Un altro sabato di passione in Francia
A Parigi, Marisiglia e Lione si sono svolte questo sabato altre manifestazioni contro la riforma delle pensioni. Circa 650 persone hanno marciato lungo le strade di Lione, terza città della Francia per numero di abitanti.
Vietata dalla prefettura per evitare gli incidenti avvenuti durante il corteo del primo maggio che hanno causato ferite a 6 manifestanti e 19 poliziotti, la protesta è stata possibile grazie al ricorso presentato al tribunale amministrativo della città dal Comité de lutte de Lyon. «Siamo molto contenti di aver vinto contro la prefettura che ha provato a vietare la nostra manifestazione. Abbiamo fatto ricorso ieri e l’abbiamo vinto, perché la prefettura ha usato degli argomenti che secondo il giudice non erano validi per impedire una manifestazione» spiega il responsabile del comitato. «Abbiamo organizzato questa manifestazione oggi per dimostrare che non abbandoniamo la protesta contro la riforma delle pensioni, l’inflazione, il carovita e anche contro le violenze della polizia. Perché questa settimana di azioni è stata voluta dagli amici di Serge, che è stato ferito gravemente a Sainte-Soline» conclude.
«La pensione a 60 anni, ci siamo battuti per ottenerla e lotteremo per difenderla» è uno degli slogan del corteo. Dopo l’adozione della legge attraverso l’articolo 49.3 che ha permesso al governo di approvare la riforma senza il voto dell’Assemblea nazionale, le manifestazioni sono diventate sempre più violente. Vetrine distrutte, lanci di oggetti da parte di alcuni manifestanti, cassonetti della spazzatura incendiati e lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine: l’agitazione ha marcato anche questa manifestazione. Ma il bilancio, quattro arresti e nessun ferito, rimane molto più basso rispetto a quello di lunedì primo maggio.
Nonostante la legge sia stata adottata, i francesi continuano ad esprimere il loro dissenso, con la speranza che il governo ritiri la riforma. «Non possiamo più sopportare questa oppressione e questo sistema che vuole prendere i soldi soltanto ai più poveri. Non sono in pensione, dovrei andarci tra sei anni, con la riforma tra otto. Ma non penso che accadrà, perché secondo me questa legge sarà ritirata» spiega Marie Prevost, un’insegnante che ha percorso un centinaio di chilometri da Valence per partecipare alla manifestazione.
Anche Rachelle, 20 anni, membro del movimento Giovani comunisti di Francia, si dice fiduciosa che la riforma venga annullata. «È già avvenuto con altre leggi come il CPE (Contrat premier embauche)» spiega la ragazza. Sono soprattutto i giovani che sono presenti oggi. «Siamo in profondo disaccordo con il sistema politico attuale e questo governo così autoritario» continua Rachelle. «Noi giovani non siamo direttamente interessati dalla riforma. Ma pensiamo al nostro futuro. E tutti noi abbiamo un membro della famiglia vicino alla pensione e con un lavoro difficile che fa fatica ad arrivare ai 60 anni, figuriamoci ai 64».