Mendrisio

Violenza e aggressività in clinica, il delicato lavoro svolto a Casvegno

Nei primi 8 mesi dell’anno sono aumentati in maniera marcata gli episodi di violenza (verbale ma anche fisica) all’interno dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale – Struttura che sta accogliendo, oltretutto, il 90% dei ricoveri coatti – Ne parliamo con il direttore Daniele Intraina
©Ti-Press/Francesca Agosta
Stefano Lippmann
02.11.2023 06:00

La cronaca non manca di ricordarci quanti siano gli episodi di violenza e aggressività che si manifestano quotidianamente. Atti che si verificano in tutti i contesti sociali, nessuno escluso. Anche le scuole non ne sono esenti. Tra questi vi sono anche gli episodi di aggressività manifestati nelle nostre strutture ospedaliere in Ticino come nel resto della Svizzera. Una in particolare sta conoscendo un aumento piuttosto marcato: la Clinica psichiatrica cantonale. Nel quartiere di Casvegno a Mendrisio, nel 2023 si è infatti assistito a un aumento marcato di incidenti (a volte limitati a minacce e danneggiamenti), soprattutto a danno del personale infermieristico e medico. Dati che il direttore dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale Daniele Intraina ha deciso di condividere con noi. E lo ha fatto allo scopo di «sensibilizzare» l’opinione pubblica (ma non solo). Ci ha fornito le statistiche, ma ci ha anche aperto le porte di una realtà che sicuramente percepiamo, ma che allo stesso tempo non conosciamo in maniera approfondita. Daniele Intraina, direttore dell’Organizzazione dall’aprile del 2021, ci tiene però a ribadire un concetto imprescindibile: «È un preciso dovere del datore di lavoro – quindi in questo caso della direzione dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, del Dipartimento Sanità e socialità e più in generale dell’amministrazione cantonale – tutelare l’integrità delle persone che vi lavorano. E io aggiungo, in una realtà sociosanitaria come la nostra, evidentemente anche quella degli altri pazienti che sono degenti in reparto».

Parlavamo di cifre. «Si è passati da una media mensile di 11-12 incidenti nel 2021-2022 a 64 incidenti nel solo mese di agosto del 2023 – ci espone il direttore –. Se nel 2021 e nel 2022 in Clinica psichiatrica cantonale ci sono stati rispettivamente 108 e 125 incidenti, nei primi 8 mesi del 2023 ne sono già stati segnalati 213». Entrando più nel dettaglio, da gennaio ad agosto sono state segnalate 119 aggressioni fisiche verso altri pazienti o verso gli operatori e «qualche volta la conseguenza dell’aggressione ha comportato un trasporto al Pronto soccorso». Un dato altrettanto significativo evidenzia che quasi il 32% degli incidenti sono dovuti a pazienti con meno di 18 anni, dunque minorenni. Incidenti che, 8 volte su 10, «sono compiuti da pazienti che hanno come diagnosi principale o secondaria l’uso di alcool o sostanze psicoattive». In questo clima di lavoro, non nasconde il direttore, «il personale ha paura e si sente insicuro e non meno importanti sono i fattori di rischio concernenti altri degenti che pure vanno protetti da questi passaggio all’atto».

Quando la materia ha a che fare con la psichiatria, noi ci siamo. Il compito è nostro. Quando la materia non ha più a che fare esclusivamente – o proprio per nulla – con la psichiatria, capisce che la gestione diventa difficile

Tasso di occupazione al 100%

All’interno della struttura di Mendrisio, deputata al trattamento delle patologie psichiatriche, «questi agiti hanno sempre rappresentato un problema serio. Oggi la situazione crea maggiore attenzione e maggiore tensione da parte del personale sociosanitario perché, innanzitutto, la clinica sta conoscendo un aumento del tasso di occupazione. È chiaro che avendo una concentrazione maggiore di pazienti nei nostri reparti, può aumentare il fattore di rischio». V’è un altro elemento, però, al quanto preponderante: «Il 90% dei ricoveri coatti afferiscono alla Clinica psichiatrica cantonale. A questo aggiungerei anche il fatto che in clinica a volte assistiamo a una presa in carico di soggetti, e volutamente non li chiamo pazienti, richiesta dall’autorità per gravi disturbi del comportamento, per condotte antisociali. Ma che non hanno delle manifeste patologie di carattere psichiatrico». In clinica, in sostanza, vengono portate persone «la cui gestione non consente o necessita la messa in atto di interventi di cura». Parliamo, dunque, di «situazioni, chiamiamole così, di accoglienza forzata e che quindi esulano da quelle che sono delle esigenze di carattere clinico. Le risposte attuate dal personale curante risultano pertanto poco efficaci, soprattutto se la degenza si protrae nel tempo a seguito dell’impossibilità di dimettere il paziente verso altre destinazioni». Tutto ciò comporta, di conseguenza, un aumento del tasso di occupazione che si avvicina al 100%. Con picchi che si manifestano soprattutto durante i fine settimana: «Dal venerdì alla domenica possono anche essere ricoverate, spesso in regime coattivo, 20 persone. Diventa estremamente complicato. Si può avere a che fare, ad esempio, con un’intossicazione acuta (da stupefacenti o alcool, o entrambi) che arriva normalmente a un Pronto soccorso. I colleghi, pure loro sotto pressione, inviano il paziente verso la clinica».

Psichiatria: noi ci siamo

Che fare, dunque? «Oggi – ammette il nostro interlocutore – non abbiamo ancora in modo sufficientemente incisivo una base legislativa. Mi spiego meglio: per poter intervenire, Polizia e Magistratura hanno le punte del lapis un po’ smussate. Perché fintanto che non c’è un passaggio all’atto di una certa gravità, difficilmente si può intervenire con misure incisive. E quando intervieni con questo tipo di misure probabilmente è un po’ tardi. In questa zona grigia, tutti gli attori in campo hanno delle conoscenze, ma nessuno – al momento – ha quello strumento che permetta di intervenire in modo diverso, senza violare nessun segreto professionale, tanto meno medico». La base legale, s’è detto. Ma anche a livello di strutture il tema è delicato. «In questo Cantone non disponiamo di strutture di presa a carico psicoeducativa». Ciò comporta un trasferimento oltre San Gottardo e ciò avviene una volta superata la lista d’attesa.

Nel solco del messaggio di sensibilizzazione, Intraina ribadisce un concetto: «Quando la materia ha a che fare con la psichiatria, noi ci siamo. Il compito è nostro. Quando la materia non ha più a che fare esclusivamente – o proprio per nulla – con la psichiatria, capisce che la gestione diventa difficile».

Allarmi sulla persona, presenza potenziata e strumenti di legge

La situazione è delicata. E non si è rimasti con le mani in mano. Si è deciso di agire con misure di sicurezza, prevenzione e sensibilizzazione: «Vogliamo far comprendere alle autorità che la clinica è prima di tutto un luogo di cura. Nei mesi a venire desideriamo approfondire con le autorità civili e penali quali siano le precise condizioni di lavoro all’interno della clinica» evidenzia Daniele Intraina. Misure di sicurezza e prevenzione, s’è detto: «La Direzione OSC sta mettendo in atto tutta una serie di misure fiancheggiatrici che vanno dalla riorganizzazione dei reparti (per evitare una concentrazione di situazioni a rischio), all’attivazione di nuovi sistema di allarme sulla persone. Inoltre, nei casi in cui un paziente avesse commesso consapevolmente azioni penalmente punibili, «la Direzione ha da diversi mesi previsto di sporgere regolari denunce per violenza o minacce contro autorità e funzionari». Per quel che concerne le casistiche inerenti le persone seriamente minacciose e pericolose «è in corso una revisione della Legge sulla Polizia che prevede un rafforzamento degli strumenti».

All’interno del perimetro di Casvegno «è stata inoltre potenziata la presenza di agenti di sicurezza privata» ai quali si aggiunge «l’ottimale collaborazione con le pattuglie di polizia, le quali intervengono d’urgenza più volte a settimana». Da novembre 2020 è stato inoltre siglato un protocollo di collaborazione fra l’OSC e il Servizio gestione detenuti che «prevede la presenza di agenti di custodia armati con un ruolo esclusivamente preventivo e dissuasivo: segnalano alla polizia situazioni sospette all’interno del Parco e intervengono in presenza di flagranza di reato o in situazioni problematiche di ordine pubblico». Per far fronte alle situazioni di emergenza, da anni all’interno della clinica «è stata istituita un équipe mobile la cui copertura è prevista sulle 24 ore prevalentemente a supporto delle terapie intensive». Infine, dal profilo delle misure preventive, «per il personale di cura il tema della sicurezza è incluso nel percorso di formazione interna, con approfondimenti anche sulla gestione farmacologica dell’aggressività. Nel progetto ‘Casvegno sicuro’ – ravvisa infine – uno speciale gruppo di lavoro ha deciso di allargare la partecipazione a tutto il personale».

I NUMERI: 213 sono gli incidenti riscontrati nei primi 8 mesi del 2023; nel 2022 se ne sono verificati 125, 108 per l'intero 2021. 119 aggressioni fisiche (nel 2023) verso altri pazienti o verso gli operatori; si è fatto anche capo al Pronto soccorso. Nell'80% dei casi, gli atti sono compiuti da pazienti che hanno come diagnosi l'uso di alcool o sostanze psicoattive.