Mobbing nel pattinaggio

«Vogliamo fare chiarezza, ma attendiamo la documentazione»

Parla la presidente del Club pattinaggio di Lugano Fausta Alberti-Meroni: «Non abbiamo ricevuto la sentenza: ci servono tutte le informazioni per prendere una decisione giusta» - Il comitato ha appreso della vicenda solo dopo essere stato convocato da Swiss Ice Skating - La Città stigmatizza l’accaduto
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Federico Storni
09.02.2022 16:58

Il comitato del Club pattinaggio di Lugano ha appreso delle accuse di mobbing mosse a suoi due monitori direttamente dalla Federazione svizzera di pattinaggio e per ora non ha ancora intrapreso alcuna misura in quanto non ha avuto accesso alla decisione del Tribunale arbitrale di Swiss Ice Skating. Ce lo ha riferito la presidente del club, Fausta Alberti-Meroni. Stasera si terrà una riunione di comitato, peraltro già in programma, e domani è atteso un comunicato stampa ufficiale del club riguardo al caso.

Non subito informati

Alberti-Meroni ci ha confermato qualcosa che si intuiva già nel leggere la decisione del Tribunale: finché il comitato non è stato convocato lo scorso novembre in audizione per discutere le accuse, non aveva avuto sentore delle stesse. I genitori delle pattinatrici coinvolte si sono in altre parole rivolti direttamente a Swiss Ice Skating. «Per quanto ci riguarda - afferma la presidente - laddove abbiamo ricevuto delle segnalazioni, siamo sempre intervenuti».

In attesa della documentazione

Stando al Tribunale, in ogni caso, in particolare l’istruttrice avrebbe effettivamente pronunciato parole offensive e dovrebbe per questo essere richiamata con un ammonimento da parte del comitato. Alberti-Meroni ci ha detto di essere intenzionata a fare chiarezza, ma di voler prima attendere di avere tutta la documentazione relativa al caso: «La sanzione, se si rivelerà necessaria, dovrà essere proporzionale a quanto accaduto, in modo che non leda alcuna delle parti coinvolte». Questioni quindi ancora di qualche giorno. «Ma sono stata docente per quarant’anni - aggiunge la presidente: - nessuno ha diritto di insultare gli altri. Non si può essere educatori e comportarsi così. Uno degli scopi prioritari del nostro club è anche l’attenzione al lato educativo dei nostri giovani». Il Tribunale, lo ricordiamo, ha parlato di «testimonianze incrociate» ritenute credibili e convergenti riguardo all’asserito comportamento dell’istruttrice.

«Attendiamo chiarimenti»

Intanto la Città ha chiesto spiegazioni al comitato, e le attende per fine febbraio: «Come Municipio avevamo già ricevuto segnalazione del caso - ci dice il vicesindaco e capodicastero Sport Roberto Badaracco. - Stigmatizziamo l’accaduto e ci aspettiamo che il Club chiarisca e ci dica cosa hanno intenzione di fare al riguardo, fermo restando che un’eventuale sanzione è di esclusiva competenza loro. Noi come Città li ospitiamo nelle nostre strutture al pari di altre realtà e ci teniamo che le società mantengano un comportamento etico e rispettoso nei confronti dei ragazzi in ambito educativo, come peraltro recentemente ribadito dalla Confederazione dopo i casi di abusi emersi in seno alla ginnastica».

Le cifre del seondaggio

Da quel rapporto, che raccomandava in primis di sanzionare tutte le violazioni dei principi etici, era emerso - tramite interviste anonime a sportive e sportivi attivi nella ginnastica, nel trampolino, nel pattinaggio artistico, nei tuffi e nel nuoto sincronizzato - che il 16% degli atleti aveva riferito di essere stato insultato dai suoi allenatori, che oltre il 20% aveva pensato di abbandonare lo sport per via dei rapporti difficili con l’allenatore, e che il 40% non aveva mai parlato delle esperienze negative per timore di quello che gli sarebbe successo. Tra chi lo ha fatto, invece, la maggior parte ha riferito di non aver notato cambiamenti o addirittura di aver notato un peggioramento nei rapporti. Il sondaggio aveva peraltro fatto emergere alcune lamentele proprio all’interno del mondo del pattinaggio ticinese, ma non è chiaro se la vicenda emersa oggi sia collegata.