Tri-Star Electronics, parla il direttore: «Sui messicani un errore in buona fede»
«Nel corso dell'operazione sono stati controllati 18 cittadini messicani residenti in Messico, successivamente interrogati. Inoltre, è stato pure interrogato il direttore della ditta. Per tutti l'ipotesi di reato è di infrazione alla Legge federale sugli stranieri». Si legge così nel comunicato stampa diffuso in serata da Ministero pubblico e Polizia cantonale. Il riferimento è all'intervento di questa mattina, in collaborazione con l'Ufficio dell'Ispettorato del Lavoro, alla Tri-Star Electronics SA di Bioggio. Che la casa madre, la Carlisle Interconnect Technologies con sede negli Stati Uniti, ha deciso di chiudere per delocalizzare la produzione in Messico, a Nogales. Ecco quindi che sono stati portati in Ticino 18 messicani, con l'obiettivo di formarli per poi lavorare, appunto, a Nogales. Ma qualcosa è andato storto.
Nei prossimi giorni l'Ufficio dell'Ispettorato del Lavoro approfondirà gli accertamenti del caso nel suo ambito di competenza. Intanto, tra gli interrogati oggi c'era anche Paolo Conti, direttore della Tri-Star Electronics SA di Bioggio. Che, ovviamente, si dice molto amareggiato. «Oltre ad avere subito, come tutti i miei collaboratori, la decisione di chiudere l'attività entro fine anno – ci dice raggiunto al telefono –, ora c'è anche questa questione». Lui parla di «un errore commesso in buona fede», augurandosi che «il procuratore ne prenderà atto». E spiega anche il perché: «Sono in qualche modo vittima di un cattivo consiglio da parte del nostro avvocato. Il nodo della questione sta in quell'equivoco. I messicani sono venuti in Ticino per motivi di formazione, non per lavorare. Anche perché attualmente non ne sono ovviamente in grado. Ma capisco che la legge non ammette ignoranza e probabilmente non fa distinzione tra formazione delle persone e lavoro. Ed è questo in cui siamo incappati».
L'ingegnere non si tira indietro: «Ora verranno accertate le mie responsabilità. Però non c’è stata assolutamente la volontà di aggirare nessun tipo di norma. L’azienda esiste da 40 anni, io sono qui da 8, non abbiamo mai fatto questo tipo di giochetti. I messicani non sono entrati di nascosto. L'avvocato ci ha detto che per una formazione di 4-5 settimane non era necessario un permesso di lavoro. E, senza girarci intorno, la mia colpa potrebbe essere stata quella di aver preso per buona la parola dell’avvocato. Mi sono fidato troppo di una indicazione che mi è stata data».
Paolo Conti è triste e deluso. «Era già una situazione difficile. Io quando ho saputo delle volontà della casa madre sono rimasto, non ho fatto lo Schettino di turno. Volevo "accompagnare" la mia azienda e i miei collaboratori verso la chiusura, che ho dovuto accettare, nel miglior modo possibile». Ora, oltre a proseguire nel progetto degli americani – «che non condivido, ma devo eseguire», dice –, si ritrova con un problema legale. «Voglio ribadirlo. Oggi abbiamo pagato delle multe. Probabilmente ce ne saranno altre e le affronteremo, come è giusto. Ma che non si dica che la multinazionale ha voluto fare la furba. Ci siamo fidati di un’informazione errata. Non ho fatto entrare e sfruttato stranieri non pagati o sottopagati».
Questa mattina, alla Tri-Star Electronics SA di Bioggio erano presenti anche un manager americano e alcuni manager messicani, per ovvi motivi di lavoro. «Loro non hanno avuto problemi, non sono stati interrogati. Il nodo è stato proprio sulle maestranze. Persone che erano in produzione a imparare a gestire queste macchine, che saranno trasferire in Messico. In questo momento sono rammaricato, preoccupato, amareggiato. Ma confido nell'indagine che appurerà l'errore in buona fede. Anche se questo scivolone me lo porterò dietro anche in futuro».
Rammarico in Comune
A livello politico, il sindaco di Bioggio Eolo Alberti si dice rammaricato per la delocalizzazione e per le persone che perderanno il lavoro. La notizia della chiusura arriva in un momento agitato per il_Comune, alle prese con le sottovenienze di Kering, ma - riferisce il sindaco - l’ammanco fiscale dato dalla partenza di Tri-Star non inguaierà ulteriormente la situazione finanziaria comunale. Piuttosto, Alberti sottolinea con una certa amarezza quello che ormai sembra un trend: «È la terza azienda a conduzione famigliare che negli ultimi anni lascia Bioggio poco dopo essere stata acquistata da una multinazionale americana». Stessa sorte era toccata a Kerr e a TE Connectivity.