Verso un Gran Consiglio più frammentato?
Il Gran Consiglio che uscirà dalle elezioni cantonali del 2 aprile potrebbe (ma il condizionale è d'obbligo) essere un po' più frammentato di quello attuale, dove siedono 9 formazioni politiche. Due nuovi partiti «minori», infatti, potrebbero entrare in Parlamento. È quanto emerge da un sondaggio commissionato dalla RSI ed elaborato dall'azienda Assolo Sagl, svolto tra l'8 e il 24 febbraio con un campione rappresentativo di 956 elettori (su 1.667 persone intervistate).
Stando a questa prima proiezione, inoltre, l'UDC potrebbe guadagnare uno o due seggi nel Legislativo cantonale, passando così da 7 a 8/9 deputati. E tra le formazioni politiche con il vento a favore ci sarebbe anche il PLR, che potrebbe mantenere la «forza» attuale o veder anche aumentare il proprio gruppo parlamentare, passando da 23 a 24 granconsiglieri.
A rischiare di perdere un seggio, invece, ci sono PS, Centro, e Verdi. I socialisti passerebbero così da 13 a 12 deputati, mentre il Centro da 16 a 15. I Verdi, dal canto loro, passerebbero da 6 a 5 deputati (il minimo per poter fare «gruppo» in Parlamento ed entrare quindi nelle Commissioni). Tutti e tre i partiti, però, secondo la proiezione potrebbero pure riuscire a mantenere le posizioni attuali e molto dipenderà dalla mobilitazione del loro elettorato di riferimento (e dai voti preferenziali).
Secondo il sondaggio, inoltre, i cosiddetti partiti «minori» (MPS, PC e Più Donne) manterrebbero le posizioni attuali. E, come detto, altri partiti «minori» potrebbero entrare in Parlamento. Tra questi, in corsa ci sono Avanti con Ticino&Lavoro, Verdi liberali, HelvEthica, MontagnaViva e Dignità ai pensionati. E, stando al sondaggio, Avanti con Ticino&Lavoro e Verdi liberali sono tra i favoriti per conquistare un seggio in Gran Consiglio.
Ad ogni modo, considerato che il sondaggio è stato effettuato a metà febbraio, i risultati vanno presi con le pinze. Molto, infatti, potrebbe cambiare in quest'ultimo mese di campagna elettorale.
Detto dei partiti, un altro dato significativo emerge dal sondaggio: stando alla proiezione, oltre il 22% degli elettori (quindi più di un elettore su cinque) utilizzerà la scheda senza intestazione. Tale dato, nel 2019, si era fermato a quota 18-19%.