Undici miliardi per la cooperazione internazionale
La Svizzera deve dotarsi di una strategia di cooperazione internazionale per il periodo 2025-28, da finanziare con circa 11 miliardi di franchi. Oggi il Consiglio nazionale ha deciso di togliere il freno alle spese per gran parte di questo budget, che aveva invece bloccato durante la prima lettura.
Gli obiettivi della strategia sono molteplici, come ridurre la povertà, promuovere la democrazia e i diritti umani nonché gestire le crisi umanitarie. I fondi saranno usati principalmente in quattro aree geografiche: Africa subsahariana, Medio Oriente e Nordafrica, Asia e Pacifico, nonché Europa dell'Est.
Lunedì, durante il primo passaggio dell'oggetto alla Camera del popolo, erano già stati approvati un credito di circa 1,4 miliardi per assicurare la continuazione del finanziamento della cooperazione economica allo sviluppo e uno di 232 milioni per misure di promozione della pace e di rafforzamento dei diritti umani.
Il Nazionale si era tuttavia rifiutato di togliere il freno alle spese per i quasi 9,7 miliardi previsti dal Consiglio federale (e approvati dal Consiglio degli Stati) per progetti in ambito di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario. I deputati hanno cambiato rotta oggi, sbloccando i soldi pur dopo aver operato una sforbiciata a poco più di 9,3 miliardi. Il tesoretto totale scende quindi dagli 11,3 miliardi chiesti dal governo a circa 11 miliardi.
È stata la destra a spingere per una decurtazione, avanzando diverse proposte al ribasso, anche più consistenti di quella poi accettata. «Come spieghiamo che preferiamo spedire il denaro all'estero e non usarlo in Svizzera?», si è polemicamente chiesta Monika Rüegger (UDC/OW).
Facendo riferimento alla decisione di ieri della stessa Camera di tagliare 170 milioni per la cooperazione internazionale nel preventivo 2025, Hans-Peter Portmann (PLR/ZH) ha affermato che «non sarebbe serio» promettere fondi su cui in ogni caso bisognerà risparmiare. Lo zurighese ha infine convinto al fotofinish - decisivo il voto della presidente del Nazionale Maja Riniker (PLR/AG) - i colleghi, che hanno optato per tagliare 351 milioni dalla somma iniziale.
La riduzione riguarda soprattutto l'Ucraina, come ha fatto notare il consigliere federale Ignazio Cassis. Concretamente, il disegno governativo prevedeva 1,5 miliardi per Kiev, che ora sono scesi a 1,3 miliardi. L'impegno finanziario sarà utilizzato nell'aiuto umanitario e nella cooperazione allo sviluppo. La Svizzera si adopererà nella ricostruzione a lungo termine delle infrastrutture gravemente danneggiate dalla guerra, come scuole, ospedali, infrastrutture idriche ed energetiche.
I deputati si sono inoltre tacitamente allineati ai «senatori» sull'assegnazione degli appalti per la ricostruzione dell'Ucraina. Contrariamente a quanto voleva originariamente la Camera del popolo, questi non saranno assegnati preferenzialmente a imprese svizzere.
L'oggetto torna agli Stati per le divergenze rimanenti.