Chiasso

Vittima di stealthing, condannato un uomo

Dopo aver concordato un rapporto sessuale protetto in un locale a luci rosse, un 36.enne si è tolto il preservativo – Per il nuovo diritto penale in materia sessuale è un caso di stealthing e, dunque, di violenza carnale: due anni sospesi ed espulsione dalla Svizzera
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
29.04.2025 14:31

«No». Poi, «smettila». Ancora: «Esci. Non si può». Frasi che, pronunciate nel contesto di un rapporto sessuale – finanche a pagamento – non lasciano spazio ai dubbi. No è no. Un concetto chiaro, ma sfuggito al 36.enne italiano che quest'oggi è comparso davanti alla Corte delle Assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. In aula, allo stesso tempo, è verosimilmente approdato anche il primo caso ticinese di «stealthing». Dal primo luglio dello scorso anno, infatti, è entrato in vigore il nuovo diritto penale in materia sessuale che riporta una nuova definizione di violenza carnale. Grazie a questa revisione, il diritto penale punisce pure, appunto, lo stealthing: ovvero il «togliere o non usare sin dall’inizio il preservativo durante un atto di per sé consensuale, all’insaputa del partner o senza averne ottenuto il consenso».

Ciò che, a conti fatti, è successo la sera del 25 gennaio in un locale a luci rosse di Chiasso. In procedura di rito abbreviato l’uomo – difeso dall’avvocato Daniele Molteni – è stato condannato per violenza carnale a una pena di due anni di carcere, sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due. Oltre a questo, il 36.enne di nazionalità italiana è stato espulso dal territorio elvetico per 5 anni.

Contro una chiara volontà

Leggendo l’atto d’accusa – firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi – si comprende che l’uomo, quella sera, ha concordato con una prostituta – costituitasi accusatrice privata – un primo rapporto sessuale a pagamento. Le parti si sono in seguito accordate per un secondo rapporto sessuale protetto ma, «improvvisamente», «all’insaputa» e «contro la chiara volontà» della donna, il 36.enne ha tolto il preservativo. La donna, si legge ancora nell’atto d’accusa, ha provato a divincolarsi: invano, perché l’uomo ha continuato trattenendole le braccia e bloccandola con il peso del suo corpo. Subito dopo i fatti l’uomo è stato fermato e, oltre ad aver trascorso due settimane in carcere, nei suoi confronti sono state adottate delle misure sostitutive all’arresto, quali il divieto di avvicinarsi alla vittima e al suo luogo di lavoro.

«Inconsciamente?»

«Perché è successo?», ha chiesto all’imputato il giudice Pagnamenta. «Inconsciamente ho compiuto un’azione che non andava fatta». Una risposta che non ha evidentemente soddisfatto la Corte. «Inconsciamente?», lo ha incalzato il giudice. «So di aver sbagliato», la replica.

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