Tutti sul lettino, la psicanalisi non è morta

La psicanalisi è morta, viva la psicanalisi. La battuta fotografa decenni di proclami più o meno affrettati sulla fine della disciplina di Freud. Molti concorrenti sul campo – dalle neuroscienze, alla farmacologia, alle mille forme di coatching che vanno per la maggiore - ne divorano gli spazi. Eppure è presto per decretarne la scomparsa. Ne è convinto Luca Moretti, psicanalista del Seminario psicoanalitico della Svizzera italiana, un’istituzione che a giorni festeggerà al LAC mezzo secolo d’esistenza (vedi articolo a lato) accogliendoci nel suo studio a Lugano e indicandoci una sedia. «Ma se preferisce», ammicca, «può accomodarsi sul divano».

Le tre mortificazioni
Sigmund aleggia nell’aria, la sua rivoluzione continua ad ammaliare. Lui stesso ne era consapevole. «Sì», osserva Moretti, «nel 1916 Freud ha detto che nel corso dei tempi l’umanità ha dovuto sopportare due grandi mortificazioni: ’’La prima, quando apprese che la nostra Terra non è il centro dell’universo (...) questa scoperta è associata per noi al nome di Copernico (...). La seconda (...) quando la ricerca biologica annientò la pretesa posizione di privilegio dell’uomo nella creazione, gli dimostrò la sua provenienza dal regno animale e l’inestirpabilità della sua natura animale (...) sotto l’influsso di Charles Darwin. Ma la terza e più scottante mortificazione, la megalomania dell’uomo è destinata a subirla da parte dell’odierna indagine psicologica la quale ha l’intenzione di dimostrare all’io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nella sua psiche’’».
Le nuove scoperte
Nello studio di Moretti Freud è più vivo che mai, lo troviamo perfino in un ritratto appeso sopra l’ottomana. «Nuove scienze di tipo sistemico e cognitivista vogliono la morte della psicanalisi. Ma è sempre rimasta viva, anche se come piccola parte della psichiatria o della psicologia». Nel mondo, ci spiega, ci sono poco più di 12 mila psicanalisti. Più che superata, la psicanalisi sembra rafforzata dalle nuove scoperte: «Le neuroscienze, con la possibilità di vedere le immagini cerebrali, confermano la teoria della memoria di Freud, per esempio».
In molti, tuttavia, si chiedono se un buon psicofarmaco non valga più di mille sedute in analisi. «Il farmaco è un ottimo aiuto, soprattutto con la scoperta del neurolettico dopo la seconda guerra mondiale. Consente di gestire meglio una serie di gravi disturbi dell’ordine della psicosi, la cosiddetta schizofrenia. Senza il neurolettico saremmo in grave difficoltà. D’altra parte, la psicoanalisi non si è mai occupata direttamente di psicosi, cioè di malattie gravi sul piano psichiatrico. Ha sempre cercato dei rimedi per disturbi di tipo nevrotico, disturbi abituali che possiamo avere tutti noi».
Cosa rimane
Ma il mondo è cambiato dai tempi di Freud. Lui era partito dall’isteria, un disturbo che oggi sembra scomparso. «Si dice che ce ne sia poca. Forse il malessere attuale più generalizzato è la depressione». Mentre godono ancora di una certa fortuna, anche nel linguaggio comune, i famosi «complessi», l’Edipo, il narcisismo, eccetera. «Sono ancora gli assi portanti della riflessione psicanalitica sia sul piano teorico, sia sull’applicazione clinica. Tutto questo rimane. Invece, da un certo punto di vista, noi siamo nella condizione di non riuscire a sbarazzarci di un padre, Freud appunto, cosa che tutte le altre scienze sono riuscite a fare. Se abbiamo ancora questo padre in casa è perché ne riconosciamo l’intatto valore».


Non mancano, certo, autori che hanno spinto avanti la sua riflessione: da Melanie Klein, a Donald Winnicot, alla stessa figlia di Freud, Anna. «Ma sono comunque partiti da Freud, il loro fondamento resta lì».
Gli analisti in analisi
Tutti ancora sul lettino di Freud, quindi, gli psicanalisti? Moretti sorride. «Sì. Perché tutti gli psicanalisti, prima di diventare tali devono passare dal lettino come pazienti. Si dice che si impara l’analisi dall’analisi personale. Si usa la nostra soggettività per capire l’altro. Cosa che facciamo quotidianamente anche al di fuori di una seduta psicanalitica. Freud suggeriva di tornare sul lettino ogni cinque anni, anche perché certe cose tendono a rifarsi vive nel tempo».
Il padre della psicanalisi sembra ineliminabile. «All’inizio il primo Freud ha tentato di innervare l’apparato psichico, poi ha voluto rispettare il dualismo cartesiano, la divisione tra corpo e psiche. La prima parte del suo pensiero potrebbe essere lasciata da parte. A restar viva è quella maggioritaria su cui possiamo ancora riflettere al giorno d’oggi». Ad esempio, secondo Moretti, «la parte sulla pulsione di morte».
La fissa del sesso? Una leggenda

«Il sesso è stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere». Parola di Woody Allen (nella foto sopra), uno dei più grandi sponsor di sempre della psicanalisi. All’uomo comune Freud appare soprattutto come lo studioso che ha visto il sesso dietro ogni meccanismo della nostra psiche. E questo in un’epoca, la sua, che era piuttosto repressa in materia. «Ma la sessualità raccontata da Freud non è tanto quella dell’erotismo. Lui parla del bambino che quando si succhia il pollice utilizza un sostituto allucinatorio del seno materno. La sessualità per lui non è la quella da adulti come la intendiamo noi, è il bambino che gioca con le proprie feci, che si tocca. Infatti, definiva il bambino come un perverso polimorfo: prima c’è l’oralità, poi l’analità e poi la genitalità a tre o quattro anni quando il bambino comincia a scoprire le differenze sessuali. Il problema è come si educa questa sessualità. Per Freud la sessualità va educata e il bambino deve sì sperimentare, ma anche dimenticare certe esperienze. Il desiderio resta vivo, ma deve essere educato. Non era un libertino. Si poneva dalla parte del disagio della civiltà, che impone anche rinunce, sacrifici e limiti. Oggi avviene l’esatto contrario».

L’appuntamento
Il 30 novembre, tra le 9:30 e le 17:00, al LAC di Lugano (sopra nella foto CdT) il Seminario psicoanalitico della Svizzera italiana organizza una giornata di studio, aperta al pubblico, sul tema «Terra d’accoglienza, terra di passaggio. 50 anni di seminario psicoanalitico a Lugano» - Nel ventennale della scomparsa di Pier Mario Masciangelo (1927-1999). È prevista la partecipazione degli specialisti Antonio Andreoli, Ferruccio Bianchi, Stefano Bolognini, Mauro Gervasini e Maria Pagliarani. Il sindaco Marco Borradori terrà l’allocuzione inaugurale. Per partecipare occorre iscriversi (informazioni presso [email protected]; tel 079 424 21 71.
Gli inizi
Sigmund Freud aveva scritto con Joseph Breuer gli «Studi sull’isteria» e scambiava in modo epistolare con Wilhelm Fliess, medico tedesco, lo sviluppo delle proprie idee sulla concezione della nevrosi. Nel 1902, con i colleghi della prima ora, fonda la Società psicologica del mercoledì, dal nome del giorno in cui regolarmente si trovavano a discutere.
La Svizzera
Le idee di Freud raggiungono Zurigo e un gruppo di psichiatri svizzeri, tra cui Carl Gustav Jung (nella foto sotto), inizia a collaborare con lui. Nel 1908 avviene la prima riunione psicoanalitica a livello internazionale a Salisburgo; nell’occasione, è discussa l’idea di fondare un’associazione psicoanalitica internazionale (IPA). Questa si costituirà nel 1910 al congresso di Norimberga; Jung ne assume la presidenza, che mantiene fino alla rottura del sodalizio con Freud, nel 1914. Cinque anni più tardi, la Società Svizzera di psicoanalisi nasce a Zurigo; la presiede Emil Oberholzer; il suo vice è Hermann Rorschach. Attualmente la SSPsa comprende 229 membri e possiede 6 centri di formazione a Basilea, Berna, Ginevra, Losanna, Lugano e Zurigo frequentati da 144 candidati (dati 2015).

Il Ticino
In Ticino, la psicoanalisi giunge negli anni ‘60 con Pier Mario Masciangelo, originario di Modena, psicoanalista della Società italiana di psicoanalisi. Stabilitosi inizialmente per qualche anno a Campione d’Italia, verrà nel 1969 accettato dalla società svizzera di psicoanalisi e creerà il Seminario psicoanalitico di Lugano, centro di formazione riconosciuto dalla SSPsa che si avvarrà dei contatti con Ginevra e con l’Istituto Milanese di psicoanalisi, condotto allora da Cesare Musatti, uno dei padri della psicoanalisi Italiana. Da allora, diversi professionisti, sia italiani che ticinesi, si sono formati, divenendo membri della SSPsa. Maria Pagliarani sarà la prima professionista ticinese del Seminario psicoanalitico di Lugano a diventare a sua volta psicoanalista, occupandosi, in modo particolare, di psicoanalisi infantile. Ad oggi il Seminario, che ha cambiato la sua originaria denominazione in Seminario psicoanalitico della Svizzera Italiana, conta al suo attivo 8 membri SSPsa, 13 candidati alla formazione e 2 ospiti ed è il centro di formazione della Svizzera Italiana della SSPsa nazionale.
Mario Masciangelo
Mario Masciangelo ha scritto molti articoli, tra cui due importanti capitoli del sempre attuale «Trattato di psicoanalisi»“ (AAvv, Cortina, 1988). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo «Prolungamenti intrapsichici della linea di confine» (1987) e «Nostalgia: una dimensione della vita psichica» (1989) che rappresentano i migliori momenti creativi dell’autore e costituiscono il suo testamento spirituale. Scritti in cui il vissuto di «immigrato» si fonde con la gratitudine del ritrovamento di una seconda patria, la Svizzera e il Ticino in particolare, terra di mezzo e terra di confine.