Tragedia aerea di inizio anno in Nepal, ecco quale fu l'errore del pilota

Era il 15 gennaio 2023. Un ATR 72 della Yeti Airlines si è schiantato al suolo a Pokhara, in Nepal, causando la morte di 72 persone, tra cui tra cui due neonati, quattro membri dell'equipaggio e 15 cittadini stranieri. Il volo YT691 è costato la vita a tutti quelli che si trovavano a bordo. Uno dei peggiori disastri aerei nella storia del Paese. Il velivolo era partito da Katmandu ed era diretto alla città turistica di Pokhara, ma era terminato in tragedia a poco più di un chilometro dallo scalo di destinazione. In un video lo si vedeva volare basso sopra un'area popolata, per poi girarsi sul fianco prima di scomparire. Poi, solo fiamme e fumo. Ma che cosa è successo? Poco più di un mese dopo si è subito parlare di «errore umano». Ora, a quasi un anno di distanza, sono arrivate le conclusioni dell'indagine portata avanti da una commissione di esperti internazionali.
A pilotare l'aereo c'era Anju Khatiwada, con il più esperto Kamal Kc al suo fianco. Alle 10.51 iniziò la manovra di atterraggio con le scatole nere che, pochi minuti dopo, registrarono una riduzione improvvisa della potenza dei motori. I comandi erano quindi passati a Kamal Kc, ma alle 10.57 e 24 secondi il destino del volo era ormai segnato: l'aereo virò in modo improvviso e dopo sei secondi si schiantò. Le due scatole nere cessarono la loro registrazione alle 10.57 e 33 secondi e alle 10.57 e 34 secondi. Secondo quanto ricostruito dalle autorità, è notizia del 24 febbraio, il comandante avrebbe confuso due leve, poste una vicino all'altra, spegnendo di fatto i motori del velivolo.
La ricostruzione
L'incidente della Yeti Airlines è stato causato da un'errata interruzione dell'alimentazione da parte dei piloti, che ha provocato uno «stallo aerodinamico», secondo un rapporto pubblicato ieri da una commissione investigativa nominata dal Governo di Kathmandu, scrive la Reuters. A cui l'ingegnere aeronautico Dipak Prasad Bastola, membro della commissione investigativa, ha di fatto confermato che uno dei due piloti ha confuso le leve, finendo per toccare quella che spegne entrambi i motori al posto dell'altra, posta a fianco, che muove i flap nelle ali. Questo ha portato il motore a «girare al minimo e non produrre spinta». L'aereo ha volato fino a 49 secondi prima di toccare il suolo grazie allo «slancio».
L'equipaggio di volo non è neppure riuscito a identificare prontamente il problema e a mettere in atto azioni correttive. Il rapporto evidenzia la mancanza di un'adeguata formazione tecnica, un carico di lavoro e uno stress elevati e il mancato rispetto delle procedure operative standard che, insieme ad altri fattori, hanno contribuito all'incidente. L'aereo era sempre stato sottoposto a corretta manutenzione, non aveva difetti e l'equipaggio della cabina di pilotaggio era qualificato, secondo le norme e i regolamenti dell'autorità per l'aviazione civile del Nepal. L’Unione Europea, lo ricordiamo, ha bandito dal 2013 tutte le compagnie aeree nepalesi dal suo spazio aereo per motivi di sicurezza.
Lo stallo aerodinamico
Lo stallo in fluidodinamica – da Wikipedia – è una riduzione (critica) del coefficiente di portanza dovuto a un aumento dell'angolo d'attacco di un profilo aerodinamico, in questo caso di un profilo alare, oltre un valore critico specifico. Lo stallo si verifica quando le ali dell’aereo non sono più in grado di generare portanza a causa di una combinazione di scarsa velocità e angolo di attacco. Si tratta della perdita di portanza da parte dell’ala, cioè della propria capacità di garantire al velivolo di sostentarsi in aria. Lo stallo è particolarmente pericolo a basse quote: il recupero esige che l’aereo abbia spazio verticale per riprendere la velocità necessaria a superare la velocità limite di stallo, permettendo ai filetti della massa d’aria che scorrono sul bordo superiore dell’ala di scorrere regolari.