due bottiglie. Ecco perché il costo può facilmente schizzare alle stelle. Poche bottiglie per un mercato che negli ultimi anni è cresciuto notevolmente».