Valli spopolate? No, anzi, sono più attrattive
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2022/12/01/1920x1080/7518a6bd-b66b-47bd-906d-70270e7458bb.jpeg)
Le valli del Locarnese - così come in generale tutte le zone periferiche - si stanno lentamente ma inesorabilmente spopolando. E questa non è una novità. In zone periferiche, certamente affascinanti, immerse nella natura ma anche difficili da raggiungere e con infrastrutture e servizi sempre più ridotti all’osso, restano a viverci praticamente solo gli anziani. E anche le loro case, fuori e dentro i nuclei, costruite per circa il 40% prima del 1981 e risanate in parte o per niente, rischiano di essere abbandonate. Ma non è dappertutto così: in certe zone, come la Bassa Vallemaggia e le Terre di Pedemonte, da almeno una decina d’anni l’evoluzione della popolazione è in rialzo, così come la qualità e la quantità del patrimonio immobiliare. Eppure ci sarebbero margini di manovra per rendere attrattive e ripopolare anche Onsernone, Alta Vallemaggia e pure la Valle Verzasca, che proprio negli ultimi tempi ha conosciuto un certo «boom» residenziale.
Che ci sia una situazione demografica e degli alloggi in evoluzione, che potrebbe riportare vita ai nuclei e ai villaggi più discosti del Locarnese, ce lo dice uno studio con incluso un sondaggio elaborato e messo a punto dal Gruppo immobiliare Multi con il sostegno dell’Ente regionale di Sviluppo, della Fondazione Vallemaggia e di quattro Comuni, Maggia, Onsernone, Terre di Pedemonte e Verzasca. Uno studio mai realizzato, necessario, oltre che condiviso su tutto il territorio, «che mette in evidenza opportunità e misure concrete per una strategia tesa al ripopolamento delle alte valli, o perlomeno a fermarne l’erosione demografica», come hanno sottolineato il presidente dell’Ente regionale di sviluppo Giacomo Garzoli e il presidente dell’Antenna Vallemaggia Aron Piezzi ieri nella Sala parrocchiale di Avegno dov’è stato presentato l’elaborato.
Carenza informativa
Edoardo Slerca e Manuel Gamper del Gruppo Multi, hanno sinteticamente illustrato i risultati del rapporto, confermando che lo spopolamento nelle alte valli è un fenomeno quasi irreversibile, considerando l’invecchiamento della popolazione. Dal punto di vista abitativo, ne consegue che in queste zone l’attività edilizia si sia sostanzialmente fermata, mentre più a valle, soprattutto per unità abitative di 3,5 locali o più, c’è stato un certo fermento costruttivo. La ricerca ha però evidenziato la sostanziale carenza di informazioni per quanto riguarda disponibilità di alloggi in affitto e case o appartamenti in vendita. «Non esiste un censimento esaustivo delle case disponibili o delle abitazioni sfitte. Per questo proponiamo che sia creata una piattaforma unica da aggregare ai portali immobiliari più utilizzati nella quale inserire una sezione con gli annunci e la disponibilità di alloggi nelle valli, non solo dal punto di vista turistico ma soprattutto residenziale», ha detto Gamper.
L’effetto del Covid
Un certo impulso alla vita «fuori dal mondo» l’ha dato la pandemia. «Il 35% degli intervistati non residenti ha rivalutato la possibilità di trasferirsi in valle per effetto del Covid», ha confermato lo studio del Gruppo Multi. «C’è stato un enorme sviluppo dello smart working, del lavoro da remoto, e le valli possono approfittarne, creando strutture e tecnologie adeguate (potenziamento banda larga e 5G). Ma chi verrebbe volentieri a viverci per tranquillità, contatto con la natura, qualità di vita e prezzi degli immobili più bassi, desidererebbe anche degli incentivi alle famiglie con bambini in età scolastica e dei contributi pubblici per ristrutturazione di case esistenti o per la costruzione di nuovi edifici, si evidenzia nello studio. E chi ci vive già? «Chiede maggiore accessibilità ai servizi, più trasporti pubblici e maggiori opportunità formative e professionali», conclude Gamper.