Riva San Vitale

Una sede tutta nuova per abbattere i muri del disagio giovanile

La Fondazione Don Guanella ha inaugurato l’edificio appena ultimato che accoglierà la Comunità Socio Terapeutica Arco – È l’unico centro di questo tipo in Ticino
©CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
28.01.2025 16:03

«Ben più di semplici mura e cemento - anche se si tratta di un edificio “stupendo” di notevole qualità architettonica -, quello che inauguriamo non è solo un luogo fisico, bensì un punto di riferimento, un servizio determinante per la gioventù, le famiglie e la nostra comunità». Parole del consigliere di Stato Raffaele De Rosa pronunciate oggi durante l’inaugurazione della nuova sede della Comunità Socio Terapeutica Arco della Fondazione don Guanella (ex Istituto Canisio) a Riva San Vitale. E parole che testimoniano quanto l’edificio inaugurato (e benedetto) questa mattina rappresenti per la Fondazione e tutti i rappresentanti della rete socio sanitaria un traguardo significativo, che consente di ampliare la capacità di accoglienza e supporto per i ragazzi e le ragazze che che vivono fragilità psicologica.

Al centro: la cura

Le nuove superfici hanno trovato casa nel comparto che già accoglie la Fondazione e i suoi servizi, dietro il nucleo di Riva. Si integrano perfettamente, ricalcando l’architettura e i volumi di edifici già esistenti. La struttura racchiude spazi comuni per i ragazzi che è pronta ad accogliere, come laboratori, spazi terapeutici, una grande sala comune con cucina e sala da pranzo, stanze e servizi igienici. Ne beneficeranno, come anticipato, gli ospiti della comunità Arco, un centro residenziale dedicato ad adolescenti tra i 15 e i 18 anni che affrontano difficoltà psicologiche, perché mira ad offrire un luogo sicuro e accogliente, pensato per favorire la cura, la protezione, la crescita personale e la condivisione. Può ospitare fino a 9 persone, con un progetto personalizzato della durata di 12 mesi. «Già nel 2013 ci si è resi conto che era necessario fare di più», ha aggiunto De Rosa ricordando che il progetto Arco ha ormai 12 anni e che il disagio giovanile è «in crescita, sempre più diversificato e precoce», alla Fondazione non può quindi che essere rivolta gratitudine. Anche perché l’anno prossimo taglierà il traguardo dei 100 anni di vita.

I ragazzi accolti dalla Comunità Arco dal 2013 ad oggi sono stati 69, a loro se ne aggiungono molti altri per cui è stata valutata la possibilità di collocamento. A spiegarlo è stato il (neo) direttore della Fondazione Simone Maritan, che ha voluto sottolineare come l’inaugurazione dei nuovi spazi simboleggi «l’impegno e la dedizione verso la cura dei giovani e testimoni l’impegno tangibile delle istituzioni per garantire un ambiente sicuro e affidabile ai ragazzi che ci vengono affidati». Dei giovani che non si limitano a quelli ospitati da Arco. I servizi offerti dalla Fondazione sono infatti molteplici: da una scuola speciale, a un centro diurno per disabili, ad unità abitative esterne alle comunità Arco e Archetto (la seconda per ragazzi tra gli 8 e i 14 anni).

Alla giornata di inaugurazione e porte aperte ha preso parte anche il vescovo Alain de Raemy, che si è soffermato sui valori cristiani che da ormai 100 anni guidano la Fondazione: «Il vostro scopo è l’ego altruistico, vale a dire che attraverso il vostro perfezionamento con opere di carità cristiana perseguite il sostegno agli altri bisognosi di cura. C’è tanta generosità in questo, nel prendersi cura dell’altro». Parole, queste, che si allineano con quelle espresse dal presidente della Fondazione don Alessandro Allegra, termini che suonano anche come un augurio: «Continuare ad educare per le vie del cuore».