“Una calunnia che mio padre fosse fascista”

ROMA - "Mio padre fascista convinto? Tutte calunnie". Lo dice Jacopo Fo, in esclusiva al settimanale 'Oggi', in edicola da domani, rispondendo per la prima volta a tutti quelli che hanno attaccato la memoria di suo padre Dario Fo, morto il 13 ottobre 2016, a cominciare dal passato nella Repubblica di Salò.
"Mio padre all'inizio ci provò a ribellarsi a queste accuse..." sottolinea Jacopo Fo e aggiunge: "I suoi erano tutti partigiani, se avesse fatto il rastrellatore lo avrebbero ammazzato. Fu costretto ad arruolarsi come repubblichino. Se avesse disertato avrebbe attratto l'attenzione sull'attività sovversiva della famiglia.
Mia nonna gli disse: 'Te, Dario, sei bravo a dipingere, usa questo per tirarti fuori'. Lui iniziò a fare ritratti ai compagni di camerata, arrivò a farne uno al colonnello, che lo prese in simpatia e lo mise a dipingere chiese... Poi la situazione precipitò, doveva andare in Germania, era sull'ultimo camion della colonna, ma si spaccò il semiasse. Si procurò dei documenti falsi e si diede alla macchia. Potete dirmi che sparava delle balle, ma io ricordo le testimonianze dei miei parenti"..
Jacopo, che sta lavorando al progetto di una Città Verde nel suo centro culturale Alcatraz, risponde anche a quanti hanno detto che Dario Fo ha sempre fatto il "ribelle" solo come scelta di comodo: "E quale sarebbe il vantaggio che ha avuto? L'edizione di mio padre e mia madre fu la più seguita della storia di 'Canzonissima', stavano guadagnando una valanga di soldi con i Caroselli, e ne avrebbero presi solo di più se si fossero adattati alla censura". Ancora: "Tutti dimenticano che nei loro sketch attaccarono la mafia, e quella minacciò di sgozzarmi in una lettera scritta con sangue umano, ricevemmo pure una piccola bara bianca. Avevo 7 anni, andai a scuola scortato da due poliziotti per mesi". Il figlio di Dario Fo e Franca Rame ricorda anche la terribile violenza subita da sua mamma da parte di un gruppo di fascisti: "Credo sia difficile capire cosa significhi accudire una persona che poi la notte urla dal terrore... ".