La Domenica del Corriere

Un regalo alle casse malati o un primo passo necessario?

Il 24 novembre si andrà al voto sul progetto di finanziamento uniforme delle prestazioni (EFAS) - Dibattito su Teleticino con Alex Farinelli, Giorgio Fonio, Josef Savary e Franco Cavalli per capire i pro e i contro della riforma
© CdT / Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
10.11.2024 20:00

EFAS, la proposta di finanziamento uniforme delle prestazioni in votazione il 24 novembre, è davvero cosa buona e giusta? È la domanda che ha fatto da sfondo alla Domenica del Corriere, in onda su Teleticino. Gianni Righinetti, vice-direttore del CdT, ne ha parlato in studio con Alex Farinelli (consigliere nazionale PLR), Franco Cavalli (oncologo), Giorgio Fonio (consigliere nazionale del Centro) e Josef «Beppe» Savary (deputato Forum Alternativo). La riforma, secondo i fautori, ha quale scopo quello di rendere il sistema sanitario svizzero più efficiente. Resta, però, la difficoltà della materia oggetto del voto. «Già oggi lo Stato paga una parte delle prestazioni sanitarie, per esempio nelle cure di lunga durata», spiega Farinelli. «La domanda da porsi come società è la seguente: è giusto che una parte di cure venga pagata con la fiscalità? La riforma mette ordine, dicendo che lo Stato contribuisce ai costi sanitari e lo fa in tutti i tipi di cura allo stesso modo». Si va dunque nella direzione di pagare i premi tramite la leva fiscale. «Sono stato uno dei primi a dire che non è normale avere due tipi di finanziamento separati, e cioè quello ospedaliero e quello ambulatoriale», sottolinea da parte sua Cavalli. «È una delle cause che fa aumentare i premi di cassa malati. Il problema dunque esiste, ma con questa riforma si passa dalla padella alla brace. Diamo in mano tutto il potere alle casse malati, che sono parte del problema». «EFAS non risolverà tutti i problemi del sistema sanitario, ma rientra in una prima riforma necessaria», ribatte Fonio. «È un passo nella direzione di intervenire sul freno all’aumento del premio di cassa malati».

Due visioni contrapposte

Il progetto EFAS ha avuto una gestione lunghissima, di quasi 15 anni. Possibile, chiede Righinetti a Savary, che sia tutto da buttare? «Il sistema unitario di pagamento lo accettiamo», risponde. «Ma solo se andasse sotto il controllo di un’unica cassa malati pubblica». Per i contrari, la riforma EFAS sarebbe quindi una manna per le casse malati. «Se così fosse, nell’ambulatoriale le decisioni sarebbero oggi in capo alle casse malati», replica Farinelli. «Non è così. La realtà è che lo Stato gioca la sua parte, e lo giocherà ancora di più in futuro. Con il progetto, avremo attori che non avranno più conflitti di interesse dati dal sistema di finanziamento». Farinelli ricorda inoltre che buona parte del mondo sanitario ritiene che EFAS vada nella giusta direzione. «Proprio per questo motivo è sospetto», sottolinea Cavalli. «Chi sostiene questa riforma non capisce alcuni punti fondamentali del sistema sanitario. Le casse malati fanno esclusivamente il loro interesse e hanno creato solo problemi». Fonio, al contrario, sottolinea i pregi di EFAS, che potrebbe correggere le distorsioni del sistema e quindi il continuo aumento dei costi. «Faccio fatica a vedere tutto questo potere delle casse malati», aggiunge Farinelli. «Il catalogo delle prestazioni è stabilito a livello federale, la pianificazione ospedaliera spetta ai cantoni, la pianificazione ambulatoriale potrà essere fatta ancora dai Cantoni. Non vedo una concentrazione di potere». Il settore pubblico, come spiegato da Farinelli, rimane un attore centrale del sistema sanitario. «Non è così», sostiene Cavalli. «EFAS dice che il Cantone non avrà più nulla da dire. Lo stesso vale per la pianificazione ambulatoriale. E i soldi andranno alle casse malati». La replica tocca ancora a Fonio: «I tre attori - casse malati, Cantoni e Confederazioni - avranno un coinvolgimento molto più importante. E non è vero che i Cantoni non potranno fare una pianificazione ambulatoriale: anzi, dovranno farla».

La posizione del Cantone

La posizione del Governo ticinese - così come quella del direttore del DSS Raffaele De Rosa - è contraria a EFAS, perché aggraverebbe i costi del cantone di decine di milioni l’anno. Il Comitato del Centro, martedì, ha invece lasciato libertà di voto alla base del partito. «Non devo convincere né De Rosa né il Governo», spiega Fonio. «Capisco le preoccupazioni, ma oggi sul tavolo non ci sono altre soluzioni. L’alternativa a EFAS è rimanere dove siamo».