Tutela del clima: la Svizzera perde posizioni a livello mondiale
La Svizzera perde sette posizioni nella classifica che valuta l'impegno dei singoli Paesi nella tutela del clima. In base alla valutazione annuale stilata dalle ong Climate Action Networks (CAN) e Germanwatch si trova al 22. rango.
Secondo il «Climate Change Performance Index» (CCPI) 2023, la Confederazione è uno degli Stati ad aver perso più posizioni nell'arco di un anno, dietro a Cina (-13, 51°), Thailandia (-11, 41°) e Francia (-11, 28°). Si colloca alle spalle della media dell'intera UE (19°), dell'Egitto (20°), ma davanti a Spagna (23°) e Italia (29°).
I Paesi meglio classificati sono, nell'ordine, la Danimarca (che vince grazie soprattutto alle sue pale eoliche), la Svezia e il Cile, che si sono classificati al quarto, quinto e sesto posto. I primi tre posti non sono stati assegnati, in quanto gli sforzi sono stati ritenuti complessivamente insufficienti per raggiungere l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Al quinto rango si trova a sorpresa l'India.
L'indice tiene conto di quattro criteri: la politica climatica, le emissioni di gas a effetto serra, il consumo energetico e le misure di promozione delle energie rinnovabili. In tutte queste categorie, la Svizzera si colloca tra il 15° e il 25° posto.
L'arretramento della Svizzera non sorprende Georg Klingler, esperto di clima ed energia di Greenpeace Svizzera, la cui organizzazione internazionale fa parte del Climate Action Network. «La Svizzera non sta rispettando gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi e non sta facendo abbastanza per ridurre le proprie emissioni. Il nostro Paese è su una traiettoria che porta a un riscaldamento di 3°C», ha dichiarato all'agenzia Keystone-ATS.
«La Svizzera ha un livello di emissioni pro capite molto elevato a causa delle sue abitudini di consumo», rileva Greenpeace, che denuncia la pratica elvetica di «abbellire gli sforzi di protezione del clima in Svizzera con misure adottate all'estero». La Confederazione ha infatti firmato accordi con diversi Paesi in modo da compensare da loro le proprie emissioni di CO2.
L'ong accoglie con favore la riduzione delle emissioni elvetiche all'estero, ma dal momento che questi sforzi sostituiscono misure realizzate in patria «la politica federale attuale non è altro che un greenwashing». Recentemente, anche il New York Times ha criticato la Svizzera per questa pratica, scrivendo che sta «pagando i Paesi poveri» per ridurre la propria impronta di carbonio.
I tre Paesi del G20 classificati come «verdi» dal CCPI (posti 1-18) sono l'India, il Regno Unito (11°) e la Germania (16°). La Svizzera figura fra i «gialli» (19-34), mentre il Brasile o il Belgio sono in «arancione» (classifica 35-49). Giappone, Canada, Arabia Saudita e Iran - che occupano gli ultimi due ranghi - sono in «rosso». I circa sessanta Paesi presi in considerazione emettono complessivamente il 92% dei gas serra del pianeta.
Il documento, che viene redatto dal 2005, prende in considerazione una sessantina di Paesi che emettono complessivamente il 92% dei gas a effetto serra del pianeta. È stato pubblicato oggi in occasione della COP27, che si tiene a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Vi hanno contribuito circa 450 esperti internazionali.