Tregua a Gaza, ma la situazione resta fragile

TEL AVIV - Dopo il cessate il fuoco annunciato la notte scorsa da Hamas una fragile calma è scesa al confine tra Israele e Gaza. Ma la situazione continua ad essere in bilico e alimenta più di un dubbio sul futuro prossimo.
Non solo oggi ci sono stati due episodi di nuovi confronti, ma anche il fatto che Hamas non ha avvalorato la notizia di fonte israeliana che la tregua comprenda la rinuncia a lanciare palloni incendiari verso Israele. "Hamas ha sostenuto un grave colpo ieri (68 gli obiettivi colpiti, ndr) ed ha chiesto - ha detto un'accreditata fonte diplomatica israeliana - un cessate il fuoco tramite l'Egitto. Al tempo stesso ha promesso di fermare gli attacchi terroristici e con il fuoco alla frontiera".
Se l'Egitto si è fatto garante della tregua di Hamas (che Israele non ha confermato), secondo la stessa fonte sarà tuttavia "il campo a determinare dove vanno le cose. Se Hamas rompe la tregua - ha aggiunto - pagherà un prezzo ancora più alto". A testimoniare la precarietà della situazione sono appunto i due episodi avvenuti nelle scorse ore.
Il primo - ha denunciato l'esercito - ha riguardato "un gruppo di sospetti" che dalla frontiera nord della Striscia si "è infiltrato in Israele, facendo poi ritorno a Gaza". "In risposta - ha spiegato un portavoce militare - un tank ha colpito una postazione militare di Hamas" nella stessa area e al momento non si hanno notizie di vittime. Il secondo, citato dalla Radio militare, è il pallone incendiario che, lanciato da Gaza nel primo pomeriggio, ha appiccato il fuoco in un'area del kibbutz di Nahal Oz vicino alla Striscia. Anche in questo caso l'esercito ha sparato in direzione di una postazione di Hamas.
Pur nell'attuale situazione precaria l'esercito ha invitato i residenti delle comunità ebraiche intorno alla Striscia a ritornare ad una normale "routine civile". Anche la spiaggia di Zikim ad esempio - ad un passo dal confine con Gaza e che ieri era stata chiusa - è stata riaperta. "Non ci sono particolari restrizioni da parte del Fronte del Comando interno", ha detto un portavoce militare.
Intanto è stato reso noto il nome del soldato ucciso ieri dai cecchini di Hamas: si tratta di Aviv Levi (20 anni) della Brigata Givati di stanza al confine. È il primo militare dello stato ebraico ad essere ucciso dalla guerra del 2014 con Hamas.
Intanto fonti della sicurezza israeliana hanno fatto trapelare notizie di "un forte malumore" e "critiche aperte" sui social media da parte della popolazione di Gaza nei confronti delle 'Marce del Ritorno' appoggiate da Hamas.