Sudafrica

Uccise la fidanzata Reeva nel 2013, Oscar Pistorius fuori dal carcere

L’ex campione paralimpico, il 14 febbraio 2013, sparò quattro colpi di pistola attraverso la porta del bagno – Ha sempre dichiarato: «Pensavo fosse un intruso» – Ha ottenuto la libertà condizionata e sarà scarcerato il 5 gennaio 2024
© KEYSTONE (AP Photo/Themba Hadebe)
Red. Online
24.11.2023 17:15

«Il Dipartimento dei Servizi correzionali (DCS) conferma la libertà condizionata per Oscar Leonard Carl Pistorius, a partire dal 5 gennaio 2024». È quanto ha dichiarato un portavoce del DCS. La commissione incaricata dei rilasci anticipati ha esaminato il caso a Pretoria, con l'obiettivo di determinare se il detenuto fosse idoneo o meno al reinserimento sociale. La legge sudafricana prevede infatti che un condannato, una volta scaduta la metà della pena, possa ottenere la libertà condizionale. June Steenkamp, la madre di Reeva Steenkamp uccisa da Pistorius dieci anni fa, aveva inviato una lettera alla commissione, pur non opponendovisi formalmente: «Non si è riabilitato. La riabilitazione richiede che qualcuno si impegni onestamente, con la piena verità del suo crimine e delle sue conseguenze. Nessuno può affermare di avere rimorsi se non è in grado di affrontare pienamente la verità».

Pistorius il campione paralimpico

Oscar Pistorius è stato uno dei più grandi nomi dell'atletica leggera, noto come il «Blade Runner» per le protesi uniche che indossava in gara. Nasce nel 1986 con una grave malformazione, emimelia fibulare (entrambi i peroni erano assenti e i piedi erano gravemente malformati) e a undici mesi gli vengono amputati gli arti inferiori. Sua madre muore quando lui ha quindici anni. Cresce in Sudafrica sostenuto dallo zio, che gli consente di ricevere un'educazione privilegiata presso la Pretoria Boys School e l'università di Pretoria. È uno sportivo di talento che eccelle in tutti gli sport al di là dalla disabilità. Gioca a rugby, pallanuoto e a wrestling. Dopo un infortunio, entra nel mondo dell'atletica leggera. Può correre e corre veloce grazie a lame speciali realizzate appositamente per lui. Due protesi in fibra di carbonio che gli consentiranno di diventare «Blade Runner».

Il primo appuntamento agonistico di rilievo sono i Giochi paralimpici di Atene del 2004. A 17 anni vince il bronzo sui 100 m piani e l'oro sui 200 m piani, battendo atleti amputati singoli più quotati di lui. Nel 2005 esprime il desiderio di gareggiare con i normodotati in occasione dei Giochi olimpici di Pechino 2008, ma non riesce a realizzare il tempo minimo per partecipare alla manifestazione. Quell'anno vince la medaglia d'oro ai Giochi paralimpici di Pechino nei 100 m piani per poi ripetersi nei 200 m piani e nei 400 m piani, stabilendo il nuovo record mondiale paralimpico. Nel 2011 prende parte ai Mondiali, venendo eliminato in semifinale ai 400 m. Insieme ai compagni di staffetta, realizza il primato nazionale sudafricano della 4×400 m in occasione delle batterie di qualificazione. L'anno successivo, a Londra, diventa il primo atleta amputato capace di gareggiare ai Giochi olimpici nell'atletica leggera. Appare persino su Time Magazine come una delle persone più influenti al mondo.

Poi, il 14 febbraio 2013, Oscar Pistorius viene arrestato dalla polizia di Pretoria con l'accusa di omicidio per avere ucciso la fidanzata, la modella 29.enne Reeva Steenkamp.

Il caso

Era la notte di San Valentino del 2013. Oscar Pistorius ha sparato attraverso la porta del bagno del suo appartamento. Ha raccontato di essere andato a letto ed essersi addormentato, quindi di essersi alzato per andare a chiudere una porta e per prendere un ventilatore. Ha riferito di essere uscito sul balcone e di avere sentito un rumore arrivare dal bagno, un rumore che gli ha fatto provare un «senso di terrore». Ha preso la pistola (una calibro nove) che teneva in camera e si è avvicinato alla porta del bagno, urlando a distanza alla fidanzata Reeva – questo il suo racconto –, che credeva ancora a letto, di chiamare la polizia. Non indossando le protesi, ha precisato, si sentiva particolarmente vulnerabile. E ha premuto il grilletto. Quattro volte. Solo allora si sarebbe accorto che Steenkamp non era a letto e che poteva essere in bagno chiusa a chiave. A questo punto, secondo la sua ricostruzione, Pistorius sarebbe andato sul balcone per chiedere aiuto, quindi si sarebbe messo le protesi e avrebbe aperto la porta del bagno rompendola con una mazza da cricket. All'interno ha trovato la ragazza, riversa a terra. «Reeva è morta tra le mie braccia – dirà poi nella dichiarazione giurata letta dal suo legale –. Non ho voluto ucciderla, lo affermo nella maniera più categorica possibile. Ci amavamo alla follia».

L'ipotesi di un'assurda tragedia avvenuta nella zona esclusiva di Silver Woods, alle porte della capitale sudafricana, intorno alle 4 di mattina, però, è apparsa sin da subito come un'invenzione. Cinque giorni dopo, il 19 febbraio 2013, l'accusa formalizzata nei confronti di Oscar Pistorius è di omicidio premeditato. L'atleta, davanti al giudice, è stato immortalato in lacrime, con la testa fra le mani. Per il procuratore l'atleta ha sparato quattro colpi d'arma da fuoco da dietro la porta del bagno, dove Reeva Steenkamp si era rifugiata dopo un violento litigio. «Si è armato, si è messo le protesi, ha camminato per sette metri fino al bagno e poi ha sparato. L'imputato ha detto a sua sorella che pensava che fosse un ladro. Perché un ladro si chiuderebbe in bagno?». La difesa ha sostenuto la tesi dell'errore.

Durante il processo, iniziato il 2 marzo 2014 a Pretoria, l'ex atleta ha confermato la sua versione. «Stavo semplicemente cercando di proteggere Reeva – ha detto in aula il 7 aprile rivolgendosi alla famiglia della vittima –. Posso assicurarvi che quella notte andò a letto sentendosi amata». L'11 settembre 2014 il giudice si è pronunciato: «Quello di omicidio colposo è un giudizio pertinente. L'accusa non ha provato, oltre ogni ragionevole dubbio, che Pistorius è colpevole di omicidio premeditato. Non ci sono prove sufficienti per supportare una conclusione simile. Come avrebbe potuto l'accusato prevedere ragionevolmente che il colpo sparato avrebbe ucciso la vittima? Chiaramente non poteva prevedere che avrebbe ucciso la persona dietro la porta». Nello sparare a Reeva Steenkamp attraverso la porta del bagno, pur pensando che si trattasse di un intruso «ha agito in modo affrettato e la sua condotta è stata negligente con un uso eccessivo della forza». Esclusa quindi l'accusa più grave, quella di omicidio premeditato o volontario. Il giorno successivo, la sentenza: Oscar Pistorius è colpevole di omicidio colposo.

21 ottobre 2014. Oscar Pistorius è stato condannato a cinque anni per l'omicidio colposo della fidanzata Reeva Steenkamp (condanna che gli permetterebbe di chiedere la libertà provvisoria dopo dieci mesi di detenzione).

L'appello

Avanti veloce fino al 10 dicembre 2014. Il processo sarà riesaminato in appello dalla Corte Suprema su richiesta del pubblico ministero: «La nostra tesi era che avrebbe dovuto essere condannato per omicidio a un pena di almeno 15 anni: è quello che vogliamo». Il 19 ottobre 2015 Pistorius è uscito dal carcere, andando ai domiciliari. Il 3 dicembre la corte d'appello di Bloemfontein ha accolto la richiesta presentata dal pubblico ministero: Oscar Pistorius è colpevole di omicidio volontario, «avendo avuto intenzioni criminali» al momento in cui aprì il fuoco. Nelle sue conclusioni il magistrato non ha rimesso in discussione la versione fornita dall'imputato ma ha considerato il fatto che Pistorius non poteva ignorare che rischiava di uccidere, visto che sparò quattro proiettili di grosso calibro ad altezza d'uomo. Inoltre «non sapeva in nessun modo se la persona in questione costituisse una minaccia. Al momento in cui i colpi mortali sono stati esplosi, la possibilità che chiunque fosse dietro la porta morisse era altissima. È inconcepibile che una persona ragionevole abbia potuto pensare di essere autorizzata a fare fuoco con un'arma di grosso calibro. Avrebbe dovuto prevedere che chi era dietro la porta poteva rimanere ferito. Su questa base, non avrebbe dovuto essere condannato per omicidio colposo ma per omicidio volontario». In attesa della nuova sentenza, Pistorius ha ottenuto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. 

La sentenza è arrivata il 6 luglio 2016. L'assassinio di Reeva Steenkamp, la modella sudafricana uccisa la notte del 14 febbraio 2013, fu un omicidio volontario. E colpevole del delitto è Oscar Pistorius, l'ex atleta paralimpico che all'epoca era il suo fidanzato: per questo è stato condannato a sei anni di carcere. Ed è tornato dietro le sbarre. In appello, l'accusa aveva chiesto per lui una condanna a 15 anni di reclusione, ma i giudici hanno ritenuto applicabili circostanze attenuanti. Da qui la minore pena irrogata. «Ogni caso deve essere valutato in base ai fatti, alla ricerca di un equilibrio tra le circostanze personali dell'imputato, la gravità del reato, l'interesse della società così come quello della vittima del reato», ha detto il giudice leggendo la sentenza e aggiungendo che in questo caso «le attenuanti hanno un maggior peso rispetto ai fattori aggravanti». «Una pena detentiva lunga non sarebbe utile ai fini di giustizia – ha proseguito – il recupero del colpevole è possibile, ma dipenderà soprattutto dall'atteggiamento di Pistorius».

Ma non è finita qui. Il 24 novembre 2017, al termine del processo di secondo grado, la più alta corte d'appello sudafricana ha condannato l'ex campione paralimpico a 13 anni e cinque mesi di reclusione, accogliendo il ricorso della pubblica accusa secondo cui la sentenza di primo grado, sei anni, era «lieve in modo sconvolgente».

Oggi

La commissione per la libertà condizionata del Sudafrica ha deciso che Oscar Pistorius, 37 anni, potrà lasciare il carcere il 5 gennaio 2024: i giudici ritengono che abbia scontato una pena sufficiente, tenuto buona condotta e manifestato pentimento, sebbene non abbia mai ammesso di avere ucciso deliberatamente la compagna. June Steenkamp, la madre di Reeva Steenkamp, ha come detto inviato una lettera alla commissione: «Mi domando se gli enormi problemi di Pistorius nel controllare la rabbia siano stati veramente superati nel periodo che ha trascorso dietro le sbarre. Io sarei preoccupata per qualunque donna che verrà a contatto con lui. Non ho l’energia per vedermelo di fronte in aula. Il mio caro Barry (il padre della vittima, morto il 15 settembre scorso) ci ha lasciati completamente devastato dal pensiero di non essere riuscito a proteggere nostra figlia. La sua sola speranza era che Oscar trovasse dentro di sé la forza per ammettere prima o poi la verità».

Il portavoce della famiglia Steenkamp, Rob Matthews, ha dichiarato alla stampa che una volta fuori in libertà condizionata, Pistorius «dovrà sottoporsi a una terapia per la rabbia, svolgere servizio sociale e sottoporsi a una terapia contro la violenza sulle donne».

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