Cantone

Un corso per chi vuole acquistare un cane

Per rispondere alle crescenti sfide, il Governo ha deciso di porre in consultazione un progetto di riorganizzazione del soccorso degli animali – Prevista l’istituzione di un ente unico
© Keystone/Georgios Kefalas
Paolo Galli
28.08.2024 06:00

Più animali domestici, più oneri per le istituzioni chiamate a occuparsene. È da qui che nasce l’esigenza di ripensare la riorganizzazione del soccorso agli animali. Il Consiglio di Stato ha deciso di porre in consultazione un progetto che prevede l’istituzione di un ente unico che possa rispondere alle esigenze di questo settore - in particolare attraverso un nuovo servizio di picchetto cantonale -, oltre che la costituzione di un fondo dedicato e l’introduzione di un corso formativo di base per i detentori di cani. Nel comunicato dell’Esecutivo cantonale e nel relativo progetto di Messaggio, una delle parole più utilizzate è proprio «esigenze».

Ogni SPA è una realtà a parte

Monica Rivola, aggiunta al direttore della Divisione della salute pubblica, riassume così il senso di questa riorganizzazione: «È vero, aumentando gli animali domestici, aumentano le esigenze. Ma è altrettanto vero che le basi legali a livello federale richiedono sempre più specializzazioni. Anche in questo caso è proprio una questione di esigenze, che si trasformano in difficoltà, per le Società di protezione degli animali (le SPA, ndr), nel reperire persone disponibili e formate per dare una mano. Questa situazione ha quindi indotto le SPA a segnalare il tema, che ha poi visto il Governo avviare un gruppo di lavoro ad hoc». Le stesse SPA hanno partecipato allo studio del dossier. Si è arrivati, infine, a sottolineare i possibili miglioramenti delle procedure, a chiarire - per dirla ancora con Rivola - le responsabilità dei singoli attori, compresi il Cantone e i Comuni, le SPA e gli enti. «Va sottolineato che questo lavoro è indirizzato anche a garantire complementarietà rispetto alle SPA, il cui ruolo rimane importantissimo su tutto il territorio», prosegue Rivola. «È così. Sono le stesse SPA ad aver chiesto aiuto per far fronte alle esigenze crescenti. Anche perché ognuna tra esse è una realtà a parte, con mezzi e possibilità anche molto diversi le une rispetto alle altre».

Due varianti per il nuovo fondo

La riflessione nasce da lontano, dal 2011, quando la SPA di Bellinzona (SPAB) ha chiesto un intervento al Consiglio di Stato. Il gruppo, costituito nel 2022, come sottolineato nel comunicato, «ha analizzato le attività delle SPA negli ultimi 10 anni, individuando le azioni necessarie a migliorare la collaborazione fra i vari enti nella gestione degli animali e chiarendo le responsabilità dei vari attori». Nel progetto viene sottolineato come le stesse SPA siano sempre più sollecitate, oltre che chiamate a offrire un supporto logistico conforme alle normative «sempre più stringenti», si legge nel testo. Ma perché le SPA sono più sollecitate? Uno dei motivi è l’aumento del numero di animali domestici, come si diceva, in particolare di cani. A questa crescita si aggiunge l’aumento del rischio sanitario correlato alle crescenti importazioni di cani e gatti da Paesi a rischio e attraverso il mercato illegale. Insomma, una situazione che pare, ormai, di difficile gestione, specie considerando il fatto che il sistema si basa quasi totalmente su personale volontario - sono solo 15 i dipendenti per le 6 SPA, con gradi di occupazione variabili - e su un flusso di cassa irregolare. A proposito, si parlava di fondi. Al fine di assicurare il finanziamento della presa a carico degli animali in generale e dei cani in particolare, si rende necessaria la costituzione di un fondo di intervento “Soccorso Animali”. Va da sé che - come si legge nel progetto di Messaggio - bisognerà però «modificare il possibile importo della tassa sui cani nonché la relativa ripartizione tra il Cantone e i Comuni», tenuto conto che già oggi ciascun Comune è chiamato a fissare l’importo all’interno di una forchetta. La modifica pensata dal gruppo di lavoro «prevede di aumentare la soglia minima a 75 franchi, lasciando il massimo a 100 franchi, con un riversamento di 40 franchi al Cantone e di 35 franchi a favore del fondo “Soccorso Animali”». In consultazione c’è anche una variante, secondo la quale si aumenterebbe «il minimo a 100 e il massimo a 150 franchi, con un riversamento di 40 franchi al Cantone e di 35 franchi a favore del fondo “Soccorso Animali”». Emanuele Besomi, presidente della stessa SPAB e motore dell’iniziativa, si dice soddisfatto del risultato raggiunto dal gruppo di lavoro, anche se ammette che resta qualche punto di domanda. «Ora bisogna capire che cosa vorrà il Cantone da questo ente unico, se verrà composto da un’entità nuova, da un pool di società. Insomma, il tutto è in divenire, ma è chiaro che la creazione di un ente unico cambia - e in meglio - il “panorama degli animali” in Ticino».

Le responsabilità individuali

La riorganizzazione del settore chiama in causa anche gli stessi padroni di cani. Tra le misure proposte dal Governo figura l’obbligatorietà di un corso formativo di base gratuito al momento della prima detenzione di un cane. Tale corso - leggiamo - sarà «obbligatorio per i futuri detentori di cani o persone che non detengono cani da più di 10 anni e dovrà essere concluso, nella prima fattispecie, prima dell’entrata in possesso del cane». Lo scopo del corso, che si prevede di una durata complessiva di sei ore, è la sensibilizzazione delle persone che intendono detenere un cane in merito alle norme sulla protezione degli animali, la salute e la sicurezza pubblica. Insomma, una chiamata alla responsabilità individuale e collettiva. Emanuele Besomi ricorda: «Un corso esisteva già ed era obbligatorio. Poi l’obbligo è stato tolto dal Parlamento federale qualche anno fa». Nonostante il parere di tutte le SPA. «Troppe volte l’animale viene acquistato con superficialità, e a farne le spese è l’animale stesso. Anche se poi la cosa ricade sulle SPA stesse. Ecco, si spera che un corso simile possa rendere attenti e coscienziosi i futuri proprietari. Alcuni, per dirla tutta, non saranno riconoscere il capo del cane dalla coda». Cani che spesso vengono acquistati all’estero, «con due clic», e che quindi non vengono registrati. «Parliamo di oltre 35mila cani registrati, ma secondo le mie stime c’è un ulteriore 5% di cani non registrati».

I compiti dell’UVC

Chiara Menegatti, veterinaria cantonale aggiunta, ricorda come, dal momento dell’abrogazione dell’articolo 68 OPAn che disciplinava i corsi obbligatori per tutti i detentori di cani, con effetto al primo gennaio 2017, sono state presentate una mozione (Nicola Pini, Giovanna Viscardi e cofirmatari) e un’iniziativa parlamentare (Fabio Badasci e cofirmatari) che riproponevano l’introduzione di un corso obbligatorio. Nella seduta del 15 marzo 2021 il Gran Consiglio ha accolto il rapporto della Commissione Costituzione e leggi a riguardo. «Si tratta quindi di una volontà già espressa anni or sono, e accolta ora nell’ottica di migliorare il rapporto cane-detentore, prevenire l’insorgenza di problematiche legate alla scarsa competenza in merito alla gestione dei cani, tra cui ricordiamo anche prevenire importazioni illegali o la detenzione di cani di razza non adeguata allo stile di vita del detentore, che vanno poi a discapito non solo del detentore, ma dell’animale e, nei casi più gravi, della pubblica salute e sicurezza». I compiti per l’Ufficio del veterinario cantonale aumenteranno. Chiara Menegatti spiega: «L’ente unico si occuperà di offrire un supporto logistico competente agli enti che attuano la normativa veterinaria e, in generale, che coinvolgono animali. È previsto un aumento degli interventi di competenza anche dell’UVC, che si occuperà pure di un ruolo di coordinamento». Riprendendo dal testo del messaggio: «Il sostegno offerto dall’ente unico agli enti locali costituirà un aumento degli interventi con una necessità di maggiore coordinamento e di controllo a carico dell’UVC quale primo responsabile della gestione di casi di non conformità in ambito di protezione degli animali, sanità animale e legge sui cani».

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