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Tra rincari e franco forte: ecco come sono andate le vendite natalizie

Primo bilancio del settore dopo le festività - La presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga: «Siamo contenti ma un calo rispetto al 2022 c’è stato» - L’economista Eric Stephani: «Il dato non sorprende: l’inflazione percepita è ancora molto forte»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
02.01.2024 21:30

Per alcuni commercianti il calo delle vendite ha raggiunto il 40%; per altri, invece, il mese si è concluso tutto sommato positivamente. «Qualche timore lo avevamo», ammette la presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga. «È stato un anno difficile, partito in salita e proseguito con mille difficoltà». Le aspettative per l’ultimo mese erano quindi grandi. Più grandi del solito, tenuto conto che dicembre tradizionalmente aiuta a mettere a posto il bilancio di molte aziende del settore. In definitiva, secondo Sommaruga, «la frequenza di città e negozi, sotto Natale, è stata buona». La voglia di concedersi un piccolo (o grande) regalo quindi non è mancata. «Nonostante tutto, il Natale conserva ancora una particolare magia e questo aiuta a trainare le vendite».

Per un bilancio definitivo, tuttavia, si dovranno attendere i dati statistici sulla cifra d’affari, osserva dal canto suo l’economista e ricercatore USTAT Eric Stephani: «In questo momento non abbiamo ancora a disposizione i numeri di dicembre e, più in generale, del quarto trimestre 2023». L’andamento delle vendite (non solo regionalmente ma anche nelle singole città) ha infatti conosciuto risultati molti diversi tra loro. «Alcune tipologie di negozi hanno sofferto maggiormente e registrato cali piuttosto consistenti», ammette Sommaruga. «Mediamente possiamo comunque affermare che è stato un buon Natale. Non come l’anno scorso. Un calo c’è stato».

Rincari e fiducia

Tra le cause vanno sicuramente annoverati i rincari che influiscono sulle principali voci di spesa e, quindi, sul piano finanziario familiare. «Chiaramente l’inflazione ha giocato un ruolo importante». O meglio - precisa Stephani - «l’inflazione percepita». L’indagine sul clima di fiducia dei consumatori evidenzia infatti che per il 50% della popolazione l’aumento attuale dei prezzi è ancora giudicato come molto forte. «Questa percezione modifica il giudizio della propria situazione finanziaria, che appare così peggiore, correggendo anche la propensione agli acquisti». In altre parole, la percezione diffusa dell’aumento dei prezzi finisce per incidere sui consumi e questo nonostante l’inflazione sia ormai rientrata nei ranghi, ossia sotto la soglia del 2%.

Il franco forte non aiuta

Analizzando i dati a disposizione, Stephani tuttavia non è sorpreso del rallentamento: «L’indice del clima di fiducia dei consumatori è rimasto su livelli molto bassi per tutto il 2023. Secondo i dati statistici sulla cifra d’affari del settore, inoltre, i consumi in Svizzera hanno subito un rallentamento su tutto l’arco del 2023, anche in termini reali, andando quindi a scontare le variazioni causate dal rincaro». Una maggiore cautela da parte dei consumatori l’avevano messa in conto anche gli stessi commercianti, osserva dal canto suo Sommaruga, che aggiunge: «Mai come quest’anno la forza del franco può aver influito sull’andamento generale degli affari e portato qualche ticinese in più a fare acquisti oltreconfine». Una tendenza che a partire dal prossimo primo febbraio, con l’abbassamento della soglia per la riscossione dell’IVA a 70 euro, potrebbe ulteriormente accentuarsi (vedi sotto).

Uno sguardo sul 2024

E ora? Archiviato il 2023, il grande interrogativo del settore (ma non solo) è capire come proseguirà il 2024: «Notoriamente i primi mesi dell’anno sono difficili», spiega Sommaruga. A pagare lo scotto di un eventuale rallentamento ulteriore potrebbero essere quindi i dipendenti? «Fino a oggi non è stato il caso, ma qualora la situazione dovesse peggiorare non è da escludere una correzione dell’organico». Sommaruga resta tuttavia fiduciosa. «La situazione dovrebbe rimanere invariata, ma la recente storia ci ha insegnato che le circostanze possono cambiare molto velocemente». In quest’ottica la presidente di Federcommercio sottolinea l’importanza di ogni iniziativa pubblica e privata. «Pensiamo solamente ai mercatini organizzati nei centri urbani. Sono elementi che generano dinamicità e di conseguenza aumentano le opportunità di vendita. Sicuramente hanno contribuito positivamente a puntellare un finale di stagione partito senza i migliori pronostici». L’economista, invece, che cosa si attende? Ancora Stephani: «Se il rallentamento evidenziato dai primi risultati natalizi era praticamente atteso, la situazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Innanzitutto, a causa della minore fiducia dei consumatori nel contesto dell’andamento economico futuro». Inoltre, secondo Stephani, occorre ricordare che parte dei consumi fatti negli ultimi mesi sono stati sostenuti grazie anche ai risparmi «extra» accumulati negli scorsi anni, tra il 2020 e il 2021. «Solo con i prossimi dati sarà possibile capire meglio l’impatto di questi fattori e disegnare una proiezione più precisa del rallentamento in corso». Ma di rallentamento si tratta.

Tax free da 70 euro, nel settore c’è apprensione

«Il primo pensiero che ho fatto è che sono molto veloci a reagire». Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio, guarda con una certa apprensione alla recente decisione del Parlamento italiano di abbassare (a 70 euro) la soglia a partire dalla quale, da febbraio 2024, sarà possibile richiedere il rimborso dell’IVA. Una misura pensata per promuovere il turismo nel Belpaese, ma che di fatto porterà anche qualche ticinese in più a fare la spesa oltreconfine. Un tema sempre caldo, tornato con prepotenza sotto i riflettori in questi mesi di strapotenza del franco. Del resto, gli ultimi dati raccolti nel 2019 stimano in 500 milioni di franchi e in mille posti di lavoro la spesa annua fatta dai ticinesi oltreconfine. E ora? Mentre la Svizzera intende frenare il turismo della spesa abbassando la franchigia da 300 a 150 franchi, l’Italia porta la soglia per il «Tax free» da 150 a 70 euro. «Non so quanto le due decisioni (la prima ancora in fase di discussione, ndr) siano collegate», osserva Sommaruga, «ma di certo l’Italia non ha perso tempo per adattare il tiro». La decisione di Roma, comunque la si voglia interpretare, si inserisce in un’offensiva allargata che tocca diversi ambiti, quello fiscale in primo luogo. «È chiaro che per il Ticino e per i commercianti ticinesi la decisione costituisce un ulteriore elemento di concorrenza», osserva Sommaruga: «Il tema sarà al centro di un prossimo incontro con gli associati di Federcommercio. Valuteremo come contrastare questa novità, anche se le soluzioni non sono infinite».