Chiasso

Verso una città gentile per la terza e quarta età

Jessica Consoli, dal prossimo gennaio, assumerà la carica di direttrice degli Istituti sociali di Chiasso – Lo farà in un momento in cui le sfide (delicate) nel settore non mancano e anche a livello locale si è al lavoro per realizzare un quartiere intergenerazionale
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Stefano Lippmann
30.11.2024 06:00

L’ufficio al secondo piano di Casa Giardino a Chiasso deve ancora essere personalizzato. Ci sono una scrivania, delle sedie e due computer. Jessica Consoli, la futura direttrice degli Istituti sociali di Chiasso, sarà ufficialmente in servizio dai primi giorni di gennaio 2025. Dopo quattro anni alla direzione di Casa Santa Elisabetta, è arrivato il momento di cambiare e riavvicinarsi al mondo della terza e quarta età, già vissuto in passato.

Attualmente, Jessica Consoli è un’osservatrice interessata. Le chiediamo che impressione abbia avuto della struttura: «Al primo impatto l’ho trovata molto all’avanguardia, con un personale preparato che sa coniugare il lato tecnico e una grande sensibilità nel prendersi cura delle persone.

Si percepisce fiducia e ho notato molta organizzazione». Un’affermazione, quest’ultima, non scontata visto che il ruolo di direttore è vacante da luglio: «Parte del merito credo sia da attribuire alla supervisione proattiva di Stefano Tonini (municipale e capodicastero Istituti sociali, ndr) che in questi mesi ha fatto da ponte. Mi viene da dire che c’è un team di direzione e di collaboratori che credono in questa struttura».

Al centro, l’anziano

Gli Istituti sociali di Chiasso contano 139 posti letto. Una grande struttura che si appresta a vivere un cambiamento epocale: è in cantiere la realizzazione di un quartiere intergenerazionale e, al giorno d’oggi, si tende sempre più a sviluppare il concetto di «rete».

La neo direttrice ha già le idee ben chiare: «Lavoriamo a favore di una struttura che rappresenta la casa per molte persone, un luogo importante che deve saper accogliere, prendersi cura dei residenti e includere anche i familiari curanti e gli amici. La sfida futura sarà quella di creare un quartiere gentile per la terza e la quarta età, che valorizzi e sostenga gli anziani». Il discorso inevitabilmente si allarga, anche perché per il settore in generale il momento è piuttosto delicato. Ma nella cittadina, e per la nostra interlocutrice, la positività non manca. «È un momento molto prezioso per gli Istituti sociali – commenta –. Viviamo in un settore con molte complessità: la parte economica influisce e la popolazione invecchia sempre di più, aumentando anche le fragilità. Ma io credo che ci sia pure una grande opportunità per reinventarsi, per cogliere nuove sfide e fare rete».

La via, secondo Consoli, è tracciata e mira a «promuovere la figura della persona anziana come una parte importante della società, non solo vista per la fragilità o come qualcuno di cui prendersi cura. In realtà, gli anziani sono preziosi e una parte importante per la nostra comunità».

Le sfide? «Tutti insieme»

Si è parlato di sfide. Ma con lo spettro dei costi della sanità che aumentano, pur garantendo la qualità delle cure, come le si affrontano? «Le sfide future non potranno essere affrontate con i mezzi di una volta – risponde Jessica Consoli –; la società e i bisogni cambiano velocemente e occorre trovare nuove piste, nuove modalità. Poi, precisa la neo direttrice, «tutti gli attori dovranno rafforzare gli sforzi, mantenendo una pluralità dei punti di vista, rispettare le peculiarità di ognuno e, infine, bisognerà mediare e co-costruire una soluzione economicamente sostenibile, che sia il più possibile win-win per tutti». Per questo motivo «dev’esserci la volontà. E deve nascere, ma forse è già nata, l’urgenza di lavorare ancora di più in sinergia per affrontare il cambiamento. Da questo – ravvisa – arriverà la spinta per essere creativi e trovare nuovi sistemi e nuove riorganizzazioni senza perdere di vista la qualità e soprattutto le persone».

«Rubare le buone pratiche»

Creatività che, magari, può giungere anche da esperienze esterne. Oltre agli studi, la neo direttrice ha visitato strutture in Italia, in Olanda e in Giappone. Ha visto modelli che possono essere replicati anche alle nostre latitudini? «Fare copia-incolla non funziona; per questioni culturali, ma anche per territorio e numeri. Siamo davvero piccolini. Però è vero che confrontarsi con altre realtà e altre esperienze può essere stimolante per trovare la nostra soluzione, cucita su misura. Non possiamo pensare di individuarla solo tra di noi, è bene anche andare a rubare le buone pratiche».

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