Editoriale

Un mese dopo il disastro c’è una valle da rilanciare

La Vallemaggia ha sì incassato tanta solidarietà dopo la tragedia, ma la sensazione è che il disastro abbia lasciato detriti anche a livello di immagine
Paride Pelli
30.07.2024 06:00

Esattamente un mese fa, l’Alta Vallemaggia veniva colpita da violenti temporali e da una alluvione che ha segnato per sempre la regione, con un bilancio drammatico: sette morti accertati e ancora una persona dispersa, oltre a danni materiali tali da mettere in ginocchio l’economia delle aree colpite, soprattutto quella del settore turistico. Nonostante i rapidissimi interventi della Protezione civile e dell’Esercito svizzero, e malgrado gli aiuti e i sostegni organizzati a livello cantonale e privato, la flessione del numero di visitatori e di turisti si è subito fatta sentire. Era inevitabile? Probabilmente sì. Basta osservare, di nuovo con un’angoscia che sembra non voler mai diminuire, le immagini delle zone colpite dalle frane e dalle alluvioni: gli effetti sono simili a quelli di un terremoto, sebbene la viabilità sia tornata quasi alla normalità grazie alla posa del ponte militare di Visletto, un prezioso e imprescindibile collegamento provvisorio per superare il fiume all’altezza di Cevio, nel punto in cui il precedente manufatto è andato distrutto.

La Vallemaggia ha sì incassato tanta solidarietà dopo la tragedia, ma la sensazione è che il disastro abbia lasciato detriti anche a livello di immagine: serviranno anni per tornare all’attrattività guadagnata nel tempo, per infondere una rinnovata e completa sicurezza ai turisti e per riproporre con efficacia quegli scenari meravigliosi e bucolici, dai fitti boschi ai prati colmi di fiori, dai cristallini laghi di montagna alle spiagge naturali lungo il fiume. Luoghi che ancora oggi vengono offerti al turista, ma che pochi osano cogliere. GastroTicino ha segnalato un calo dell’afflusso dei clienti con punte dell’80% in Alta Valle, tale da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della ristorazione locale, e si è rivolta al Consiglio di Stato chiedendo di velocizzare la concessione delle indennità di lavoro ridotto. Non bastasse, il calo è generalizzato, sebbene con cifre di gran lunga più lievi, anche nel resto del Ticino, causa le avverse condizioni meteo che hanno reso a dir poco problematico l’inizio dell’estate. Le proposte della Federazione degli esercenti e degli albergatori sono varie e vanno da un tavolo anticrisi alla destagionalizzazione.

Ieri è inoltre stata lanciata la campagna dell’Organizzazione Turistica Lago Maggiore e Valli, con promozioni mirate a livello nazionale e nel sud della Germania, per rilanciare la Vallemaggia. «Rivivi la magia!» è lo slogan adottato. L’idea è quella di approfittare dei mesi di settembre e ottobre per portare nuova linfa sui luoghi del disastro. Certamente, per la Vallemaggia, bisognerà passare attraverso una ricostruzione – non solo a livello di comunicazione e promozione – che sia anche un inedito quanto obbligatorio trampolino di lancio per l’economia locale. Se quest’anno un recupero della situazione appare oggettivamente difficile – perché la ferita è troppo recente e ancora aperta – non bisognerà mancare la stagione del 2025 e questo vale per tutto il territorio ticinese: dopo la pandemia, dopo i rincari che hanno colpito le famiglie, dopo il maltempo di giugno scorso e, ci sia concesso, una immeritata campagna disinformativa di alcuni media di oltre Gottardo, il rischio è che la flessione diventi strutturale. Il nostro Cantone, e tantomeno la Vallemaggia, ça va sans dire, non può permetterselo. Ben venga dunque un tavolo anticrisi che non solo faccia il punto della situazione (l’abbiamo già sotto i nostri occhi) ma che elabori una strategia di rilancio che porti a passo fermo ristorazione e turismo ticinese stabilmente nel futuro. Non saranno anni facili, i prossimi, e la competizione globale si farà sentire. Ma la sfida va assolutamente raccolta.

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