Tra gli antichissimi dipinti del nostro Medioevo
Viviamo in un momento che va continuamente decodificato per essere capito, ma anche per capire il nostro presente occorre conoscere il passato. Un capitolo particolarmente affascinante della nostra storia locale riguarda l’arte romanica e, in particolare, gli affreschi di quell’epoca. Ne parliamo con la storica dell’arte medievale ticinese Irene Quadri che giovedì alle 18.30 presenterà il suo saggio La pittura murale tra XI e XIII secolo in Canton Ticino (Silvana editoriale) alla Filanda di Mendrisio.
Il fenomeno
«La pittura murale Ticinese tra XI e XIII secolo – ci spiega – va inquadrata nelle relazioni sinergiche che intrattiene con altre realtà artistiche dell’epoca: con i centri della Lombardia, e più in particolare con le città e le diocesi di Como e Milano – alla cui giurisdizione politica ed ecclesiastica le terre del Ticino erano sottomesse – ma anche con la cultura figurativa più latamente “europea”, alla cui fisionomia la produzione artistica del Canton Ticino ha partecipato attivamente. Si tratta insomma di inserire queste opere, alcune delle quali di alto valore, nel réseau dei grandi fatti artistici dei secoli XI-XIII, al fine di sottrarle definitivamente a quella posizione periferica che per lungo tempo si è loro attribuita».
Gli autori
«I nomi degli autori di queste opere non ci sono pervenuti, ma è © possibile tracciare a grandi linee la fisionomia di alcune delle botteghe coinvolte. La lettura incrociata dei pochi dati storici e documentari che possediamo sugli ambiti della committenza e dei risultati delle indagini storico-artistiche, mettono in evidenza le matrici culturali di riferimento delle opere e consentono di capire in quali circuiti e per quale tipo di pubblico queste maestranze operavano».
I soggetti
«La pittura murale ticinese di questi secoli offre grande ricchezza dal punto di vista del repertorio dei temi raffigurati che spaziano dal campo narrativo a quello delle immagini teofaniche. I modelli di riferimento sono molteplici e mostrano la vitalità delle maestranze di cui sopra, nonché l’apertura della regione verso culture visuali disparate. Si va dalle storie cristologiche sulle pareti della navata nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio a Cadempino e nel San Pietro a Sureggio, passando per le vicende relative al martirio dei santi Nazario e Celso nella chiesa a loro intitolata a Dino, fino ad arrivare alle Maiestas Domini nelle absidi della cappella nel castello San Materno di Ascona, degli oratori di Rovio e Camignolo e all’eccezionale Parusia sulla controfacciata della chiesa di San Carlo a Prugiasco-Negrentino».
I luoghi
«Se dovessi raccomandare la visita di un sito in ogni regione del Ticino ecco cosa proporrei: Mendrisiotto: battistero di Riva San Vitale; Luganese: oratorio dei Santi Gervasio e Protasio a Cadempino; Locarnese: cappella del castello San Materno ad Ascona (oggi Museo Castello San Materno); Valli superiori: chiesa di San Carlo a Prugiasco-Negrentino», conclude Irene Quadri. C.S.