Calcio

Ucciso a Roma il capo ultras della Lazio

È morto con un colpo in testa al parco degli Acquedotti il 53.enne che a lungo è stato capo della tifoseria laziale
Foto Keystone
Red. Online
08.08.2019 16:45

ROMA - Un solo colpo alla testa, preciso e diretto all’altezza dell’orecchio sinistro, mentre era seduto su una panchina. È morto così ieri Fabrizio Piscitelli, 53 anni, conosciuto come Diabolik, capo per lungo tempo della Curva Nord di cui è stato egemone e in cui con gli Irriducibili ha sdoganato la politica, quella di estrema destra. Quella di Piscitelli è stata un’esecuzione consumatasi al parco degli Acquedotti, un’area verde che sembra già agro romano: avvicinato alle spalle, raggiunto da un solo colpo da chi sapeva che non poteva sbagliare. Forse stava aspettando qualcuno. Un omicidio che potrebbe essere legato alla droga o ad uno sgarbo fatto ai clan che gestiscono il malaffare nella capitale. Sembra un regolamento di conti in piena regola, nel cuore di Roma, una città che ripiomba nel terrore delle sparatorie in strada.

«L’ennesimo gravissimo fatto di cronaca nera nella capitale come tanti che stanno avvenendo nel Paese - tuona la vicesegretaria del PD, Paola De Micheli -. Salvini non garantisce nessuna sicurezza, per lui è solo un fallimento. Lasci il Viminale». «Siamo tornati a descrivere una capitale da Romanzo Criminale», chiosa il capogruppo di Forza Italia in Campidoglio, Davide Bordoni.

È finita con un colpo in testa, dunque, la più che ventennale carriera criminale di Diabolik, il cui nome è comparso negli scorsi anni anche sulle carte di Mondo di Mezzo. Una carriera fatta di traffico di droga e anche di un avventuroso tentativo di scalata della Lazio. Protagonista anche di feroci contestazioni contro il patron Claudio Lotito e di vergognose iniziative che hanno sporcato la curva laziale di antisemitismo. Ad indagare sull’omicidio la Squadra Mobile e i magistrati della Direzione disrettuale antimafia. In procura, a Roma, è stato aperto un fascicolo di indagine, al momento a carico di ignoti, coordinato dal pm di turno esterno e da quello della DDA.

Il parco degli Acquedotti, lo stesso dove fu fermato ed iniziò il calvario di Stefano Cucchi, benché molto vasto è anche molto frequentato soprattutto da runner e persone in bicicletta. Per questo la polizia sta raccogliendo le testimonianze per cercare di dare un volto a chi ha sparato a Piscitelli. Al momento sono state ascoltate due persone, un uomo e una donna, che si trovavano sul posto quando è scattato l’agguato. Il killer, secondo una prima ricostruzione, era vestito da runner, proprio per confondersi con le decine di persone che frequentano il parco ogni giorno.

Sul posto sono arrivati amici, parenti e tifosi laziali. A terra, sotto una coperta termica, il corpo senza vita di Piscitelli. «È un momento di grande dolore, non mi fate parlare. Ho rispetto del vostro lavoro, ma voi dovete rispettare me», le parole della sorella Angela a stemperare la tensione che si era creata poco prima con i giornalisti.

L’omaggio dei tifosi

Intanto, uno striscione in onore di Fabrizio Piscitelli è stato esposto nella notte su ponte degli Annibaldi, a pochi metri dal Colosseo. Lo striscione con su scritto «Diablo vive», firmato Irr (Irriducibili), è stato srotolato da 5 ragazzi intono alle 4.20. Sul posto la polizia. All’arrivo degli agenti i ragazzi hanno riavvolto e tolto lo striscione. Mentre la panchina nel parco degli Acquedotti a Roma dove è stato ucciso ieri sera Piscitelli è già un piccolo santuario dei tifosi laziali con sciarpe biancocelesti, vessilli e gagliardetti della Lazio, foto, fiori e la scritta Irriducibili. Ieri sera davanti alla sede degli Irriducibili di via Amulio, in zona Tuscolana, a poca distanza da dove si è consumato l’omicidio, tifosi e amici avevano portato fiori e biglietti.