L'intervista

Vitta: «Questa riforma fiscale è equilibrata e ragionevole»

Con il direttore del DFE abbiamo affrontato il tema in votazione popolare il prossimo 9 giugno - I dati, gli scenari e la lettura del momento politico
Christian Vitta è direttore del DFE dal 2015. ©Gabriele Putzu
Gianni Righinetti
22.05.2024 06:00

Christian Vitta, con la riforma fiscale sul tavolo, cosa si gioca il Canton Ticino?
«Un necessario ammodernamento del nostro quadro fiscale per adeguarsi ai cambiamenti della nostra società. In un contesto svizzero in continua evoluzione, dove tanti sono i cantoni che agiscono, l’immobilismo del Canton Ticino avrebbe un costo che ricadrebbe su tutta la collettività. Dobbiamo inoltre ricordare che le nostre aliquote delle persone fisiche risalgono agli anni Settanta del secolo scorso, hanno dunque più di cinquant’anni e un intervento è tanto comprensibile quanto necessario».

Concorrenza fiscale intercantonale: i fatti dimostrano che siamo competitivi per i redditi bassi e medi, ma penalizziamo quelli che si possono chiamare «ricchi». Come spiega a chi ha meno che anche chi ha di più va sgravato?
«Tutte le categorie di contribuenti dai meno abbienti ai più benestanti beneficiano della riforma fiscale. Grazie a questa riforma sarà possibile evitare per tutta la popolazione un aumento di imposte del 3% a partire dal 2024. Vi sono poi misure specifiche che interessano i lavoratori che potranno dedurre maggiori spese professionali, chi deve prelevare del capitale previdenziale frutto di tanti anni di lavoro sarà meno penalizzato rispetto ad oggi, chi è confrontato con una successione ereditaria o una donazione potrà essere trattato in modo più equo tenendo conto dei nuovi modelli di famiglia, le successioni aziendali delle nostre piccole e medie imprese, in assenza di eredi diretti, saranno agevolate e le aliquote massime sul reddito delle persone fisiche che sono oggi fra le più alte in Svizzera potranno avvicinarsi alla media degli altri Cantoni. Per quest’ultimo aspetto, l’interesse per il Ticino è aumentare il numero di persone che contribuiscono a finanziare lo Stato e le prestazioni da esso erogate, mantenendo nel contempo, anche dopo la riforma, un’importante progressività delle aliquote affinché i buoni contribuenti continuino a pagare proporzionalmente di più rispetto a chi ha redditi più contenuti».

Ma il gettito fiscale delle persone fisiche del nostro Cantone è molto dipendente da un numero ristretto di contribuenti?
«È un dato di fatto: lo 0,5% dei contribuenti garantisce il 20% del gettito fiscale delle persone fisiche relativo al reddito. La dipendenza da un numero ristretto di contribuenti è un fattore di alto rischio sia per il Cantone che per i Comuni. Meno dipendenti siamo da un numero ristretto di contribuenti, più ne beneficerà lo Stato e i suoi cittadini. Essere troppo dipendenti da pochi è rischioso per tutti e rende sul medio termine l’equilibrio finanziario dello Stato molto vulnerabile e precario».

Il PS, che ha condotto la cordata referendaria, afferma di non essere contrario a diverse misure del pacchetto e le ha già rilanciate con atti parlamentari. Che limite ha dal suo punto di vista questa mossa?
«È certamente positivo che una parte della riforma sia condivisa da tutti. Se il 9 giugno la riforma sarà accettata avremo la certezza che tutte le misure entreranno in vigore da subito, in caso contrario vi è un iter parlamentare ancora da affrontare con tutte le incognite e i rischi che ne derivano. Votando sì alla riforma fiscale la popolazione ottiene la migliore garanzia che tutte le misure entreranno da subito in vigore evitando così a partire da quest’anno un aumento delle imposte».

I referendisti hanno ripescato varie misure della riforma, ma non tutte. In particolare, non si trova traccia della riduzione lineare delle aliquote dell’imposta sul reddito dell’1,667% che neutralizza per le persone fisiche il ritorno del coefficiente al 100%. Possiamo dire che per loro l’aumento delle imposte deve restare intatto?
«Questo aspetto è sicuramente centrale. L’aumento del coefficiente cantonale d’imposta dal 97% al 100% comporta a partire dal 1. gennaio di quest’anno, un aumento del 3% delle imposte per tutti i contribuenti. Senza la correzione lineare delle aliquote delle persone fisiche dell’1,667%, l’aumento delle imposte diventerebbe definitivo per tutti i cittadini. Questa è una delle importanti differenze fra la riforma fiscale e la posizione dei referendisti».

Le riforme fiscali se equilibrate e ragionevoli come quella in votazione contribuiscono ad aggiornare il quadro fiscale di riferimento tenendo anche conto degli aspetti finanziari

Il mantra a sinistra è: gli sgravi svuotano le casse pubbliche. Come confuta questa affermazione?
«Le riforme fiscali se equilibrate e ragionevoli come quella in votazione contribuiscono ad aggiornare il quadro fiscale di riferimento tenendo anche conto degli aspetti finanziari. Nel caso concreto, le misure proposte utilizzano lo spazio finanziario di 45 milioni di franchi generato dall’aumento del coefficiente cantonale d’imposta. Rispetto al 2023 non registreremo dunque una diminuzione delle entrate del Cantone a seguito della riforma fiscale sulla quale dovremo esprimerci».

Ogni riforma fiscale ha un impatto. Come conciliare questo aspetto con il difficile momento finanziario che ci accompagnerà anche con il Preventivo 2025?
«Ribadisco quanto detto in precedenza. Non si tratta di ridurre le entrate rispetto allo scorso anno, bensì di utilizzare le risorse generate dall’aumento del coefficiente d’imposta per una riforma che evita un aumento per tutti i cittadini delle imposte in un periodo in cui si è confrontati con un aumento dei costi in vari ambiti della vita quotidiana. Avendo previsto di introdurre alcune misure in maniera graduale negli anni, anche l’impatto delle stesse sarà diluito nel tempo. La riforma sarà a pieno regime nel 2030, proprio per tenere conto dell’attuale difficile situazione finanziaria».

In una società che evolve continuiamo a parlare di fiscalità e misure di risparmio. Siamo condannati a questi ragionamenti per l’eternità o vede un modello che ci permetterebbe di essere meno legati a queste dinamiche?
«Queste dinamiche dipendono anche dai periodi congiunturali. Attualmente stiamo attraversando una fase particolarmente impegnativa, dove da un lato registriamo anche per lo Stato un aumento importante dei costi e, dall’altro, vi è un rallentamento economico che ha degli effetti anche sulle finanze pubbliche. Dobbiamo poter discutere di fiscalità e di finanze pubbliche con meno animosità e maggiore serenità. Un dialogo e confronto costruttivo anche sui temi fiscali e finanziari sarebbe di grande utilità. Riuscire a trovare delle convergenze su questi temi aiuterebbe a creare meno polarizzazione politica, favorendo la nascita di dinamiche positive nell’interesse generale del Paese».

Ogni votazione è insidiosa: se il popolo dovesse affossare la proposta di Governo e Parlamento questo avrebbe il sapore di un requiem a medio termine per la politica fiscale o è un tema sul quale lei e il Governo sentite la necessità di non mollare?
«Già per il solo fatto che una parte della riforma è condivisa, anche in caso di responso negativo dalle urne si tornerebbe a parlare di fiscalità per attuare la parte condivisa, senza dimenticare che tutta una serie di atti parlamentari di natura fiscale sono ancora pendenti in Parlamento. Un’approvazione della riforma fiscale il prossimo 9 giugno avrebbe, fra le altre cose, il pregio di mettere un punto fermo alle proposte oggi sul tavolo. In futuro sarà così possibile discutere di temi fiscali senza una pressione temporale che sarebbe invece presente se si dovesse tornare a dibattere a breve delle iniziative parlamentari necessarie per approvare solo una parte della riforma. Per questi e altri motivi Governo e Parlamento invitano la popolazione ad approvare questa riforma fiscale che oltre ad evitare un aumento generalizzato delle imposte, rende più moderno e attuale il sistema fiscale del nostro Cantone».

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