TikTok perde l'appello contro la vendita forzata negli Stati Uniti
Nuova battuta d'arresto per TikTok. La corte d'appello del District of Columbia ha respinto la richiesta della app di annullare la legge del Congresso che costringe la casa madre cinese a vendere la piattaforma di social media, a pena di essere messa al bando.
Come previsto, Tiktok ha deciso di rivolgersi alla Corte Suprema per rovesciare la legge del Congresso americano.
Lo scorso aprile Joe Biden ha firmato la legge che prevede il bando di TikTok negli Stati Uniti se non sarà ceduta entro nove mesi. La app ha subito annunciato che avrebbe dato battaglia accusando il provvedimento di «violare la libertà di espressione» di 170 milioni di americani. A maggio TikTok ha formalizzato la causa contro gli Stati Uniti invocando il primo emendamento e sostenendo che la vendita forzata «è incostituzionale».
Oggi la corte d'appello ha sentenziato che «il primo Emendamento esiste per proteggere la libertà di parola negli Stati Uniti e con questa legge il governo ha agito esclusivamente per proteggere quella libertà da una nazione straniera ostile e per limitare la capacità di quell'avversario di raccogliere dati privati degli americani».
Il giudice ha riconosciuto che la decisione avrà «implicazioni significative» per TikTok e i suoi utenti. «Di conseguenza, i milioni di utenti della piattaforma dovranno trovare mezzi di comunicazione alternativi». La colpa di tutto ciò, ha sottolineato la corte, «è attribuibile alla minaccia della Cina alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non al governo americano».