Usare il marmo di Arzo per valorizzare il Laveggio?

Perché non utilizzare il marmo di Arzo per valorizzare il fiume Laveggio? Anche se può sembrarlo, la domanda non è una provocazione. Anzi, è una proposta concreta che nei giorni scorsi è stata messa nero su bianco in una lettera inviata ai Comuni momò sul cui territorio scorre il Laveggio: Stabio, Mendrisio e Riva San Vitale. A firmarla è il Patriziato di Arzo, proprietario delle cave.
Una necessità e un’opportunità
Dietro la proposta ci sono sia una necessità, sia un’opportunità. «Dopo l’estrazione dei blocchi di marmo rimane molto materiale di deponia che per poter rendere accessibile il fronte della parete rocciosa dovrà essere rimosso», si legge nella lettera. In altre parole: «Alle cave l’attività di estrazione continua, ma non tutto il marmo che viene estratto viene utilizzato come materiale ornamentale - spiega il presidente del patriziato Aldo Allio -. C’è anche del marmo di scarto, «non sano» che viene accantonato. Nell’ultimo anno e mezzo ne è stato estratto parecchio. Il materiale di scarto fino a qualche anno fa veniva depositato sul posto, dove ora c’è l’anfiteatro naturalistico. Questa soluzione oggi non è logicamente più percorribile e ci troviamo quindi con parecchio materiale accumulato». Spostarlo è una necessità, perché «le pareti devono sempre essere pulite, libere da materiale di scarto», prosegue Allio.


Le condizioni
L’opportunità è invece da ricercare nei progetti che si stanno concretizzando per la valorizzazione e riqualificazione di più tratte del fiume Laveggio. «La nostra pietra è ideale per lavori e interventi di ingegneria naturalistica sui corsi d’acqua del Mendrisiotto», si sottolinea nella missiva. Aggiungendo poi che la conclusione è stata tratta dopo aver coinvolto il Cantone: «Negli scorsi mesi abbiamo contattato gli uffici cantonali in modo da verificare se questo materiale potrà essere utilizzato per lavori di sistemazione dei corsi d’acqua e rinaturazione». E la risposta è stata affermativa, a patto che vengano rispettate alcune condizioni: i blocchi riutilizzati non dovranno avere dei lati da taglio a vista, «tenuto conto delle caratteristiche del materiale» dovranno essere impiegati nei corsi d’acqua del Mendrisiotto e dovranno «essere privi di punti deboli o difetti che potrebbero pregiudicarne la resistenza».
L’utilizzo locale
Alla luce di queste considerazioni e del fatto che «siccome si tratta di una pietra locale tipica del Mendrisiotto, saremo oltremodo contenti se ne fosse fatto un utilizzo locale», la proposta del Patriziato ai Comuni è quindi di «considerare nei lavori che state progettando di utilizzare la pietra proveniente dalle nostre cave debitamente frantumata».
Negli scorsi anni molto materiale di scarto accumulato è stato utilizzato per il progetto di valorizzazione e riqualificazione delle cave, conclude Allio: «I gradoni dell’anfiteatro, i bagni imperiali e la ghiaia lungo i percorsi che conducono alle cave sono stati realizzati con il marmo di scarto».