L'intervista

Una kermesse più sostenibile: «Ma bisogna anticipare la data»

Il CEO della kermesse locarnese Raphaël Brunschwig: «Se vogliamo crescere, dovremo agire sugli investitori internazionali privati» - In piazza Grande «Più film sottotitolati in italiano»
Il CEO del Film Festival di Locarno, Raphaël Brunschwig con la presidente Maja Hoffmann © CdT/Chiara Zocchetti
Dario Campione
15.04.2025 23:00

«Un anno fa avevamo previsto di perdere quasi 700 mila franchi. Credo che tutta la squadra abbia fatto il proprio lavoro nel modo migliore. Abbiamo risparmiato dove possibile e siamo stati bravi a convincere nuovi partner privati a investire nel nostro progetto. Alla fine, abbiamo ridotto il deficit a poco più di 93 mila franchi».

Il CEO del Festival di Locarno, Raphaël Brunschwig, commenta con il Corriere del Ticino le cifre del bilancio 2024 con inevitabile soddisfazione. E insiste sull’effetto positivo della «nuova governance e della riorganizzazione interna, annunciata soltanto in autunno ma, di fatto, al lavoro sin dalla scorsa edizione. Ha funzionato bene», dice. Si respira, quindi, un’aria diversa, nella città del cinema. Anche se, molto prudentemente, il preventivo 2025 è stato fissato a meno 350 mila franchi. «Siamo realisti. Ma pure convinti di poter migliorare questo obiettivo - dice ancora Brunschwig - Le variabili su cui non sempre possiamo fare qualcosa sono molte, ma idealmente vorremmo arrivare, entro la fine di quest’anno, a non dover più parlare di deficit strutturale. Vorremmo, cioè, ritrovarci nella situazione in cui speravamo di essere già nel 2021, quando il Cantone aveva deciso di accrescere il suo contributo. Allora avevamo soldi in più che sarebbero dovuti servire per finanziare interventi finalizzati a rafforzare il Festival. Interventi che in parte siamo comunque riusciti a fare, anche se la pandemia di COVID ha radicalmente cambiato le carte in tavola». Più risorse, allora, per compiere un ulteriore «salto di qualità». Più risorse che, inevitabilmente, passano dalla «questione delle date».

In vista dell’80. edizione, sottolinea il CEO di Locarno, «anticipare di una settimana la manifestazione è un fattore potenzialmente molto importante, qualcosa che potrebbe farci avere nuovi finanziamenti e sbloccare situazioni che, al momento, sono ferme. Come ha detto la presidente Maja Hoffmann, si lavora insieme. Tutti quanti: dal turismo agli altri eventi cittadini. Spero che si vada in questa direzione. È presto, e molto dipende dal bando di Moon & Stars. Ma siamo fiduciosi».

In ogni caso, i numeri del 2024 sembrano dire che una sostenibilità economico-finanziaria del Festival è possibile. «È vero, ma siamo in un mondo complicato - spiega Brunschwig - un mondo nel quale le cose cambiano repentinamente. Dipendiamo da chi crede in noi. Dalle istituzioni e dai partner privati. La quota dell’investimento pubblico, negli ultimi 4 anni, è diminuita dal 44% al 40% e la tendenza è verso un ulteriore calo perché aumenta la percentuale del supporto privato. Per quanto riguarda il pubblico, dobbiamo puntare a mantenere la posizione ed essere contenti se, in futuro, i contributi pubblici rimarranno costanti. Insomma, se vogliamo crescere, dovremo agire sul privato, probabilmente anche a livello internazionale».

Per convincere chi crede nel Festival a continuare a farlo, «bisognerà essere sempre più bravi a dimostrare il valore del Festival - insiste -. E non soltanto in termini di impatto economico e sociale. Locarno è una realtà articolata, vitale per la nostra società, per la coesione nazionale, per la crescita personale, per meglio definire le nostre identità. Un progetto che, anno dopo anno, riesce a dimostrare di essere necessario». L’ultima notazione, Raphaël Brunschwig la dedica alla questione della lingua del Festival, che tanto ha fatto discutere nei mesi scorsi, soprattutto tra chi si è posto in difesa dell’uso dell’italiano.

«La situazione è articolata, abbiamo tanti pubblici e ogni pubblico ha le sue logiche. Ma abbiamo investito più soldi per sottotitolare i film della retrospettiva e faremo uno sforzo, che non dipende solo da noi, per piazza Grande, dove vogliamo avere più film sottotitolati in italiano».