Tutte le ombre della Schadenfreude
Non bisogna essere esperti in filologia germanica per conoscerne il significato: la Schadenfreude, la gioia provata davanti alle disgrazie di altri, è un termine che ha da tempo valicato i confini linguistici e geografici. Purtroppo, verrebbe da aggiungere; perché di nobile questo sentimento non ha nulla, anzi: è una cosiddetta “dark emotion”. Un titolo scomodo che probabilmente spiega in parte la diffusa reticenza nel parlarne e che rende ancora più considerevole lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Zurigo capitanati dall’economista Jamie Lee Gloor, in collaborazione con la Shanghai Jiao Tong University e la National University di Singapore. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell’“Academy of Management Review”.
“Le organizzazioni moderne possono incentivare, accanto a esperienze sociali positive come il cameratismo e il sostegno, anche il pensiero concorrenziale, l’invidia e le tensioni tra i gruppi”, si legge in una nota. “Queste dinamiche negative aumentano la probabilità che certi approfittino del comportamento antisociale (come il mobbing, ndr.) e creino così un terreno perfetto per la Schadenfreude”. Secondo l’esperta, negli ambienti complessi e frenetici come ad esempio sul luogo di lavoro ci si concentra sugli aspetti più rilevanti per i propri scopi: la gioia di fronte alla sventura altrui si rivolge spesso contro quei collaboratori che spiccano particolarmente a livello di prestazione e, di conseguenza, vengono invidiati. Nel momento in cui ci si dovesse trovare ad assistere ad una scena di mobbing, non per forza si assumerebbe un’attitudine empatica nei confronti del malcapitato: “L’ingiusto trattamento crea improvvisamente condizioni concorrenziali equilibrate e aumenta le possibilità di ricompensa, ad esempio un bonus”, spiega ancora Gloor. C’è di più: chi si trovasse ad osservare un collega “vessato” riterrebbe la sua Schadenfreude giustificata nel momento in cui, a suo parere, la vittima ha mostrato di meritarsi lo spiacevole trattamento. Si parla invece di Schadenfreude “ambivalente” – sottolineano ancora gli autori - quando assieme al piacere per i “guai” di un collega vengono ad aggiungersi vergogna e sensi di colpa.
Ne abbiamo parlato con la ricercatrice stessa.
Jamie Lee Gloor, si legge e si sente parlare raramente di Schadenfreude. Abbiamo paura di guardare in faccia la nostra bruttezza?
“Sì, la Schadenfreude è una “dark emotion”, che per definizione viola le norme sociali. Nonostante sia ampiamente diffusa anche nei Paesi in cui non esiste un termine proprio, la sua “bruttezza” può essere un motivo alla base della reticenza di molti a parlarne o a studiarla”.
A che condizioni da una sana pressione concorrenziale può emergere la Schadenfreude?
“Come per molte cose, un po’ di concorrenza è sana o persino vantaggiosa in termini di produttività e di prestazione sul posto di lavoro. La Schadenfreude può essere più frequentemente contagiosa e alla fin fine dannosa quando si è in presenza di condizioni lavorative molto concorrenziali, “up or out” (imperativo secondo il quale o si ottiene una certa posizione entro una certa data o si perde il posto, ndr.), in cui i collaboratori si vedono solo come concorrenti e per nulla come colleghi”.
Non è paradossale che un’attitudine antisociale possa essere condivisa e riprodotta?
„Se fenomeni in un determinato contesto vengono diffusi o restano incontestati, siano essi un tipo di comunicazione, di comportamento oppure addirittura una reazione emotiva come la Schadenfreude, anche l’antisociale può diventare sociale”.
Che cosa si può fare contro la Schadenfreude in un’epoca in cui le discussioni sulla salute al posto di lavoro e il team building sono diventate più consapevoli?
“I dirigenti sono molto importanti ai fini della riduzione della Schadenfreude. Un comportamento dirigenziale specifico può contenere in sé la promozione della collaborazione attraverso visioni comuni e incentivi impostati sul lavoro di squadra. Tramite la creazione di un clima più integrativo e procedure più trasparenti i capi di Stato e di Governo possono ridurre le tensioni e l’invidia tra i gruppi, all’origine della Schadenfreude”.