Uffici regionali di collocamento (URC), davvero «qualcosa non funziona»?

«Uffici regionali di collocamento (URC), qualcosa non funziona». Era questa la premessa alla base di un'interrogazione presentata al Consiglio di Stato ticinese lo scorso 15 dicembre. Il deputato UDC Tiziano Galeazzi, primo firmatario, denunciava che persone in difficoltà a causa della perdita del posto di lavoro «confidano nell’aiuto cantonale per uscire da una situazione personale difficile, senza però avere un adeguato trattamento»: «Mi sono limitato a osservare e ad ascoltare. Troppi racconti da svariati luoghi del Ticino confluiscono tutti nella stessa direzione. Non solo la poca “ospitalità” in diversi URC nei confronti di persone in uno stato d’animo fragile, ma anche l’inadeguatezza inerente i programmi occupazionali tanto quanto i corsi di sostegno al collocamento».
Il Governo ticinese ha ora risposto alle 17 domande dell'interrogazione, precisando che «ogni anno gli URC ticinesi gestiscono all’incirca 20.000 persone in totale, cifra che va tenuta in considerazione» rispetto alle citate lamentele» («utenti che vengono trattati in modo poco professionale e alcune volte in modo arrogante»). «La Sezione del lavoro pone sempre la massima attenzione su eventuali lamentele da parte dell’utenza, che vengono trattate e gestite internamente, secondo quanto previsto dal quadro legale».
All’interno degli Uffici regionali di collocamento (URC) ticinesi, l’88% delle collaboratrici e dei collaboratori (dato a fine 2023) ha un passato lavorativo nell’economia privata. Il 31% è alle dipendenze dell’Amministrazione cantonale da 10 anni o meno, il 41% da 11 a 25 anni e il restante 28% da oltre 25 anni. Tutti – precisa il Governo – hanno una formazione pertinente alla rispettiva funzione e per i/le consulenti del personale URC è richiesta la disponibilità a conseguire, entro 5 anni, il titolo di Specialista in risorse umane con attestato professionale federale. E sono incentivate e svolte regolarmente azioni di formazione continua, anche nell’ambito del lavoro a contatto con l’utenza.
«Gli URC non dovrebbero fare i poliziotti, ma aiutare»
Un punto dolente spesso lamentato da chi si trova in disoccupazione sono le sanzioni. In caso di mancato rispetto degli obblighi previsti dalla legge è infatti possibile ricevere giorni di sospensione delle indennità (ad esempio per dimissioni spontanee o licenziamento per motivo grave, assenza a un appuntamento all'URC senza un motivo valido, mancate ricerche di lavoro, rifiuto di un posto di lavoro ragionevolmente accettabile). «Ricordiamo che il quadro legale federale affida agli URC anche un compito di controllo, che non si contrappone e non ha preminenza sulle attività di consulenza e collocamento», precisa a tal proposito il Consiglio di Stato. «La corretta applicazione delle disposizioni della Legge federale sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI) permette di garantire l’equità di trattamento e di prevenire i possibili abusi nell’ambito di un’assicurazione sociale».

Per quanto riguarda il Servizio aziende URC (SAZ), il Consiglio di Stato evidenzia «la proficua collaborazione tra SAZ, aziende e servizi dell’Amministrazione cantonale». Ad esempio, «vi sono gli oltre 170 autisti di autobus assunti tra gli iscritti agli URC su 250 posizioni disponibili nell’ambito del potenziamento del trasporto pubblico nel 2019, oppure gli operatori assunti nell’ambito del “contact tracing” o delle attività dei centri vaccinali per rispondere all’emergenza sanitaria della pandemia di COVID-19, così come le collaborazioni con TILO e SBB Cargo per la formazione e la riqualifica di persone disoccupate come macchinisti. È attualmente in corso un’azione proattiva con i consorzi impegnati nel cantiere per il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo, in stretta collaborazione anche con le associazioni di categoria, per favorire la possibile occupazione di persone iscritte agli URC in questo contesto».
A proposito di POT...
«Riparare giocattoli o biciclette, realmente, a cosa servirebbe?», chiedeva a suo tempo, tra le altre cose, il deputato UDC al Governo. Che dal canto suo ricorda come «le attività proposte nei programmi occupazioni (POT) siano finalizzate alla riattivazione delle persone, prevalentemente iscritte in disoccupazione da più tempo, che necessitano di riacquisire o mantenere i ritmi lavorativi. Offrono la possibilità alle persone segnalate dagli URC di mantenersi attivi in un contesto lavorativo nonché di acquisire, rafforzare o esercitare delle competenze trasversali indispensabili per aumentare le possibilità di collocamento. I POT, per loro natura, non hanno compiti o obiettivi di riqualifica delle persone in cerca d’impiego».