La storia

Tutti gli uomini e le donne della regina

Elisabetta II, durante i suoi settant’anni di regno, ha stretto la mano di ben quindici leader britannici – Da Winston Churchill a Boris Johnson, passando per Margaret Thatcher e Tony Blair – Ripercorriamo insieme la successione degli inquilini del numero 10 di Downing Street dagli Anni ’50 fino ai giorni nostri
Irene Solari
09.09.2022 21:23

Ripercorrendo la storia della regina Elisabetta, il giorno dopo l'addio, non si può non soffermarsi sulla lunghezza straordinaria del suo regno. Settant'anni festeggiati solo qualche mese fa, a giugno, in occasione del Giubileo di Platino. E settant'anni sul trono sono un record che ne implica un altro: quello dei capi di Stato che sono andati e venuti sotto il suo regno.

E sono ben quindici gli inquilini del numero 10 di Downing Street ai quali la regina ha stretto la mano, un numero inedito nella storia del Regno Unito. Una storia lunga e complessa, per la Corona britannica, attraversata da notevoli cambiamenti politici, sociali, ma anche strettamente familiari.
Si va dagli Anni '50 del dopoguerra con Winston Churchill, al periodo della Londra ribelle della fine Anni '70 contrastata dalla Lady di Ferro, Margaret Thatcher. Un regno che è passato anche attraverso Brexit, pandemia e scandali non solo politici.

Elisabetta II, nel corso di sette decadi di regno, ha dovuto far fronte anche a diversi problemi legati alla Royal Family. La tragica morte di Lady Diana nel 1997, seguita alla separazione dal principe Carlo a causa dei suoi tradimenti. Un dramma che colpì moltissimo tutto il regno e che pesò come un macigno sulla monarchia britannica, in particolar modo, sulla figura della stessa regina per via del rapporto controverso che esisteva con la nuora.
Negli ultimi tempi hanno sollevato molta indignazione gli scandali sessuali del principe Andrea, figlio della regina, costretta ad allontanarlo dalla vita pubblica di Corte. Senza contare gli screzi e la brusca separazione dalla famiglia del nipote Harry e della moglie Meghan, partiti Oltreoceano rilasciando pesanti dichiarazioni contro la monarchia britannica. E, da ultima, la perdita dell'amato consorte, il principe Filippo, compagno di una vita.

Avvenimenti che, bene o male, si sono intrecciati nella storia privata e politica della regina e nei suoi rapporti con i leader politici.

Ripercorriamo insieme la successione degli inquilini del numero 10 di Downing Street e il loro rapporto con Elisabetta II dagli Anni ’50 fino ai giorni nostri.

Winston Churchill, in carica dal 1951 al 1955, fu il primo leader del Regno Unito a collaborare con la regina Elisabetta. La giovane sovrana 25.enne, appena salita al trono dopo la morte del padre, trovò nella figura di Churchill un mentore. Già primo ministro sotto re Giorgio VI e reduce, vincitore, dalla Seconda Guerra mondiale, Churchill aveva appena ripreso le redini del Paese e si apprestava a fare la conoscenza della giovanissima Elisabetta. Tra i due il legame fu quasi paterno, la sovrana vide in lui un consigliere e un maestro più che un capo di Governo. La regina dimostrò a Churchill tutta la sua stima, nel momento in cui il primo ministro si apprestava a lasciare Downing Street, recandosi lei stessa al numero 10 per cenare insieme. Un evento considerato più che raro.

La regina con Winston Churchill. © AP1950
La regina con Winston Churchill. © AP1950

Anthony Eden, (1955-1957) fu il successore di Churchill. Con lui la sovrana si confrontò su diversi temi di importante attualità dell'epoca. Dalla crisi di Suez alla questione della sorella minore Margaret, contessa di Snowdon, la quale desiderava sposare un uomo divorziato. Un'unione, per l'epoca, considerata «impensabile» e «contraria alle tradizioni reali e cristiane». La regina lavorò insieme al premier – anch'egli separato – a un piano per permettere alla principessa Margaret di sposarsi con l'uomo che amava perdendo però alcuni privilegi reali.

Più freddo, invece, il rapporto iniziale con Harold Macmillan, primo ministro britannico dal 1957 al 1963. Il loro legame migliorò poi con il tempo, una volta che Macmillan abbandonò il proprio ruolo a Downing Street, arrivando a diventare consigliere di Elisabetta II, guadagnandosi la sua stima.

Sir Alec Douglas, in carica per un breve periodo – dal 1963 al 1964 –, era un amico della regina già prima della sua elezione a primo ministro. Fu l'unico capo del governo a fare parte della Camera dei Lord. 

Harold Wilson fu primo ministro laburista e ottenne due mandati (1964-1970 e 1974-1976). Si dice fosse il preferito di Sua Maestà, nonostante le sue convinzioni politiche e l'estrazione sociale di classe media avrebbero potuto far pensare al contrario. La sua compagnia era invece molto apprezzata dalla sovrana che lo voleva spesso e volentieri suo ospite anche in occasioni più informali, come i pic-nic a Balmoral. Wilson è anche stato l'unico a ritornare in carica per una seconda volta. In mezzo ci fu per quattro anni Edward Heath.

Elisabetta II stringe la mano ad Harold Wilson. ©
AP1950 
Elisabetta II stringe la mano ad Harold Wilson. © AP1950 

Edward Heath, occupò il numero 10 di Downing Street tra il 1970 e il 1974. Con lui il Regno Unito conobbe una, seppur temporanea, virata europea. Le idee della sovrana divergevano dalle sue su più punti e questo nonostante Heath fosse conservatore. Con lui la regina Elisabetta mantenne sempre un rapporto piuttosto distaccato.

In seguito fu la volta del laburista James Callaghan che rappresentò dal 1976 al 1979 una sorta di parentesi prima degli anni della Thatcher: la regina lo apprezzava molto e aveva con lui un buono scambio di idee. Fu Callaghan a riprendere il titolo di primo ministro dopo il secondo mandato di Harold Wilson.

Margaret Thatcher, è stata una vera donna dei record: divenuta la prima leader donna del Regno Unito, ha occupato Downing Street per ben undici anni (dal 1979 al 1990) sotto il regno della regina Elisabetta. Tuttavia il rapporto tra loro non fu mai idilliaco, e questo reciprocamente. In apparenza erano due donne che presentavano caratteristiche in comune: figure femminili forti con posizioni di potere a guida della nazione e, in più, coetanee. Eppure non ci fu mai molta complicità. A pesare sul loro rapporto i caratteri troppo diversi e contrastanti, oltre che le divergenze sulle idee politiche. Alla regina Elisabetta non piaceva la durezza della Lady di Ferro e il senso dell'umorismo praticamente inesistente, qualità che invece la sovrana apprezzava e della quale si serviva spesso. Si racconta che, addirittura, una volta si dovette spiegare alla Lady di Ferro una battuta di spirito della regina che quest'ultima non aveva capito.

Un incontro tra Sua Maestà e Margaret Thatcher. ©
AP/Jeremy Selwyn 1979 
Un incontro tra Sua Maestà e Margaret Thatcher. © AP/Jeremy Selwyn 1979 

John Major è stato l'inquilino di Downing Street – dal 1990 al 1997 – con la particolarità di essere il primo leader britannico più giovane della regina, eletto all'età di 47 anni. Major ha rappresentato un punto di riferimento per Sua Maestà: è stato colui che l'ha accompagnata attraverso l’anno più difficile del suo regno, il 1992, l’annus horribils come lo definì la stessa regina Elisabetta. Nel 1992 venne pubblicato il libro di Andrew Morton Diana – La sua vera storia, nel quale la principessa, amatissima dal popolo, raccontava senza giri di parole la propria infelicità per il tradimento del marito Carlo che fino a quel momento era stato taciuto al pubblico. Diana parlava anche della disperazione che l'aveva portata a tentare il suicidio. Come era prevedibile, queste dichiarazioni causarono una tempesta mediatica senza precedenti: fu un duro colpo per la monarchia britannica, anche a livello di immagine. Major seppe dimostrare sostegno alla sovrana durante questi momenti di difficoltà.

Dopo di lui fu il turno di Tony Blair, primo ministro laburista, che ricoprì l'incarico dal 1997 al 2007 con tre mandati. Blair raccolse la pesante eredità di una nazione orfana della principessa Diana, tragicamente deceduta proprio durante il suo primo anno come capo di Stato. Blair si impegnò anche nel convincere la regina a tenere un discorso in onore di Lady D, domandandole di ritornare dalla sua residenza di Balmoral. Il primo ministro, nonostante non fosse particolarmente amato da Sua Maestà (che non apprezzava molto il fatto che qualcuno le dicesse come comportarsi), diede di fatto un aiuto considerevole al ricongiungimento tra la famiglia reale e l'affetto del proprio popolo.

Tony Blair si presenta alla regina. ©
AP/John Stillwell 
Tony Blair si presenta alla regina. © AP/John Stillwell 

Con Gordon Brown, primo ministro tra il 2007 e il 2010, si dice che la sovrana non avesse un buon rapporto, nonostante Brown fosse scozzese e la regina amasse molto questa terra. Non fu, in effetti, invitato (così come non lo fu nemmeno Tony Blair) al matrimonio del nipote, il principe William, con Kate Middleton.

David Cameron ha abitato al numero 10 di Downing Street dal 2010 al 2016. Con il leader Tory la regina aveva invece stretto un buon legame. Fu insieme a lui che la sovrana si impegnò alla modifica della legge di successione affinché questa garantisse il terzo posto in linea di successione (dopo Carlo e William) all’erede del principe e di Kate Middleton, anche se fosse nata una bambina. La regola fino a quel momento prevedeva che soltanto un erede maschio fosse il favorito all’ascesa sul trono d’Inghilterra, mentre le principesse dovevano cedere il passo ai fratelli anche se si trattava di primogenite. Con questo storico cambiamento, se il primo figlio nato dal matrimonio di William e Kate fosse stata una femmina, sarebbe diventata regina, terza in linea di successione.

Elisabetta II con David Cameron e il suo staff. ©
AP/Jeremy Selwyn 
Elisabetta II con David Cameron e il suo staff. © AP/Jeremy Selwyn 

Theresa May è stata leader del partito conservatore e seconda donna a capo del Regno Unito tra il 2016 e il 2019. A differenza di quanto avvenne con Margaret Thatcher, May è riuscita ad instaurare un buon rapporto con la regina. La leader era già stata ministro di David Cameron durante il suo mandato come capo di Stato.

Boris Johnson, in carica dal 2019 al 2022, ha segnato l'epoca del leader “ribelle”. BoJo è stato il primo ministro della Brexit, e quello della pandemia. Ma è incappato più volte in grattacapi politici ed è inciampato nelle gaffes, anche con Sua Maestà. Johnson ha dovuto presentare le proprie scuse in ben due occasioni alla sovrana. La prima quando la Corte Suprema britannica stabilì che la decisione, promossa dal leader, di prorogare il Parlamento era in realtà illegale. E, in seguito, quando è venuto alla luce il party che BoJo aveva organizzato con i suoi amici in piena crisi pandemica e in palese violazione delle regole in vigore. Una festa, oltretutto, fatta proprio prima del giorno in cui si celebravano i funerali del principe Filippo, consorte della regina. 

BoJo e la regina. ©
AP/Dominic Lipinski 
BoJo e la regina. © AP/Dominic Lipinski 

Liz Truss, la neoeletta nel 2022, nonché terza premier donna. E l’ultima a incontrare la regina e a stringerle la mano. È stata anche l’unica, nella storia del Regno Unito, a doversi mettere in viaggio verso la tenuta reale di Balmoral, in Scozia. Era, infatti, sempre avvenuto il contrario: la regina si recava a Londra per felicitarsi con il nuovo o la nuova persona a capo dello Stato. Due giorni fa, le condizioni di salute della sovrana, già compromesse, non le hanno permesso nessuno spostamento nonostante l’importanza dell’evento politico. È stata Liz Truss, quindi, a raggiungerla in quella che poi si è rivelata essere l'ultima apparizione pubblica di Elisabetta II. 

L'ultimo incontro con Liz Truss. © EPA/Andrew Milligan 
L'ultimo incontro con Liz Truss. © EPA/Andrew Milligan 
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