Torna la magia del circo Knie, anche grazie ad artisti ucraini e russi
Rendere possibile l’impossibile. E far sognare ad occhi aperti. Sono i due obiettivi che, ormai da sette generazioni, si propone di raggiungere il rinomato circo Knie, che domani inizierà la sua tournée 2022 da Sion e che il 25 novembre raggiungerà il Ticino. In questo senso, avere il coraggio di cambiare e di sperimentare sono elementi essenziali per mettere in scena spettacoli che sappiano stupire un pubblico sempre diverso, in particolare in un periodo storico come il nostro. In tournée dal 1926, il Knie è stato tramandato attraverso diverse e complesse epoche storiche e, dopo quasi un secolo, il prestigioso circo svizzero mira sempre a mantenere la sua magia. Tra COVID, nuove tecnologie e con la fragile situazione geopolitica in corso, raggiungere quest’obiettivo non è sempre facile. Che cosa significa, quindi, gestire una realtà che può apparire quasi fuori dal mondo, ma che interagisce con le evoluzioni e le problematiche concrete della società? La direttrice artistica, Geraldine Knie, permette al CdT di comprendere questo connubio inseparabile fra creatività e società che emerge in vari modi dallo spettacolo proposto quest’anno.
Con la pandemia, in piedi grazie ai risparmi
«Abbiamo dovuto affrontare diversi ostacoli negli ultimi anni, ma guardiamo avanti e cerchiamo di essere sempre positivi per il nostro fedele pubblico che ci segue da quasi cent’anni», afferma Geraldine Knie. Fra le diverse difficoltà che il circo ha dovuto superare, ci sono anche quelle derivanti dalla pandemia. L’emergenza sanitaria ha impedito, infatti, la messa in scena delle esibizioni fino all’inizio dello scorso anno. «Questa situazione ha creato una lacuna finanziaria importante che non verrà mai coperta del tutto - spiega Knie -. Non ricevendo sovvenzioni dallo Stato e guadagnando solamente tramite gli spettacoli, abbiamo tenuto in piedi il circo grazie ai risparmi». Il tono di voce della direttrice artistica mette in chiara luce le difficoltà e le paure affrontate, ma mostra anche il coraggio e la capacità di guardare al futuro: «Nell’aria si respirava una forte insicurezza, ma tutto il mondo ha vissuto questo periodo d’incertezza».
Dopo due anni di immobilità, però, il pubblico sembra essere entusiasta di poter tornare ad assistere alle esibizioni. «In Svizzera interna è sempre tutto esaurito e ad ogni rappresentazione c’è una standing ovation. Ho visto negli occhi del pubblico la felicità».
Un circo sempre meno tradizionale
Particolarmente apprezzate sembrano essere specialmente le innovazioni proposte nel corso dello spettacolo. Sono diversi, infatti, gli elementi che negli ultimi anni stanno rivoluzionando l’idea tradizionale di circo. Uno su tutti: l’assenza sempre crescente di animali. Se in passato potevano essere definiti come uno dei caratteri fondamentali del circo, ad oggi i cavalli sono rimasti gli unici animali ad accompagnare la troupe in tournée. «È stata una nostra scelta, dovuta in particolare alle sempre più ridotte dimensioni delle piazze in Svizzera - spiega Geraldine Knie -. Vogliamo dare ad ognuno il proprio spazio e desideriamo tenere i cavalli in luoghi il più ampi possibile». Fuori gli animali, dentro il progresso. Uno spettacolo animato dalla tecnologia dimostra la necessità di stare al passo con i tempi. Ce lo rivela la direttrice artistica stessa: «L'essenza del circo è innovazione e capacità di adattamento al pubblico, che è al centro dei nostri obiettivi. È, quindi, rielaborazione della società».
Moto volanti, «un salto nel vuoto»
«Non bisogna avere paura del cambiamento, gli spettatori vogliono la novità - aggiunge ancora la direttrice artistica -. Vogliono vedere cose mai viste prima». E proprio nell’ottica di un continuo rinnovo, quest’anno il circo può vantare il raggiungimento di un nuovo record: «Per la prima volta, un quad farà un "backflip" sulla pista ad un'altezza impressionante. Si tratta di qualcosa di unico che può essere realizzato solo con un controllo perfetto e un'infrastruttura tecnica ingegnosa». L’impresa viene tentata da un componente dei Mad Flying Bikers, gruppo di motociclisti che propone un’esibizione freestyle di motocross. «Il nostro scopo è quello di incantare gli spettatori e di farli sognare. Desideriamo che tornino a casa meravigliati e arricchiti dalle 2 ore e mezza di spettacolo. Ma non esiste una pozione magica per riuscirci: è sempre un salto nel vuoto anche per noi».
Le nuove tecnologie (con un senso di «modernità» accentuato dalla loro convivenza in questo momento storico) sono pure nelle esibizioni degli Extreme Light, ballerini russi e ucraini la cui specificità consiste nel presentare un’esibizione pirotecnica di danza. «Così come i Mad Flying Bikers, anche gli Extreme Light ci sono piaciuti da subito - spiega Geraldine Knie -. Si muovono al buio con dei costumi a LED appositamente progettati per illuminarsi a ritmo di musica. Inoltre, abbiamo deciso di adattare lo spettacolo al nostro stile, aggiungendo anche dei droni per completare la rappresentazione».
Artisti ucraini: un aiuto concreto
Le origini ucraine non accomunano solo alcuni membri degli Extreme Light. Sono diversi, infatti, gli artisti ucraini all’interno del circo. Dai componenti del Duo ElBeso, che presentano uno spettacolo volante di pole dance, al Circus Theater Bingo, del gruppo di coreografie acrobatiche. «Tutti loro sono entrati a far parte del circo prima che la guerra cominciasse. Si sono affermati grazie alla loro capacità innovativa e creativa». Quando il conflitto è iniziato, «ci siamo messi a disposizione per ospitare alcune famiglie nella nostra sede a Rapperswil e, per quanto possibile, abbiamo cercato di fornire loro un sostegno anche finanziario».
La situazione geopolitica verrà però tenuta fuori dalla scena, anche per volontà degli artisti stessi. «Quello ucraino è un popolo discreto e fiero, che non vuole dover parlare tutti i giorni della guerra. E questo va rispettato». Un principio che va oltre il trascorrere del tempo: «Da sempre il circo è un luogo in cui si rispettano religioni, nazionalità e mentalità differenti. È uno dei nostri fondamenti - conclude Geraldine Knie -. Una caratteristica che non cambierà neppure in futuro».