Uno «scempio» oppure un fiore che attende di sbocciare?

Certo che se ci si limita a confrontare com’è, oggi, e come è destinato a diventare, è inevitabile porsi qualche interrogativo. Il Parco urbano in via Mirasole a Bellinzona dovrebbe essere verde, un grande prato in grado di farci scordare i «mari più lontani e sconfinati», per dirla con Stefano Benni. Ma la distesa non è di acqua (ops, di erba) ma di ghiaietto bianco, superficie voluta apposta dal Municipio per consentire un utilizzo il più diffuso possibile del «polmone». Che infatti - 2020 a parte a causa della pandemia - ospita ad esempio, all’inizio della stagione calda, la manifestazione «BelliEstate» molto frequentata dalla popolazione residente ma non solo.
Fra l’IRB e le piscine
Se i Verdi, nel maggio 2018, in un’interpellanza avevano parlato di «fregatura», il PPD negli scorsi giorni ha addirittura rincarato la dose, etichettando il Parco urbano come «scempio». Nonostante i «frequenti (e onerosi...)» lavori di manutenzione - osserva il gruppo popolare-democratico (primo firmatario Emilio Scossa-Baggi) - che servono per «ripulire» il sito il «risultato è e rimane semplicemente pietoso, assolutamente indecoroso per una zona che avrebbe dovuto risultare di grande pregio e richiamo». Insomma, gli azzurri non la toccano per nulla piano.
E ciò non sorprende, se facciamo un passo indietro di tre mesi e mezzo. Era il 30 giugno scorso. E sui banchi del Consiglio comunale arrivano i crediti (per complessivi 3,3 milioni di franchi) per la seconda e la terza tappa (la prima era stata completata nel 2016) dell’opera incastonata fra la futura sede dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e il Liceo ed il bagno pubblico. Alla fine il Legislativo dà luce verde agli interventi con 32 sì, 10 no e 3 astenuti. Ma senza il sostegno di Lega-UDC, Movimento per il socialismo e appunto il PPD. Che invano, per bocca di Gabriele Pedroni, aveva chiesto la sospensione del messaggio per la realizzazione del Café du Parc alla luce delle incertezze per il settore della ristorazione legate all’emergenza sanitaria.
In cerca di identità
«Ha ancora senso cercare di continuare a mantenere uno scempio del genere?», si chiede oggi il PPD. Allegando due fotografie all’interpellanza dove oltre al ghiaietto s’intravede una «moltitudine di erbacce che crescono e ricrescono». Al di là della domanda riguardante i costi di manutenzione annuali, gli azzurri vogliono sapere dal Municipio come intende porre mano «radicalmente a questa situazione persistentemente degradante». La risposta, a guardar bene, è nei due crediti votati dal plenum. Ovviamente il PPD lo sa ma non gli basta. Vuole conoscere la strategia dell’Esecutivo per fare del Parco urbano, davvero, il fiore all’occhiello della capitale.
Le tre tappe
Il progetto vede la luce nel 2011 con la votazione sull’IRB. Due anni più tardi, per la precisione il 21 maggio 2013, il Legislativo approva il credito di 140.000 franchi per la progettazione definitiva. Ossia per (ri)disegnare l’area in via Mirasole di 50.000 metri quadrati così come pensata dall’architetto-paesaggista Paolo Bürgi. Il 24 febbraio 2014 è un’altra data significativa, con il Consiglio comunale che stanzia 2,82 milioni per la prima tappa dei lavori (comprensiva, tra l’altro, degli spogliatoi): un solo contrario e un astenuto. Arriviamo, quindi, alla seconda e alla terza tappa, che nei prossimi anni cambieranno volto al Parco urbano.
Sì perché il polmone verde si arricchirà non solo dell’albero del vento già posato, ma anche di una fontana con giochi d’acqua dinamici (tipo quella davanti a Palazzo federale, per intenderci) e dell’illuminazione dell’area multifunzionale. E poi c’è lui, il Café du Parc, un ritrovo pubblico voluto essenzialmente per far «vivere» il parco non solo quando ci sono gli eventi.