Villa extralusso all’asta a Lugano (con retroscena internazionale)
C’è anche un pezzo di Ticino in una complessa vicenda che si è snodata nel corso degli anni dal Kazakhstan alla Gran Bretagna, passando anche da un sequestro milionario nel Canton Vaud. Tra poco più di due settimane si terrà infatti l’asta pubblica di una lussuosa villa luganese, gravata da un paio di milioni di franchi di «scoperto», collegata – seppur marginalmente – a una causa internazionale che ha impegnato i tribunali d’Oltremanica.
Tre piani, sette locali
L’incanto, indetto dall’Ufficio fallimenti di Mendrisio, riguarda una villa di Carona situata in via Nodivra. Si parla di un vero e proprio immobile di lusso – secondo la perizia, le sue dimensioni sono «sopra la media del quartiere» – : circa novecento metri quadrati, tre piani, sette locali, una piscina interna con area benessere (sauna e bagno turco), una cantina vini e sei posteggi, interni ed esterni. La villa verrà venduta insieme a due terreni adiacenti il prossimo 7 marzo alle 14.45 nella sala Consiglio Comunale di Mendrisio. Il prezzo per aggiudicarsi oltre 2.900 metri quadrati di proprietà? Non lasciatevi ingannare dall’offerta minima di 180 mila franchi: per aggiudicarsela ne serviranno molti di più. Nonostante un valore ufficiale di soli 2 milioni, il perito ha stimato che l’immobile ne vale ben 6,79. Inclusi i due terreni, il valore totale stimato ammonta a 7,85 milioni di franchi.
Un caso per Mon Repos
Ma qual è il legame che ha questo incanto con la Gran Bretagna e la sua giustizia? Presto detto: il nome della proprietaria, ora all’estero, è legata a quello di un manager al centro di un caso di frode milionaria. Nel 2013, l’uomo, suo marito, era stato accusato dalla holding kazaka della quale era stato amministratore delegato tra il 2006 e il 2009 di averle sottratto diverse centinaia di milioni di dollari. Un durissimo colpo per il gruppo, fino a otto anni fa quotato alla borsa di Londra. Il 28 febbraio 2018 l’Alta corte di giustizia inglese aveva stabilito che l’ex amministratore delegato era responsabile, insieme all’allora capo delle finanze, di una serie di frodi ai danni dell’azienda, riconoscendo a quest’ultima 250 milioni di sterline (300 milioni di dollari) di danni e 8 milioni di sterline di spese legali.
Non essendo riuscito a recuperare questi 8 milioni di sterline, al cambio si parla di 10,25 milioni di franchi –, il 17 ottobre 2019 il gruppo kazako aveva ottenuto dalla giustizia inglese l’autorizzazione a procedere nei confronti della moglie e della suocera dell’ex manager. Come? Tramite il sequestro di una lussuosa villa del canton Vaud, appartenete a quest’ultima. Il 3 dicembre successivo il giudice di pace di Aigle aveva dichiarato esecutiva la sentenza inglese – ironia della sorte, sulla base della Convenzione di Lugano – e la vicenda si era trascinata fino al Tribunale federale. Il 22 marzo 2021, ne aveva riferito il portale svizzero gothamcity.ch, i giudici di Mon Repos avevano dato luce verde al sequestro della villa e del (lussuoso) mobilio al suo interno.
Come se non bastasse, il 21 dicembre 2021, l’alta Corte britannica aveva ordinato la vendita di un portafoglio di proprietà di lusso a Londra oltre al sequestro di 72 milioni di sterline da un conto bancario svizzero intestato all’ex dirigente per cercare di recuperare parte del denaro frodato. A renderlo noto, in un comunicato stampa reperibile online, era stato lo studio legale inglese che rappresentava il gruppo dell’Asia centrale.
La vicenda aveva avuto un discreto risalto sui vari tabloid d’Oltremanica. Stando allo Standard, il manager aveva vanificato i tentativi di sequestro dei suoi beni ed era pure stato riconosciuto colpevole di oltraggio alla corte e condannato in contumacia a due anni di carcere per non aver consegnato una collezione di orologi da polso di valore. Il portale Thisismoney.uk (parte del gruppo editoriale del Daily Mail) aveva invece dedicato un articolo allo stile di vita lussuoso dell’uomo e della consorte. Insieme a immagini di auto di lusso e orologi, il sito britannico aveva pubblicato anche una foto della villa luganese.
I debiti ticinesi
Quest’ultima proprietà non rientra però tra i sequestri ordinati dall’Alta Corte inglese: è presumibile che in seguito alla tempesta giudiziaria che aveva coinvolto il marito, la donna si sia trasferita all’estero. Lasciando dietro di sé i debiti: una cartella ipotecaria di primo rango di 2,5 milioni (dovuti a un istituto di credito elvetico) e quasi 170 mila franchi di imposte cantonali e comunali (2018-2024) non pagate.