Tra Auster, i Peanuts e Costner: baseball in Ticino, terzo tentativo
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«La prima partita di baseball in Svizzera si svolse l’11 novembre 1980 sul Ruopigenwiese di Reussbühl. I White Sox di Lucerna e i Challengers di Zurigo abbandonarono la partita durante l’intervallo». Un mistero? Mica tanto. La causa è banalissima e fa anche sorridere: faceva troppo freddo per continuare. Ma, come ci ricorda il sito della federazione svizzera di baseball e softball, «ciò segnò comunque l’inizio di una storia». Anche perché, l’estate successiva, il 26 luglio 1981, nel ristorante Clarida di Meggen, venne fondata la stessa federazione nazionale. A fondarla ufficialmente, i presidenti dei quattro club di allora, ovvero Ceresio Lugano, Challengers Zurigo, Eagles Reussbühl e Flyers Therwil. E il primo presidente? Un ticinese di origini argentine, Alfredo Sacher.
Ascona, 1977
Nasce tutto così. O forse no? No, perché in Ticino qualcuno arrivò al baseball ancora prima della Ceresio Lugano. Merito di un gruppo di ragazzini, guidati da uno di loro, Michele Stauss. Abbiamo trovato un lungo articolo dell’Eco di Locarno del 14 maggio del 1977. «Stauss è un giovanissimo asconese che l’estate scorsa si è recato in Canada e ha avuto modo di assistere a una partita che lo ha parecchio entusiasmato. Al ritorno decideva, con il suo gruppo di amici, di fondare una squadra, di dar vita anche qui insomma, a questo interessante e appassionante sport». Nacquero gli Ascona Wildcats, una sorta di nostri Peanuts, il cui primo (e forse unico?) presidente fu il dottor Gianfranco Celin di Campione e il primo allenatore Maurilio Polico, di Giubiasco. Uno che anni prima ebbe modo di giocare a baseball a Padova. Una ventina i ragazzi in rosa, a inventarsi ogni volta un campo diverso, «sul prato del Parsifal al Monte Verità o su quello antistante le scuole comunali e anche sul terreno che fiancheggia lo stadio a Locarno».
Caslano, 1981
Poi arrivarono i ragazzi della Ceresio Lugano. Roba che, al massimo dello splendore, riportano i giornali dell’epoca, si riuscì a radunare fino a 80 ragazzi e una quarantina di ragazze. La squadra di Caslano disputò il campionato svizzero ma anche partite amichevoli internazionali. In effetti, qua e là, abbiamo trovato più o meno lunghi articoli - con tanto di cronache delle partite, inning per inning - dedicati alla squadretta ticinese. Ecco, dai primi anni Ottanta a oggi, però, un vuoto totale. Perlomeno in Ticino. Sul piano nazionale, in particolare nella Svizzera tedesca, il movimento è avanzato, sino a raggiungere un livello dignitoso e a esprimere giovani interessanti persino agli occhi della MLB americana. Lo zurighese Dominic Scheffler - storia di un paio di anni fa - è stato in effetti ingaggiato dai Cincinnati Reds. Un’eccezione, certo, ma ai tempi dei Wildcats qualcosa di comunque inimmaginabile.
![La Ceresio Lugano, primi anni Ottanta.](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/09/internals/975d4b83-02c0-4b96-88af-4714bb6fe1fb.jpg)
Lugano, 2025
Se oggi, però, siamo tornati così tanto indietro nel tempo, è perché in Ticino qualcuno è tornato a provarci, proprio come il giovane asconese Michele Stauss ai tempi, oppure la gang della Ceresio Lugano: portare il baseball nella Svizzera italiana, terzo tentativo. Sarà la volta buona? Venerdì sera i promotori dei Ticino Baseball Rangers si sono presentati agli interessati presso il Centro Cittadella a Lugano. Presidente è Giacomo Moccetti, giornalista sportivo alla RSI. «L’idea nasce da me e da due colleghi, Elias Bernasconi e Paolo Pelloni. Tutti e tre ci siamo scoperti appassionati di baseball, seguiamo la MLB, facciamo le nottate a guardare il baseball e, a furia di parlarne, ci è venuta voglia di fare qualche lancio, qualche battuta. E abbiamo iniziato a farlo. È così che il tutto si è allargato al punto da voler coinvolgere anche altre persone, da andare oltre i due lanci tra amici. Ho coinvolto anche uno dei miei figli, anche lui desideroso di giocare a baseball. Da lì all’idea di provare a fare qualcosa per tutti, per grandi e piccoli, è stato un attimo. A fine 2023-inizio 2024, abbiamo fondato i Ticino Baseball Rangers». Nessun particolare obiettivo sportivo, ora come ora, se non quello di crescere, aumentando il numero degli iscritti fino ad arrivare ad avere una rosa abbastanza larga per affrontare una partita amichevole con squadre d’oltre San Gottardo o d’oltre confine. In Lombardia ce ne sono molte, come ci ricorda Moccetti. «Il baseball non è immediato come si potrebbe pensare, è uno sport da imparare e da capire. Prima di arrivare a poter giocare un’amichevole, quindi, non basta un numero adeguato di giocatori, ma bisogna piuttosto padroneggiare lo sport. Noi ticinesi non lo abbiamo praticato nell’infanzia, per cui di immediato non c’è proprio nulla». Quindi, riassumendo: il primo obiettivo è aumentare gli iscritti, il secondo allenarsi fino a essere degni di un’amichevole. Guardando più in là ancora, «sarebbe bello poi potersi iscrivere al campionato svizzero, dove ci sono Serie A, Serie B, Prima Lega, ma anche i campionati giovanili». Da questo mese i Rangers saranno ufficialmente affiliati alla federazione svizzera. «Questo è un primo passo».
La pratica e la cultura
Baseball è pratica ma è anche cultura. Negli States, per tradizione (anche narrativa), è il gioco che ci si tramanda di padre in figlio. Un po’ come per noi il calcio. O no? Moccetti spiega: «Sì, penso che il baseball e il calcio siano paragonabili a livello di cultura popolare. Noi tramandiamo ai nostri figli la passione per il calcio, il tifo per la nostra squadra del cuore. Andiamo in giardino a fare due tiri, proprio come negli Stati Uniti si va in giardino a fare due lanci con i guantoni. Noi regaliamo il pallone da calcio ai nostri figli. Gli americani regalano il guantone da baseball. Quindi è paragonabile a livello di cultura popolare, non è paragonabile a livello di cultura, diciamo così, più alta. A livello di cultura letteraria e cinematografica, il calcio è praticamente inesistente, probabilmente perché in Europa le élite culturali hanno sempre guardato dall’alto in basso uno sport del popolo come il calcio. Diverso è negli Stati Uniti, dove il baseball ha una grandissima tradizione letteraria e cinematografica. Questo perché il baseball fa parte dell’epica stessa degli Stati Uniti d’America. Essendo un Paese giovane, ha dovuto costruirsi un’epica, e il baseball fa parte di questo meccanismo». Poi Moccetti sottolinea: «A me piace sempre ricordare ciò che disse lo scrittore Paul Auster qualche anno fa, quando in un’intervista gli chiesero di che cosa parlasse davanti a un caffè con Philip Roth e Don DeLillo. Di letteratura? Lui rispose, “no, parlavamo di baseball”».
Ieri, oggi e domani
Come si diceva, questo è il terzo tentativo di inserire il baseball nel panorama sportivo ticinese. A Moccetti chiediamo se questa esperienza abbia qualche legame con le precedenti. «Uno dei membri del nostro comitato direttivo, Stefano Trojani, giocava nella Ceresio Baseball, negli anni Ottanta, quindi lui è il nostro collegamento diretto con la storia. Quella squadra vinse nel 1984 il primo campionato svizzero. Al momento non possiamo neppure pensare di avvicinarci a loro. Sicuramente l’esperienza della Ceresio, però, ci dice due cose: da una parte che il Ticino è stato terra di baseball, più di quanto non si pensi; dall’altra che, essendo uno sport oggettivamente poco popolare, in breve tempo tutto potrebbe anche svanire, finire. L’esperienza della Ceresio è stata bella e importante, ma è durata solo pochi anni. E in più quella squadra aveva un campo, a Caslano. Noi, al momento, un campo di baseball non lo abbiamo. Dobbiamo adattarci a giocare su campi da calcio. Questa è una grande differenza. Il sogno è trovare un terreno, un vero e proprio campo da baseball». O, perché no, crearlo, come fece Kevin Costner nell’«Uomo dei sogni». Il baseball è anche fantasia.